Secondo l'ex patron della squadra lombarda, la Federazione ha prodotto un documento fasullo per permettere al presidente della Lazio di poter querelare l'ex dg dell'Ischia Pino Iodice, che aveva registrato una telefonata in cui il numero uno biancoceleste si vantava di tessere le fila del potere del calcio italiano. Ilfattoquotidiano.it ha visionato la denuncia
“La Figc ha aiutato Claudio Lotito con una delibera falsa”. E’ l’accusa contenuta in una denuncia presentata dall’ex proprietario del Pergocrema Sergio Briganti contro Carlo Tavecchio, il presidente della Lazio e il segretario generale della Federcalcio Antonio Di Sebastiano. Tutto nasce dalla querelle sulla rapidità con cui venne concesso l’ok a Claudio Lotito per denunciare in sede penale il dg dell’Ischia Pino Iodice: il dirigente campano aveva registrato e diffuso una telefonata con il presidente della Lazio e consigliere federale in cui questo si vantava di tessere le fila del potere del calcio italiano. Volarono parole grosse e Lotito decise di denunciare Iodice per diffamazione. Essendo entrambi tesserati, il proprietario del club biancoceleste necessitava dell’ok per rompere la clausola compromissoria. Tradotto: un tesserato deve essere autorizzato a denunciare in sede penale un altro tesserato. Secondo quanto sostiene Briganti, il via libera a Lotito – giunto direttamente da Tavecchio in appena 24 ore – sarebbe arrivato grazie alla falsificazione di una delibera del Consiglio federale. Un atto che, se dovesse trovare riscontro, rischia di macchiare ancora una volta i vertici della Federcalcio. Briganti sostiene che la delibera che forniva a Tavecchio i poteri per autorizzare Lotito sarebbe un clamoroso falso, come si evincerebbe dagli screenshot dei computer interni alla Figc allegati alla stessa denuncia. Tanto che ora esisterebbero negli archivi della Federcalcio due delibere con lo stesso progressivo a causa dell’inserimento di quella falsa, come documentato nella stessa denuncia di cui ilfattoquotidiano.it è in possesso.
No a Marotta, sì a Lotito – Per arrivare al dunque bisogna ricostruire quanto accadde nei mesi precedenti. Il 10 ottobre 2014 si conclude l’indagine della Procura federale che vedeva Marotta contro Lotito. Il presidente della Lazio e consigliere federale aveva infatti detto a margine di un assemblea di Lega che il dg bianconero “con un occhio gioca a biliardo e con altro…” facendo riferimento a un problema alla vista del dirigente juventino. Sei giorni più tardi, l’avvocato Gentile – legale di Lotito – chiede il patteggiamento che arriva il 1 dicembre, a poche ore dalla riunione dell’apposita Commissione istituita dalla Figc che si occupa del vaglio delle richieste dei tesserati che vogliono denunciare alla giustizia ordinaria un altro tesserato. A quel punto, essendo arrivata la sanzione della giustizia sportiva (un’ammenda da 10mila euro) Marotta non viene autorizzato. Quando però scoppia il caso legato alle elezioni della Lega Pro, volano parole grosse tra Lotito e il dg dell’Ischia Pino Iodice, che aveva diffuso una loro telefonata. Il presidente della Lazio viene autorizzato a denunciare alla giustizia ordinaria il dirigente campano nel giro di 24 ore direttamente da Tavecchio, senza che la richiesta sia ratificata dal Consiglio federale. A quel punto, l’avvocato Luigi Chiappero, legale di Marotta, scrive alla Federazione per chiedere chiarimenti sui poteri concessi al presidente federale. È il 2 marzo 2015. Due giorni dopo arriva la risposta della Segreteria federale, come si evince dagli allegati della denuncia: il presidente federale ha ricevuto la delega alle autorizzazioni dal Consiglio federale, grazie alla delibera n. 9 del Consiglio federale datata 12 settembre 2014, stando alle carte contenute nella denuncia.
La delibera è falsa? – Secondo Briganti, quella delibera è falsa. “E’ stata confezionata il 3 marzo, il giorno prima della spedizione della stessa all’avvocato Chiappero”. Stando al testo e agli screenshot contenuti nella denuncia “dalla raccolta delle delibere federali, come da file presente nei computer federali, la delibera n.9 ha come oggetto la nomina del dottor Alfonso Quaranta quale componente della Commissione Federale di Garanzia e ha come data il 24 ottobre. Aprendo il file – scrive Briganti – la delibera riporta invece il n.10/CF, in quanto è stata sostituita con quella della delega al presidente federale per concedere l’autorizzazione ad adire le vie legali, spedita all’avvocato Chiappero”. Tanto che tutto questo avrebbe ingenerato un paradosso, evidente leggendo la denuncia visionata da ilfattoquotidiano.it : “Nella raccolta originaria (la delibera) n.10 del Consiglio federale è rimasta e riguarda l’integrazione di alcuni organi territoriali della Giustizia Sportiva – si legge nel testo – Esistono quindi oggi due delibere 10/CF, quella originaria e quella che è stata rinumerata per “far posto” alla falsa delibera n.9”.