La figura di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l’attentatore del lungomare di Nizza, segna un pericoloso salto di qualità nel terrorismo islamista. Ne sono convinti gli specialisti dell’associazione “Entre-nous”, il principale team anti-radicalizzazione religiosa della città francese. “Non c’è Islam nella storia del killer – spiega Benjamin Erbibou, uno dei dirigenti del gruppo – Nella sua follia è passato direttamente al livello politico-militare saltando la fase del fondamentalismo religioso”.
In attesa di capire se l’uomo fosse un affiliato all’Isis, così come l’esistenza di eventuali complici, quello che colpisce gli esperti è il cambio di passo rispetto ai recenti attentati che hanno insanguinato Parigi e Bruxelles. “Non si tratta neanche del cane sciolto che prepara a lungo per un’azione eclatante coadiuvato da una struttura complessa – prosegue Erbibou – Ma è un individuo che in un momento preciso della sua vita ha deciso di passare all’azione”.
Una delle principali attività del centro di avenue Felix Faure è fornire aiuto psicologico alle famiglie travolte dall’incubo di un componente infettato dal virus dell’estremismo religioso. “Nel 2014 abbiamo creato una rete chiamata “genitori solidali” con cui proviamo a fare capire loro un fenomeno in apparenza incomprensibile – spiega la psicologa Brigitte Juy, responsabile dell’associazione – Ma da qualche tempo siamo in presenza di qualcosa di nuovo e ancora più pericoloso che si fa strada soprattutto fra i giovani”.
Una fuga in avanti che combina inquietudine adolescenziale, marginalità sociale e legami familiari sfilacciati. Il risultato è una miscela esplosiva che ha avuto il suo battesimo del fuoco nella tonnara della notte del 14 luglio. “Fino a qualche anno fa – ricorda la dottoressa – nel mix di violenza alla base dell’adesione al jihad c’erano componenti culturali, religiose e, per modo di dire, addirittura umanitarie. Oggi non è più così: nelle vene dei più giovani scorre solo il desiderio di uccidere”.
E in questo nuovo scenario l’Islam è solo un contenitore e Allah un pretesto. Dopo la strage del Bataclan si era detto che non era la religione a radicalizzarsi, ma, al contrario, la radicalità a islamizzarsi. “E questa è la nuova frontiera di quell’assunto – prosegue la Juy – E non è un caso che il suo debutto sia stato proprio in costa Azzurra, capitale del fondamentalismo in salsa francese”.
Il problema è che questo nuovo estremismo senza religione è ancora più difficile da identificare. E tanti Bouhlel, lupi solitari malati di mente, impossibili da individuare
di Cosimo Caridi e Lorenzo Galeazzi