“Tumori, nasce H-Maps: l’infografica digitale progettata da una paziente”. Renato La Cara ieri pubblica questo articolo e io penso subito che non sarei mai stata in grado di sintetizzare meglio, e spiegare nel dettaglio che cosa si presuppone di essere H-Maps; ci spiega perché nasce, qual è il suo obbiettivo, e come sia possibile rendere attuabile quella che di fatto è la prima applicazione rivolta ai malati oncologici, ideata da una paziente oncologica, che si propone di sostenerli nel complesso iter di cure e di passaggi che la malattia stessa impone. Quindi è assurdo che io mi metta qui a rispiegare tutto. Leggetevi l’articolo di La Cara che è un giornalista serio, guardatevi il bellissimo video qui sotto, e ci ritroviamo qui, perché posso raccontarvi qualcos’altro.

Laura è sempre uguale, sempre stata esile come me, fin da bambina. La trovo bene, è sorridente, ironica. Laura ha quell’ironia e auto-ironia che mi appartiene e che è capace di salvarti la quotidianità. È incredula, e mi dice continuamente che è tutto assurdo. Assurda la malattia, assurdo il fatto che sia ricomparsa dopo solo un mese dal primo ciclo di chemio, assurdo come tutti siano contagiati da questo suo progetto; assurdo che tutto nasca da un suo schizzo e si materializzi con l’aiuto di tante persone.

Sono quindici anni che non ci ritroviamo a parlare per ore, da sole, sedute a un tavolo, una di fronte all’altra. Negli occhi abbiamo tanti ricordi adolescenziali che non abbiamo bisogno di doverli esplicitare tutti. Ridiamo molto, ridiamo continuamente, e questa cosa all’inizio quasi mi imbarazza, ma poi mi lascio andare, perché vederla ridere a bocca aperta mi sembra la cosa più naturale potesse accadere. In camera sua ha un foglio attaccato all’armadio su cui ha scritto tre frasi:

Impara da quello che ti succede.
Trova l’opportunità anche nelle difficoltà.
Trasforma il veleno in medicina

Subito ci troviamo d’accordo su un concetto: la rivoluzione (quel concetto che tanto ci entusiasmava da ragazzine e di cui ci riempivamo la bocca) è qualcosa che prima deve avvenire singolarmente, e poi solo allora può diventare virale e collettiva. Laura ad un certo punto della sua malattia, si taglia la testa e la cambia, in una metànoia necessaria alla reazione; parte da una sua necessità personale, per sviluppare qualcosa che possa avere senso anche per gli altri. Ecco la rivoluzione. Ecco cos’è. Avere il coraggio di guardare dentro di sé e verso il bene comune allo stesso tempo. Poi Laura inizia a toccare la scatola delle sue pillole e mi dice: “e poi ti rendi conto? È un anno e mezzo che mi curano ed è tutto gratis. La gente non dà la giusta importanza a tutto questo. Se penso al modello americano, io sarei già spacciata, ed è quella la direzione che stiamo prendendo.” Io le faccio mille osservazioni, pongo questioni più intrinseche ma lei insiste: “è GRATIS. Mi sento fortunata”.

Il bicchiere è mezzo pieno. Lo vedo sul tavolo anche se non c’è. Poi le chiedo cos’altro vorrebbe uscisse fuori dal mio scritto, e lei mi risponde: “Beh, oltre a sottolineare l’aspetto della gratuità delle cure? Che per me è stato davvero importante incontrare il mio ematologo, Ballerini. Tu lo sai quanto possa essere rompicoglioni, ma lui mi ha saputo appoggiare e sostenere a 360 gradi. Ha saputo guardarmi come persona nella sua interezza e l’altro giorno mi ha detto che tutto ciò che tocco lo rendo possibile. Per me questa è una cosa super! Senza di lui sarei stata persa”. E allora penso che le cure sono importanti ma che non bastano, che la persona deve essere al centro, e il suo H-Maps nasce da questa consapevolezza. Pensa alle persone Laura, perché lei stessa aveva bisogno della sua mappa. La voleva e l’ha creata, sperando possa servire a chi come lei dovrà affrontare questo difficile percorso, che è una lotta, una battaglia. “Laura sei sempre stata un genio, è inutile che fai la modesta. E oggi stai dimostrando a tutti di avere anche la grinta di una leonessa”. “Ma io voglio essere un coniglio!! Che fatica questa savana!”. Ridiamo ancora, eppure adesso mi scende una lacrima che non sa però di tristezza. Laura in questi giorni mi ha dato una botta di vita. Un entusiasmo pazzesco, e il suo progetto è geniale, tanto da commuovere per la sua apparente banalità. “Ma dovevo arrivare io, ammalarmi, e pensare a tutto questo? A volte penso di averlo fatto anche perché così il mio ematologo è costretto a curarmi bene!”, e ride Laura, la leonessa che vorrebbe esser coniglio ma non se lo può proprio permettere.

Per sostenere il progetto si possono donare dei soldi (così parlo come mangio), altrimenti non c’è trippa per gatti, inutile girarci intorno. Basterebbero 4000 persone che donassero dieci euro, e dopo l’articolo di ieri siamo a oltre 13000 euro con 64 donatori. Per la prima volta mi trovo ad esplicitare il mio ringraziamento a ilfattoquotidiano.it per aver dato spazio a Laura Rossi e a questo progetto tutto genovese; ringrazio chi si è già coinvolto attivamente. E ringrazio Laura perché in questi giorni ci sta insegnando qualcosa di prezioso.

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