La recente notizia dello scontro di due convogli regionali presso Corato, Bari, impone l’ennesima riflessione. Il primo pensiero è ovviamente diretto ai familiari delle vittime, persone la cui unica colpa era di volere recarsi al posto di lavoro, all’università o a una visita medica o che sui treni ci lavoravano tutti i giorni. In queste situazioni, si cerca il responsabile dell’errore umano. Le colpe però, andrebbero ricercate a un livello diverso.

La tratta Corato-Andria è a binario unico, nonostante dalle immagini si veda come si sviluppi in campagna. La Puglia non ha ostacoli naturali come montagne tali da rendere tecnicamente irrealizzabile il raddoppio dei binariI soldi erano stati addirittura già stanziati. Il ministro Delrio, riferendo in parlamento, ha affermato che il doppio binario non garantisce la sicurezza ma piuttosto la capacità e che anche i binari unici possono essere molto sicuri.

Con il doppio binario però, questa tragedia non sarebbe accaduta. Circa il 90% degli utenti viaggia sui treni regionali. Negli ultimi anni, ingenti investimenti di denaro pubblico sono stati piuttosto diretti sull’Alta velocità, utilizzata solo dal rimanente 10% dei passeggeri. Bisogna tenere conto che buona parte di queste linee non sono state costruite ex-novo, ma sono state riadattate parti delle vecchie linee sulle quali viaggiano anche i treni regionali. Il fatto che alcuni treni arrivino qualche minuto prima è stato pagato da tutti i pendolari del trasporto regionale, dato che i loro treni hanno la precedenza più bassa.

La linea dalla quale sto scrivendo è la famigerata Roma-Nettuno, sulla quale viaggiano ogni giorno 22.000 persone e già plurivincitrice del premio “Caronte” di Legambiente per il viaggio più infernale del Lazio.

Ho orgogliosamente contribuito a questo primato con un mio report, che descriveva la visita nei bagni qualche anno fa: non c’era la porta e mancavano i servizi, nel senso che il water era stato divelto. Pensare che i treni potessero viaggiare in questo stato è allucinante, ma soprattutto se il treno viaggiava addirittura senza la porta del bagno, (e a volte persino con un finestrino a penzoloni) è naturale porsi qualche domanda sulla sicurezza.

Da allora, la mobilitazione dei pendolari ha portato effettivamente a risultati concreti. I vecchi treni sono stati finalmente pensionati e sono arrivati da due anni i moderni Vivalto. I nuovi treni hanno spesso l’aria condizionata, i finestrini sono attaccati al treno, la porta del bagno si può aprire senza vedere scene da film dell’orrore e si può persino caricare comodamente il cellulare tramite una presa elettrica. Ci sono finalmente dei controlli per limitare l’evasione. Il treno è un ottimo posto per scrivere in tranquillità il blog, dato che anche quello di oggi (13 luglio) è puntualmente in ritardo. Sulla chat dei pendolari della linea c’è chi è stato però particolarmente sfortunato e prendendo un treno successivo ci ha messo ben cinque ore per arrivare a Roma.

La criticità principale su questa tratta è proprio il binario unico, come sul 60% dei circa 16.000 chilometri della rete ferroviaria italiana. Il singolo binario è un problema notevole e insormontabile: basta un treno con problemi e i ritardi si ripercuotono su tutta la linea. Attualmente, per andare da Roma Termini a Napoli Centrale (225 km) con l’alta velocità occorrono 1 ora e 10 minuti. Per arrivare a Nettuno ci vuole un minuto in più, (1 ora e 11 minuti) ritardi permettendo. Ma Nettuno dista solo 60 chilometri da Roma. Il tempo impiegato per questo tragitto è simile a quando Nettuno e Anzio prima della guerra erano unite e si chiamavano Nettunia, Latina si chiamava Littoria e c’era ancora Lui. Oramai quel periodo appartiene alla storia. Peccato che il tempo di percorrenza del treno ancora no.

Buona parte della linea Roma-Nettuno corre in campagna. Non è necessario bucare le montagne e iniziare uno stato di guerriglia con le popolazioni locali per migliorare la vita di tanti cittadini. Tutti gli investimenti (pubblici) sulle linee ad alta velocità sono andati in vantaggio di relativamente poche persone, comprese quelle che ci hanno messo sopra dei treni privati. Le linee ad alta velocità hanno connesso chi vive alle vicino stazioni delle grandi città, a spese di tutto il resto della popolazione. Ovviamente, un paese moderno ha bisogno per il suo sviluppo anche delle linee ad alta velocità, ma queste non possono essere la priorità. Raddoppiare, ove possibile, i binari delle linee regionali ha costi che sono una frazione di una linea Tav e un ipotetico ponte sullo stretto di Messina, con un impatto sul territorio e sulle popolazioni residenti minimo. Soprattutto, deve essere ben chiaro che gli investimenti (di denaro pubblico) sulle linee ad alta velocità sono stati fatti a spese del trasporto regionale, e a scapito (letteralmente) della vita e della sicurezza dei pendolari, come la tragedia di Corato ha evidenziato per l’ennesima volta.

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