Domani previste le autopsie sui corpi dei macchinisti e del capotreno morti. Sabato invece saranno celebrati i funerali della maggior parte delle 23 vittime. Gli investigatori hanno acquisito nella sede di Ferrotramviaria, in stazioni e in altri uffici documenti, atti, immagini e dati informatici utili alle indagini
Dopo l’iscrizione nel registro degli indagati dei primi due nomi per la strage dei treni in Puglia, il procuratore di Trani Francesco Giannella fa capire che l’inchiesta, divisa in tre filoni e seguita da cinque pm, è soltanto all’inizio. “Parlare di un errore umano è corretto. Ma è assolutamente riduttivo” dice mentre gli investigatori hanno iniziato una serie di acquisizione in vari uffici.
Al momento indagati per disastro ferroviario colposo, omicidio plurimo colposo e lesioni colpose, sono i due capistazione di Andria e Corato. Nell’avviso di garanzia viene contestato ai due indagati di “aver cagionato l’incidente ferroviario”. L’atto è stato predisposto dal pm di Trani Simona Merra. “Tutti vogliono i veri colpevoli e la richiesta di giustizia dei familiari delle vittime è legittima” prosegue il procuratore che garantisce che gli inquirenti “faranno in modo che tutti coloro che hanno avuto un ruolo in questa vicenda, se lo hanno avuto, siano perseguiti dalla giustizia”.
Domani sono previste le autopsie sui corpi dei due macchinisti e del capotreno morti. Sui macchinisti saranno compiuti anche accertamenti tossicologici e istologici per accertare l’eventuale assunzione di sostanze non consentite dalla legge e l’eventuale insorgere di patologie cardiache che potrebbero in qualche modo aver contribuito all’evento. Sabato si terranno i funerali di quasi tutte le vittime dell’incidente ferroviario avvenuto martedì. Alcune famiglie potrebbero scegliere le esequie private.
Investigatori in sede Ferrotramviaria e Ustif
Gli uomini della Squadra mobile e della Polfer hanno acquisito nella sede di Ferrotramviaria, in stazioni e in altri uffici documenti, atti, immagini e dati informatici utili alle indagini. Sono stati avviati una serie di accertamenti per individuare eventuali responsabilità all’interno dell’Ufficio trasporti a impianti fissi (Ustif) di Bari, un organo periferico del Ministero delle Infrastrutture e trasporti. L’Ustif è un ufficio che ha la competenza sui trasporti pubblici che si avvalgono di impianti fissi: tra gli altri, funivie, teleferiche, tranvie metropolitane e, anche, le ferrovie in concessione, come le Ferrovie del nord barese.
La struttura si occupa dei collaudi per la messa in esercizio, delle autorizzazioni e dei controlli periodici sulla linea. Gli inquirenti e gli investigatori vogliono dunque accertare se sono stati seguiti tutti i regolamenti, se sono state rispettate le norme e se vi siamo in questo ufficio eventuali responsabilità connesse con quanto avvenuto la mattina dell’incidente.
I due capistazione indagati
Vito Piccarreta, capostazione di Andria, da quasi due giorni è chiuso in casa, raccontano i quotidiani, senza mangiare e dormire: “Ho alzato io la paletta verde, ma non sono il solo responsabile”, ha detto a la Stampa. “Quel treno non doveva partire. Non sapevo che da Corato stesse arrivando un altro treno per questo ho dato il via libera”, ha ricostruito a Repubblica. “In questa storia anche noi siamo delle vittime. Siamo disperati ma un solo errore non può aver causato tutto questo”, ha invece raccontato la moglie Lia. “Stiamo soffrendo, quelle immagini sono inaccettabili, tutto quel dolore, quello che è accaduto è incredibile. Ma non è pensabile dare la colpa di quello che è successo soltanto a un errore umano. Non è così”.
