L’Italia del tennis fra le prime quattro nazioni del mondo. Fa quasi sorridere, a pensare alla fin qui disastrosa stagione di Fognini e compagni. Eppure è una possibilità concreta. Gli azzurri se la giocheranno in casa, da oggi a domenica nei quarti di finale di Coppa Davis contro l’Argentina di Juan Martin Del Potro. In una sfida con troppe incognite – dallo stato di forma del rinato tennista di Tandil, alle scelte dei due capitani – per avere un pronostico. Di certo chi passa a Pesaro si giocherà a settembre la semifinale contro la vincente di Gran Bretagna-Serbia, al momento orfane di Murray e Djokovic. Un’occasione forse irripetibile.
Sfruttarla, però, non sarà semplice. Nonostante il fattore casa, che in Coppa Davis ha sempre un suo peso, e il vantaggio di giocare sul rosso (superficie più adatta a noi che a loro). Fino a pochi mesi fa il match probabilmente non avrebbe avuto storia: gli azzurri sarebbero partiti nettamente favoriti, forti del sostegno del pubblico e della terra, contro una nazionale coriacea ma senza grande talento. Infatti il precedente più recente – a Mar del Plata nel 2014 – dice 3-2 Italia. Adesso, però, l’Argentina ha ritrovato Juan Martin Del Potro, che fa il suo grande ritorno in nazionale a distanza di quattro, lunghi anni dalla sua ultima apparizione. Lui – che adesso è scivolato alla posizione 139, ma in passato è stato numero 4 del mondo – può spostare gli equilibri. Di certo, rende indecifrabile l’incontro.
Dopo aver rischiato di smettere, sta tornando ad alti livelli, come dimostrato anche a Wimbledon 2016 dove ha battuto Stan Wawrinka. È un giocatore di categoria superiore, teoricamente ingiocabile per tutti gli italiani (tranne per il miglior Fognini sulla terra, che non si vede da tempo). I problemi fisici del passato, però, non sono del tutto superati: Del Potro gioca ancora praticamente senza rovescio, per non sforzare il polso che tanto lo ha fatto penare. Alterna grandi prestazioni a sconfitte nette. Bisognerà capire quanto e quando l’allenatore Orsanic vorrà rischiarlo. Nel sorteggio, ad esempio, è dato in campo solo per il doppio di sabato e non per i due singolari. Ma non ci sarebbe da stupirsi se avvenisse esattamente il contrario.
Dall’altra parte l’Italia si aggrapperà ancora una volta a Fabio Fognini. Fresco sposo di Flavia Pennetta, ha dato qualche segnale di risveglio a Wimbledon dove ha vinto proprio contro l’argentino Delbonis (avversario a Pesaro) e buttato via l’ennesima partita contro Feliciano Lopez. In Coppa Davis il ligure ha sempre dato il massimo, giocando alcune delle sue migliori partite in carriera (come con Murray nei quarti del 2014 ). Con l’eccezione del 5-0 negli ottavi contro la Svizzera (match quasi amichevole dall’assenza di Federer e Wawrinka), l’Italia negli ultimi due anni ha vinto solo quando Fognini ha portato a casa tre punti su tre nei suoi incontri. Già venerdì potrebbe vedersela con Del Potro, in un match spartiacque di tutto il weekend in caso di vittoria azzurra. Prima dei due numeri uno, aprirà Seppi-Delbonis: match tra giocatori che si equivalgono (un po’ più di talento l’azzurro, stato di forma migliore l’argentino), che l’altoatesino deve assolutamente vincere per indirizzare la sfida.
Equilibrio sembra la parola più adatta a presentare questo quarto di finale. Con tante variabili che potrebbero spezzarlo: gli accoppiamenti, la condizione fisica. Persino il meteo: prevista pioggia per venerdì e sabato, e caldo torrido domenica (non è escluso che si continui a giocare fino a lunedì). Dando per probabile una parità nei singolari (Fognini deve obbligatoriamente vincere contro il n.1 argentino domenica, l’altro punto può arrivare da Seppi contro Delbonis o dal match che potrebbe saltare Del Potro), a fare la differenza dovrebbe essere soprattutto il doppio. E qui peserà l’assenza di Simone Bolelli, la spalla ideale per Fognini (insieme i due hanno vinto anche gli Australian Open). Ma anche la coppia argentina (qualsiasi sia: in teoria Del Potro-Pella, possibile l’impiego del veterano Juan Monaco) ha i suoi limiti. Chi vince va in semifinale e può persino credere di alzare l’Insalatiera. Un cruccio storico per l’Argentina, Paese tra i più attaccati alla Davis (come tutti quelli sudamericani), che però non l’ha mai vinta nonostante quattro finali (l’ultima nel 2011). Un sogno proibito per l’Italia, che non vale assolutamente le prime quattro del mondo del tennis. Eppure è lì, a pochi passi da qualcosa di impensabile.