Prendi in mano un libro, leggi con lo smartphone il codice a barre e con un ultimo tap paghi senza nemmeno passare dalla cassa. Dal gelataio, invece, un segnale sul tablet avvisa chi è al di là del bancone che tra cono e coppetta hai già scelto e pagato il cono. Poi esci, gelato in mano, e passi di fianco a un artista di strada che ti colpisce. Nel cappello per terra c’è qualche moneta, ma tu non hai spiccioli. E’ ancora il momento di tirare fuori lo smartphone e la donazione gliela fai così, di tre euro. Se fra qualche anno non ci sarà più bisogno di contanti, dipenderà dal successo dalle applicazioni che si inseriscono nel settore del fintech, ovvero dell’innovazione nella finanza. Tra queste c’è Tinaba, lanciata martedì a Milano dal finanziere Matteo Arpe, presidente del gruppo Sator, dopo due anni e mezzo di lavoro e 30 milioni di investimenti. In attesa che la scomparsa del contante diventi realtà, i giornalisti presenti hanno potuto fare una prova dal vivo del futuribile.
Non solo l’acquisto di libro e gelato, o i tre euro nel cappello virtuale del suonatore. Tinaba consente anche di trasferire denaro agli amici, nella modalità peer to peer. O di creare, per esempio con quattro di loro, una cassa comune: 10 euro a testa, poi uno fa l’acquisto sempre attraverso l’app e quello che avanza viene ridistribuito tra i cinque. “Sono in tutto 11 operazioni – fa notare Arpe – Tutte gratuite”. E la gratuità delle transazioni, valida anche per i negozianti che ricevono i pagamenti, è proprio la novità che gli ideatori dell’app puntano a introdurre nel mercato, in cui si stanno già sfidando anche altre applicazioni, come Apple Pay o le italiane Satispay, Jiffy, 2pay e Hype. Quello che succede è che il denaro non si muove per davvero. “A muoversi sono solo delle etichette”, spiega Arpe. E così le transazioni possono essere eseguite senza costi.
E allora da dove arriverà il ritorno economico? Tinaba sarà associato in ogni Paese a una banca (per l’Italia il partner è Banca Profilo, sempre del gruppo Sator) e il denaro, che c’è ma non si muove, andrà ad aumentare la raccolta della banca, che lo farà rendere. A questi guadagni si aggiungeranno quelli ottenuti grazie allo sviluppo dei servizi aggiuntivi da offrire agli esercenti, come servizi di customer relationship management (crm) o offerte di prodotti e sconti personalizzati.
Si può usare Tinaba, il cui acronimo non a caso è “this is not a bank”, senza avere una carta di credito o aprire un conto in Banca Profilo e in questo caso l’utilizzo del portafoglio digitale è analogo a quello di una carta ricaricabile, con determinati limiti di spesa. Per aggirarli l’utente può salire di livello, aprendo un conto corrente, “ma con una semplice procedura fatta direttamente con il cellulare, simile a quella per registrarsi all’applicazione”, spiega Arpe. Potranno così essere offerti via smartphone prodotti di finanziamento e di investimento, altra possibile fonte di guadagno per l’accoppiata applicazione-banca. L’obiettivo è quello di riportare agli istituti di credito i ricavi legati ai sistemi di pagamento, tanto più che, come fa notare Arpe, l’Ise mobile payments index (benchmark del settore dei pagamenti elettronici e via mobile) negli ultimi sei anni è aumentato del 181%.
Ma torniamo agli utilizzi più semplici di Tinaba. La cassa comune può essere utilizzata in modo asimmetrico: i soldi li mette tutti un’unica persona, mentre gli altri li spendono. Ecco allora il papà che dà la paghetta ai figli e finanzia così le loro piccole spese. Ed è anche ai giovani, maggiori di 12 anni, che Tinaba si rivolge cercando di conquistarli con un’applicazione che nelle intenzioni dei creatori ha caratteristiche social.
E poi ci sono i servizi di crowdfunding e charity. Qualcuno vuole recuperare soldi per i senzatetto del quartiere? Lancia la raccolta su Tinaba, magari rendendola visibile grazie alla geolocalizzazione a tutti coloro che passeranno per quella zona. A quel punto sarà sufficiente un tap per chi vorrà fare una donazione, ancora una volta senza le commissioni di solito trattenute dagli intermediari. Ora l’app è ancora in fase di sperimentazione con un nucleo ristretto di utenti. In autunno verrà aperta a tutti, ma solo in Italia. Se tutto andrà bene, con l’anno prossimo partirà la conquista del mercato estero.
Twitter: @gigi_gno