Frasi simili a quelle dei familiari di Alessio Porcelli, capostazione di Corato: “L’unica cosa da dire è che dovete rispettare il nostro dolore”. Tutta la famiglia, ad eccezione proprio di Alessio secondo quanto dicono alcuni vicini, è blindata in casa. Tutte le serrande sono abbassate, al citofono ha risposto la moglie. “Lasciateci stare non abbiamo niente da dire se non che dovete rispettare il nostro dolore. Dovete capire la nostra situazione”. “Alessio è una persona tranquillissima, un signore”, ha detto un vicino che abita nel palazzo da una decina di anni. “Lo conosco da anni, è molto serio e immagino cosa starà passando”. Gli accertamenti fin qui svolti non hanno ancora consentito di ricostruire con esattezza la dinamica dell’incidente. Tra le poche certezze c’è il segnale di partenza dato al treno fermo ad Andria: quel convoglio si è mosso quando non doveva, con l’ok del capostazione e il semaforo verde di via libera. Sono due le ipotesi: c’è stato solo un errore umano o anche un guasto tecnico che ha azionato il semaforo.
Il mistero dei passeggeri saliti su un secondo convoglio
Intanto si aggiunge un nuovo particolare nella ricostruzione dei fatti. Secondo il racconto di alcuni sopravvissuti, riportato dai familiari della vittima Enrico Castellano, i passeggeri sono stati fatti scendere dal primo treno, fermo sul binario 1, per salire su un secondo convoglio, fermo sul binario 2 e che sarebbe quindi partito in ritardo, i passeggeri del treno partito da Andria. La circostanza non risulta anche se verranno acquisite le dichiarazioni rese ai giornalisti per compiere verifiche. La voce è confermata da altri parenti delle vittime, che hanno parlato con i sopravvissuti ma che al momento chiedono l’anonimato. Uno di loro ha però telefonato a una superstite che gli ha confermato di essere scesa e salita su un altro treno. Anche lei al momento vuole rimanere anonima. Secondo i parenti la causa dell’incidente potrebbe risiedere proprio nel cambio treno. “La comunicazione tra i capistazione per il via libera – ipotizzano – si sarebbe basata sul primo treno e sull’orario di partenza di questo, che però non è più partito. E non sul secondo convoglio che invece è partito in ritardo rispetto al primo”.
“Nessuna mancata spesa dei fondi Ue”
In Puglia non c’è stata nessuna “mancata spesa” dei fondi Ue per l’ammodernamento della tratta ferroviaria coinvolta nell’incidente di martedì, ma il loro spostamento da un periodo di finanziamento a quello successivo per problemi legati ai permessi locali. La portavoce della Commissione Ue, Anna-Kaisa Itkonen, ha anche precisato che “le autorità di gestione degli stati membri sono responsabili per il completamento e il monitoraggio dei progetti cofinanziati dall’Ue”
Posso confermare le notizie che stanno circolando in Italia sui fondi regionali connessi a questa parte delle ferrovie – ha spiegato la portavoce – risorse legate al Fondo europeo di sviluppo regionale sono state assegnate per lavori su diverse sezioni della ferrovia nord-barese, inclusa quella fra Barletta e Corato. Lo scopo di questo finanziamento è di migliorare le performance della ferrovia e i fondi erano stati inclusi nel programma regionale 2007-2013 per la Puglia”. Il progetto era stato approvato in ogni caso solo nel 2012, al limite del periodo di finanziamento Ue. Tuttavia, a causa di “alcune difficoltà legate ai permessi” connessi agli espropri la Commissione e la Regione hanno deciso “che l’opera non sarebbe stata completata in questo periodo di tempo” e per questo il finanziamento è stato spostato a quello successivo, 2014-2020. “Questo significa che i lavori continueranno e si prevede che termineranno entro la fine del 2020 – ha continuato la portavoce – seguendo la politica della gestione condivisa, che riguarda la politica regionale in generale”.
Mattarella ha incontrato parenti delle vittime
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Bari ha incontrato i parenti delle vittime e visitato i tre feriti in prognosi riservata: “Vi prometto che sarà fatta giustizia e che andremo fino in fondo”, ha detto il Capo dello Stato. “Assassini – hanno urlato in lacrime alcuni familiari in mattinata fuori dall’ospedale – siete degli assassini, i nostri cari non torneranno mai più”.
A breve arriverà il nullaosta per il seppellimento delle salme che non devono essere sottoposte ad autopsia mentre per le altre, quelle dei ferrovieri morti nell’incidente, ci vorrà un po’ più di tempo. Le autopsie si terranno probabilmente nella giornata di domani.