Dal Mediterraneo al versante orientale e dei Balcani. E’ lì che si giocherà la nuova partita della nuova Europa perché, al netto del caso greco ormai cronicizzato e delle crisi irrisolte in Libia e Siria, a Est di Bruxelles si stanno muovendo, da tempo, pedoni e alfieri ma a volte in modo disomogeneo. Se la tesi portata avanti giustamente dall’Ue è che la squadra va ingrossata e non sminuita, anche per impedire altre Brexit, allora il metro di ingaggio andrà senza dubbio rivisto.

Il caso del Montenegro è lì a dimostrare che i parametri di diritti, leggi e trasparenza negli scambi commerciali non sono rispettati.

Il fratello del presidente Milo Djukanovic possiede la più grande banca in Montenegro, e per anni si è mescolato con personaggi dal destino quantomeno ambiguo, come Darko Šarić coinvolto in vari scandali legati al traffico di stupefacenti. Lo stesso Djukanovic è stato per molto tempo oggetto di una inchiesta delle procure di Napoli e Bari per contrabbando internazionale di sigarette per milioni di euro, salvo poi salvarsi con l’immunità diplomatica. Il partito di governo, già attenzionato dall’Ocse, è stato più volte accusato di compravendita di voti durante le elezioni. Senza dimenticare il rapporto con i media e l’informazione.

La memoria torna all’editore del principale giornale principale di opposizione, ucciso a sangue freddo nel 2004: Duško Jovanović, direttore del quotidiano montenegrino “Dan”. Dopo dodici anni nessun progresso nelle indagini che restano a un punto morto con le armi usate per l’omicidio presenti in loco grazie ai depositi militari in Montenegro fin dai tempi della ex Jugoslavia, l’aiuto di funzionari locali poi scomparsi assieme ai testimoni e il rapporti con i traffici illeciti nei Balcani e l’ombra del terrorismo internazionale. Che la legge in Montenegro non sia fatta rispettare l’hanno scritto pure Oltreoceano, grazie al report dell’agenzia americana per i crimini internazionali oltre alle conclusioni del Centro internazionale per lo studio della corruzione e la criminalità organizzata che ha designato “Man of the year – 2015” per “successi” nel campo della criminalità organizzata e della corruzione il presidente Djukanovic.

Nonostante queste premesse, la Nato sta premendo per inglobare il Montenegro, anticamera all’adesione all’Ue, ma dal momento in cui i negoziati hanno preso avvio sono accaduti altri fatti che con il rispetto della legge e della libera impresa poco hanno a che vedere.

Tre aziende su tutte hanno avuto lo stesso destino: la cipriota Ceac, l’olandese Msnn e l’italiana A2A. Prima invitate a investire nel Paese, dopo scippate delle aziende inglobate grazie all’intervento del governo e infine superate da altre aziende come ad esempio quelle turche.

La Ceac nel 2005 ha rilevato l’obsoleta fabbrica di alluminio Kombinat Aluminijuma Podgorica, meglio conosciuta come KAP ma la società è stata espropriata nel 2013. Il suo ex CFO, Dmitry Potrubach, è stato arrestato e accusato di aver rubato energia elettrica.

C’è un problema di credibilità in Montenegro. E, stranamente, l’Europa non fa nulla per preservare gli affari di società europee che lì sono state truffate, come dimostrano i procedimenti avviati dinanzi a tribunali internazionali. La A2A ha acquisito una partecipazione di controllo in una local utility per oltre 500 milioni nel 2009 ma il governo (solo dopo) ha diminuito il prezzo dell’energia, causando perdite alla realtà italiana.

Tutto finito? Neanche a parlarne. Lo scorso dicembre Dukanovic ha annunciato che il paese avrebbe salvato First Bank, la più grande istituzioni finanziaria del paese e un importante sostenitore nel boom del Montenegro; un boom che è stato guidato principalmente da investitori russi. First Bank è controllata da Dukanovic, dai suoi due fratelli, e da un vecchio sodale. In breve, egli salva se stesso con soldi pubblici.

I membri di gruppi locali e gli sparuti giornalisti che vivono con l’incubo di essere uccisi dicono che questo è solo un altro esempio di interessi del governo allineati con gli interessi finanziari della famiglia. Aggiungendo che il loro piccolo Paese (meno di 700.000 persone) è ormai una società privata gestita dal premier e dai suoi amici. Qualcuno avvisi Ue e Nato.

twitter@FDepalo

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