Ci siamo abituati ai droni che volano sopra le nostre teste, agli impianti robotizzati, alle vetture che non hanno bisogno di un conducente. L’assenza dell’essere umano è, così dicono, un segno di modernità ma mi permetto di dissociarmi. Ogni volta che leggo di inconvenienti ed incidenti da imputare ad apparati o programmi informatici, tremo al pensiero che la storia di HAL 9000 narrata da Stanley Kubrick in 2001 Odissea nello spazio sia stato un funesto vaticinio. Il pilota automatico dell’auto che ha confuso un camion bianco con il cielo, tamponandolo e provocando la morte del proprio “passeggero” impegnato a vedere un film sul display di bordo, non era armato. Se così non fosse stato, non ci saremmo stupiti nel caso avesse eliminato ogni testimone aprendo il fuoco su persone e animali nei paraggi.
Il tortuoso incipit mira a portarci a riflettere su un caso – ben più grave – di omicidio eseguito (in contesto di emergenza) facendo ricorso ad un robot la cui missione solita era disinnescare ordigni. L’attrezzo, provvidenziale in numerose circostanze, è stato impiegato per farsi esplodere non appena giunto in prossimità di un cecchino che, asserragliato in un garage e non altrimenti raggiungibile, stava seminando panico e morte a Dallas.
L’episodio ha fatto clamore e su Internet è subito diventato “di moda” il dossier predisposto un anno fa dal Center for the Study of the Drone (ente di ricerca inserito nella realtà universitaria privata del Bard College in quel di Annandale-on-Hudson nello Stato di New York). Sono molti quelli che hanno consultato la mappa in cui sono evidenziate le posizioni in cui sono dislocati i robot di provenienza militare in uso alle agenzie federali, statali e locali impegnate a far rispettare la legge.
Prescindendo dalle valutazioni personali e collettive sull’accaduto e lasciando agli immancabili sedicenti criminologi del piccolo schermo spiegazioni e ragionamenti che non appartengono loro, non riesco a tenere a bada una legittima preoccupazione sul nostro futuro. E il timore è radicato da tempo. Da parecchi anni, infatti, la Corea del Sud dispone di robot killer con cui presidia il confine con i “cugini” sudditi di Kim Jong-Un. I filmati presenti in Rete descrivono meglio delle parole quali possano essere potenza ed efficacia di certe soluzioni e lasciano impressionati anche i più scettici sulla potenziale pericolosità di macchine del genere.
Dispositivi di quel genere possono finire fuori controllo? Qualcuno potrebbe farne un uso diverso da quello originariamente immaginato e pianificato? Che succede se un giorno il crimine organizzato arricchisce i propri arsenali con tecnologie di questo tipo?
Per scacciare i brutti pensieri preferisco ricordare una bella storia.
E’ il 13 aprile dell’anno scorso. Una chiamata al centralino della California Highway Patrol (la leggendaria polizia stradale dei “CHiPs”) avvisa che un uomo armato di coltello è pronto a gettarsi dal cavalcavia tra le autostrade 680 e 280 nei pressi di San Josè. Bloccata la circolazione (peraltro in un orario di estrema congestione), inizia una lunga trattativa che non sembra trovare sbocco. Il solito megafono non basta perché non c’è verso di capire cosa risponde l’aspirante suicida che lascia intendere solo di non avvicinarsi. Ad uno degli agenti viene l’idea di far arrivare un telefonino all’uomo, così da trovar maniera di comunicare. Ma il guizzo geniale è quello di far arrivare il cellulare utilizzando un piccolo robot Northrup Grumman Remotec Andros F6A ma soprattutto recapitando anche una pizza fumante, con il ricatto al tizio che sarebbe stata sganciata solo dopo che avesse preso il telefono accettando di parlare e scendere a patti.
L’uomo afferra il telefono e, mentre comincia a dialogare con i poliziotti, il “robottino” gli consegna la pizza semplificando, meglio del più esperto mediatore, l’opera di convincimento a desistere dall’insano gesto.
Ad ogni buon conto, a tranquillizzarmi sul ricorso a strumenti futuribili fortunatamente interviene anche la cronaca di questi giorni. A Prato il pericolosissimo settantenne “starter” di una corsa podistica è stato accerchiato da tre volanti della Polizia e poi bloccato per il possesso di una temibile pistola giocattolo (con tanto di tappo rosso) con cui avrebbe dovuto dare il via alla competizione atletica.
Chi pensa a Robocop nella nostra penisola, si sbaglia di grosso…
@Umberto_Rapetto