Accertamenti della Digos su ordine del procuratore aggiunto Rossi. Il ministro dell'Interno lo racconta agli esponenti di maggioranza e opposizione a Palazzo Chigi. Ma il procuratore nazionale: "O informazione non esatta o difetto di circolazione e questo sarebbe grave"
Le indagini sull’attentato di Nizza portano anche in Italia, in particolare in Puglia. Qui sarebbe residente uno dei presunti complici di Mohamed Lahouaiej Bouhlel. Si tratta di un tunisino che avrebbe lavorato anni fa in Puglia. L’uomo faceva parte della rete di contatti di Lahouaiej Bouhlel. Quest’ultimo era stato fermato nel 2015, per un controllo, alla frontiera di Ventimiglia. Venne identificato dalla polizia a bordo di un’auto. L’uomo, che non aveva pendenze e non era schedato come soggetto potenzialmente pericoloso, era stato fatto passare. I detective italiani subito dopo la strage hanno avviato accertamenti per capire se il tunisino abbia avuto contatti in Italia.
La notizia di verifiche in Puglia invece ha provocato un incidente “diplomatico”. Per prima la avrebbe riferita infatti, secondo fonti citate dalle agenzie di stampa, il ministro dell’Interno Angelino Alfano durante l’incontro a Palazzo Chigi con i capigruppo dei partiti di maggioranza e opposizione. Una circostanza smentita al fatto.it da alcuni partecipanti alla riunione, ma soprattutto dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti: “A noi non risulta”.
Il fatto è che ora agenti della Digos di Bari hanno già avviato accertamenti su alcuni cittadini di nazionalità tunisina residenti nella provincia del capoluogo che risulterebbero essere entrati in contatto nelle scorse settimane Bouhlel. L’impulso alle verifiche è arrivato direttamente dalla magistratura francese che ha segnalato i contatti sospetti. Degli accertamenti in corso, su cui gli investigatori baresi mantengono il massimo riserbo, viene costantemente informata anche la Procura barese. A coordinare queste verifiche è il procuratore aggiunto Roberto Rossi, magistrato antimafia, il quale negli ultimi mesi ha aperto diversi fascicoli d’inchiesta proprio sui passaggi sospetti dal porto di Bari e sul ruolo del capoluogo pugliese come base logistica per supporto a foreign fighters.
Negli atti di una recente indagine della Dda di Bari sul terrorismo internazionale di matrice islamica veniva posto l’accento sull’analisi dei tabulati telefonici e, soprattutto, sulle “telefonate in arrivo o partenza verso svariati numeri internazionali di Stati esteri tra i quali Iraq, Francia, Germania, Regno Unito, Repubblica Ceca, Tunisia, Norvegia, Grecia, Svizzera, Romania e Afghanistan“. Su queste utenze internazionali erano già state avviate verifiche in collaborazione con gli investigatori esteri. Proprio in Puglia era stata segnalata la presenza di Salah Abdeslam, uno dei terroristi che hanno condotto l’attacco a Parigi del 13 novembre, quello a Saint-Denis e al Bataclan.
Roberti, però, per il momento smentisce: “A noi non risulta, il che può essere ricondotto o a una informazione non esatta che ha ricevuto il ministro, oppure a un difetto di circolazione delle informazioni all’interno delle istituzioni, e questo sarebbe grave perché sarebbe opportuno che certe notizie prima di essere divulgate venissero fatte circolare all’interno del circuito istituzionale, perché la Procura nazionale antimafia abbia la possibilità di dare un apporto conoscitivo importante su ciascun dato di cui viene a conoscenza. E prima ne viene a conoscenza e meglio è”.
A Roma a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha incontrato i capigruppo di maggioranza e opposizione per aggiornali sulla vicenda di Nizza, dove sono coinvolti anche numerosi italiani. Non c’erano gli esponenti della Lega Nord che hanno annunciato la loro assenza in polemica con il governo perché – dicono – sono incontri inutili. Renzi ha chiesto ai capigruppo di “comunicare ai cittadini prudenza ed equilibrio”. Proprio qui Alfano ha parlato del presunto complice di Bouhlel.
A Libero stamani aveva parlato il ministro dell’Interno Angelino Alfano spiegando che il rischio di attentati in Italia è alto, ma “abbiamo aumentato ancora di più i controlli”. La novità, tuttavia, è la circolare inviata a prefetti e questori con la quale è stata introdotta una novità: “L’invito a tutti gli agenti a portare l’arma di ordinanza anche fuori dagli incarichi specifici e dall’orario di servizio, sollecitando alla vigilanza sempre”.