Scuola

Roma, solo otto iscritti alla scuola che confina con il centro di accoglienza: niente prima elementare

Alla Fabio Filzi di via Santi i genitori hanno preferito altre scuole, in polemica con la presenza del centro Salem, che dall'istituto è diviso solo da una recinzione oscurata. Per la preside pesano le strumentalizzazioni politiche: "Non abbiamo mai avuto problemi con gli immigrati ospitati"

“Se ci sono gli immigrati vicini non iscriviamo i bambini”. A settembre, alla scuola “Fabio Filzi” dell’istituto comprensivo di via Santi a Roma, in prima elementare non ci sarà nessuno. A causare la fuga degli alunni è la vicinanza al centro di pronta accoglienza per profughi, “Salem”, gestito dalla cooperativa “Eriches 29” consorziata con la cooperativa “29 giugno Onlus” di Salvatore Buzzi.

Mamme e papà hanno scelto di non mandare più i figli nel plesso di via del Frantoio per paura: non ne vogliono sapere di avere come “vicini” uomini, donne e bambini arrivati dall’Eritrea, dall’Egitto, dalla Siria o da altri Paesi.

Solo otto hanno iscritto i loro figli alla prima classe: un numero non sufficiente a formare la sezione. Gli altri, dopo aver sollevato il problema e essersi confrontati con la dirigente Anna Fiorani, hanno preferito mandarli da un’altra parte. E così per la prima volta alla “Fabio Filzi” non si formerà nemmeno una classe di bimbi di sei anni.

La preside non ha parole. Ha provato in tutti i modi a convincere i genitori che non vi sarebbe stato alcun pericolo ma la complicità della intrusione politica di Casapound, presente nel quartiere, ha complicato la partita.

“Le iscrizioni in quel plesso – spiega la dirigente – sono sempre un po’ in sofferenza, ma se fino allo scorso anno eravamo riusciti ad avere i numeri per costituire una sezione quest’anno abbiamo avuto solo otto iscrizioni. Ci sono un po’ di pregiudizi rispetto al quartiere, aggravati ora dalla presenza del centro d’accoglienza, ma queste persone non danno noia. Non abbiamo mai avuto problemi con gli immigrati ospitati. Non esiste promiscuità. C’è una recinzione oscurata così da non permettere la visuale: dal piano superiore vediamo il centro ma non credo che questo possa costituire una difficoltà. Tra l’altro non abbiamo una sola iscrizione di bambini che sono in quella struttura”.

L’edificio ha una lunga storia: durante il fascismo venne usato per l’educazione della Gioventù italiana del littorio ed aveva tanto di palestra e piscina. Per parecchio tempo è rimasto vuoto fin quando è stato assegnato ai vigili urbani. Abbandonato nuovamente dalla polizia municipale, avrebbe dovuto diventare un polo educativo, ma per rispondere all’emergenza profughi è stato usato per dare ospitalità. Una struttura finita al centro della cronaca anche nel 2015 quando l’Unione dei Sindacati di Base con il presidente del Comitato per la tutela dei diritti umani, Luigi Manconi, visitarono l’edificio denunciandone l’inadeguatezza.

Tuttavia la questione che non ha mai creato problemi al plesso scolastico secondo la preside che non chiede il trasferimento del centro: “Ho incontrato più volte i genitori che hanno manifestato il loro disagio e raccontato di un clima non positivo in quartiere a causa della vicinanza con quella struttura. Va detto, tuttavia, che quelle persone non infastidiscono nessuno. Se l’edificio venisse effettivamente adibito a polo educativo avrebbe senso chiedere un trasferimento del centro ma finché non serve a questo non si può pretendere nulla”.