Quello di Nizza è solo l’ultimo attacco jihadista contro la Francia, che negli ultimi anni ha pagato, probabilmente, il tributo di sangue più alto alla lotta al terrorismo. Ancora vivissimo il ricordo della strage del 13 novembre 2015: diversi attacchi simultanei a Parigi (allo stadio Saint Denis, in diversi ristoranti e al Bataclan) che provocano 130 morti, dei quali 89 solo all’interno del locale da concerti, e più di 300 feriti.
L’8 gennaio 2015: Amedy Coulibaly, jihadista legato allo Stato Islamico, apre il fuoco contro la polizia uccidendo una agente e ferendone un altro a sud di Parigi. Sempre Coulibaly il giorno dopo in un negozio kosher a Porte de Vincennes, a Parigi, uccide quattro ostaggi prima di essere abbattuto dalla polizia. Il giorno prima 12 giornalisti del settimanale satirico Charlie Hebdo vengono uccisi quando i fratelli Cherif e Said Kouachi assaltano la sede della rivista a Parigi.
Prima delle stragi di Parigi la Francia aveva vissuto giorni di paura con tre attacchi di lupi solitari avvenuti a Tour, Digione e Nantes poco prima del Natale del 2014. In quei casi gli attentatori aveva gridato: “Allah Akbar”. Gli episodi però erano stati archiviati come gesti di squilibrati.
Il 19 marzo 2012 tre bambini e il papà di due di loro vengono uccisi durante un attacco ad una scuola ebraica di Tolosa. Il colpevole è la stessa persona che l’11 marzo aveva ucciso un paracadutista di origine nordafricana e il 15 marzo altri due paracadutisti, anche loro magrebini, a Montauban.