Montrell Jackson, 32 anni, è uno dei tre poliziotti uccisi da Gavin Long durante l’imboscata tesa ieri, a Baton Rouge. Il 32enne afro-americano, che ha lasciato una moglie e un figlio di appena quattro mesi, si era sfogato su Facebook tre giorni dopo l’uccisione (apparentemente senza motivo) di Alton Sterling, afro-americano a sua volta, per mano di un poliziotto della stessa città di Jackson.
“Sono stanco fisicamente ed emotivamente – così l’uomo aveva iniziato il suo sfogo, continuando – Giuro su Dio, amo questa città ma a volte mi chiedo se questa città ama me. Ho patito tanto nella mia breve vita e questi ultimi tre giorni mi hanno messo a dura prova. Sono tempi in cui si viene messi alla prova, non permettete che l’odio entri nel vostro cuore“.
L’uomo si era definito frustato dalla situazione, per essere nero e per di più poliziotto; aveva percepito la tensione che si respira nella sua città in questi giorni, ma prendeva nettamente le distanze dalla violenza.
E concludeva “Sto lavorando su queste strade, quindi dico a ogni manifestante, poliziotto, amico, parente o sconosciuto che, se mi vedete e desiderate un abbraccio o una preghiera in compagnia, io ci sono”.
A poche ore di distanza dall’uccisione di Sterling, un altro afro-americano veniva ucciso in Minnesota dalla polizia, ancora una volta senza apparente motivo. Le morti di queste uomini hanno innescato una scia di violenza, della quale Montrell Jackson è solo l’ultima vittima.