Dal 2008 l’Eurozona non cresce. Qual è il vincolo? Manca la domanda di beni e servizi? Ovvero la spesa delle famiglie è calata e non si riprende? O manca l’offerta, ovvero la capacità produttiva (produttività) delle imprese è calata e non si riprende?
Guardiamo al mercato del lavoro. Se fossimo in piena occupazione, tutti a lavorare come matti, con la capacità produttiva sfruttata al 101%, le imprese che non riescono a stare dietro agli ordini: saremmo chiaramente di fronte a un problema di offerta. Invece abbiamo 16 milioni di disoccupati ufficiali (più altrettanti non registrati dalle statistiche). Il mercato del lavoro ci dice che manca la domanda: rispetto alla quale la capacità produttiva del sistema è in eccesso.
Guardiamo al mercato dei beni e servizi. Se la capacità produttiva non fosse in grado di soddisfare la domanda, avremmo inflazione. Invece abbiamo la deflazione: le imprese non vendono quello che producono, perciò abbassano i prezzi.
Guardiamo ai mercati finanziari. Se vi fosse carenza di offerta/sovrabbondanza di domanda (e tanti ordini insoddisfatti) le imprese cercherebbero di espandere la produzione con nuovi investimenti. Ciò spingerebbe in alto la domanda di credito e i tassi d’interesse. E le famiglie, destinando gran parte dei soldi agli acquisti invece che ai risparmi, ridurrebbero gli afflussi sui mercati finanziari, spingendo i prezzi dei titoli giù e i tassi d’interesse su. Invece abbiamo 12 trilioni di titoli di Stato nel mondo con rendimenti negativi.
Guardiamo alla bilancia commerciale. Se vi fossero molti acquisti delle famiglie e relativamente poca produzione delle imprese, molti acquisti verrebbero dirottati su beni esteri: la bilancia commerciale europea andrebbe in deficit. Invece è in fortissimo surplus. Produciamo più di quanto ‘consumiamo’, e il surplus lo vendiamo all’estero.
Conclusione: da 8 anni i mercati gridano che abbiamo di fronte una crisi di domanda. Problema: da 8 anni facciamo politiche dell’offerta che deprimono la domanda. Indovinello. Come si cura una crisi di domanda? Stimolando la domanda, o l’offerta? Non è difficile: se hai un infarto, il defibrillatore te lo applicano al cuore o al tricipite?
Molti colleghi economisti, solo Europei, invocano: ‘Politiche dell’Offerta!’. ‘Aumentare la Produttività’ delle imprese. Affinché: ‘Cresca il Pil Potenziale!’ cioè la capacità produttiva (anche se quella che già c’è è inutilizzata).
Le ricette sono:
1. Austerità
2. Riduzione della spesa pubblica definita ‘improduttiva’ – e delle tasse (in modo che la gente sia invogliata a lavorare di più, per produrre di più, anche se nessuno compra)
3. Riforme strutturali.
Continuano ad applicarle.
Nel 2015-16 c’è stata finalmente un po’ di crescita. Non è stato solo grazie a petrolio ed euro bassi e al quantitative easing della Bce. È anche perché le politiche di bilancio dei paesi europei sono diventate nell’insieme leggermente espansive, secondo il Fmi: i deficit pubblici (strutturali) sono saliti dello 0,4% del Pil. La Germania ad es. quest’anno ridurrà il surplus di bilancio dall’1% del Pil a 0%.
Ma l’orizzonte è denso di minacce. La crisi bancaria minaccia di provocare una stretta creditizia; i titoli obbligazionari sono alle stelle e non possono più salire; il Brexit avrà (secondo la Commissione) un impatto sul Pil di meno 0,3%. In questa situazione precaria cosa chiede la Commissione ai paesi Europei per il 2017? Austerità. La Germania ha già detto che non ripeterà la manovra espansiva del 2016. Idem l’Olanda, l’altro paese europeo con tanto ‘spazio fiscale’ a disposizione, al quale la Commissione chiede di ridurre il deficit dal 2% all0 0,5%, nonostante la disoccupazione al 7%. Alla Francia si minaccia una procedura d’infrazione se non taglia la spesa. La Spagna ha fatto infuriare la Commissione per aver confessato un deficit nel 2015 al 5,2% del Pil, invece del 4,3% pattuito: come al Portogallo, le si minaccia la ‘procedura d’infrazione’. L’Italia dovrà spendere soldi pubblici per aiutare le banche: con un deficit tendenziale già al 3%, non le verrà concessa ‘flessibilità’: dovrà fare una ‘manovra’. La Grecia… ça va sans dire. Ecc. ecc.
I paesi citati rappresentano oltre l’80% del Pil dell’Eurozona: non si vede perciò da dove potrebbe venire uno stimolo. L’Ue si prepara a soffocare nella culla la ‘ripresa’ economica. Con il beneplacito di molti economisti. Anche se non esiste un solo modello economico che descriva una crisi di offerta in presenza di disoccupazione di massa, deflazione, tassi d’interesse negativi, e surplus di parte corrente. O che curi una crisi di domanda con politiche dell’offerta. Misteri gloriosi degli economisti (neoclassici).