Vedete la vostra/il vostro partner piangere e improvvisamente vi eccitate? Ebbene, è molto probabile che psicologicamente vi stiate scoprendo dacrifili. La dacrifilia è, infatti, una parafilia che porta a provare piacere sessuale nel vedere il proprio/a compagno/a scoppiare in lacrime, magari per uno stress emotivo, o per un momento no della propria quotidianità. E’ stato il film di Paco Leon, Kiki e i segreti del sesso, a portare in auge una delle tante perversioni sessuali nascoste in qualche paragrafetto dei manuali di sessuologia. Nella pellicola spagnola, uscita in Italia il 23 giugno scorso, nonché campione d’incassi nel 2016 nel suo paese d’origine, tra una donna affetta di efefilia (che prova piacere a sfiorare tessuti), un signore affetto da sonnofilia (che ha strani desideri mentre la moglie dorme), e una ragazza che soffre di arpaxofilia (raggiunge l’orgasmo quando viene derubata), mostra una delle protagoniste eccitarsi senza freni per il proprio compagno lacrimante. “Anche se il suffisso ‘filia’ fa pensare ad una parafilia, quindi a una perversione sessuale, in realtà è difficile trovare una persona che raggiunge orgasmi unicamente vedendo piangere il/la partner. Possiamo così dire che la dacrifilia è una tendenza a provare gratificazione psicosessuale nell’osservazione di un partner che si commuove o piange”, spiega al FQMagazine Alessandro Pedrazzi, psicologo e psicoterapeuta milanese, titolare del sito webwww.psicologoinrete.com. “Esistono sì tendenze psicologiche assolute e pervasive, come i feticisti dei piedi, delle scarpe, amanti del bondage che raggiungono l’orgasmo, ma difficilmente c’è un dacrofilo assoluto”
“La dacrifilia è sempre e comunque una percezione di disparità, un momento in cui si vede l’altro in uno stato di fragilità/inferiorità”, continua il dottor Pedrazzi. “Un dacrifilo non particolarmente compromesso a livello psicologico può essere eccitato anche da una dimensione di empatia e tenerezza, di possibilità di aiutare una persona in difficoltà. Un dacrifilo un po’ più maligno, invece, vedendo una persona che piange per amore si sente superiore, riceve un messaggio implicito tipo “vedi quanto ci tiene questa persona, quanto ti ama”. Il punto nodale di questa filia si gioca su un esercizio di potere e controllo. Il soggetto attivo può essere un po’ maligno oppure empatico, ma in tutti i casi ripeterà questa dinamica un po’ come nei soggetti che provano piacere ad aiutare persone con handicap. Infatti esiste chi prova piacere quanto aiuta chi ha disabilità nella deambulazione, le persone brutte, quelle malate o deformi. E’ una categoria di persone che si eccita nel sentirsi utili, sacrificarsi, e andare incontro alle necessità degli altri”.
Solo se questa ‘stranezza’ crea problemi contingenti, a livello sociale, lavorativo o relazionale, un dacrifilo cercherà un confronto con un terapeuta, perché di per sé la dacrifilia non spinge il soggetto ad un consulto. “Ad ogni modo lavorerei sul valore che questa persona dà all’empatia, cercherei di andare a fondo chiedendo ‘tu quando vedi una persona piangere al netto dell’eccitazione che cosa vedi?’. In modo da capire la base nascosta che funziona come trigger per poi creare lo stato d’eccitazione”, conclude il medico. “Non è comunque difficile da capire la dacrifilia perché di fondo è una sensazione che hanno provato tutti nel momento in cui il nostro partner si è messo a piangere, l’abbiamo abbracciato per consolarlo e abbiamo percepito un malcelato senso di soddisfazione che ha finito per farci sentire, lo dico in modo grossolano e diretto, anche un po’ fighi”. Sulla dacrifilia non ci sono dati statistici precisi sui pazienti. Anche se generalmente le parafilie si riscontrano più in soggetti di sesso maschili. “In realtà”, chiosa Pedrazzi, “il mito che il maschio sia più perverso della donna andrebbe sfatato. La storia del cinema erotico, da Ultimo tango a Parigi a 9 settimane e mezzo, fino a 50 sfumature di grigio, e soprattutto alla serie tv Sex and the city, ha eccitato anche pubblico femminile. E’ un pubblico sì più silenzioso, ma altrettanto ‘perverso’ ”.