Oltre 35mila venezuelani in una sola giornata hanno attraversato il confine con la Colombia per rifornirsi di generi di prima necessità, cibo e medicinali. Quella di Caracas, ormai, è un’emergenza che si aggrava col passare delle settimane. Già nei giorni scorsi il presidente chavista Nicolas Maduro – che ha soffocato più volte il malcontento nella repressione – aveva annunciato che produzione e distribuzione di generi alimentari e farmaci sarebbero passate nelle mani dell’esercito, mentre già da maggio gli scaffali dei supermercati erano vuoti.
E ora i venezuelani fanno la spola con la vicina Colombia per assicurarsi beni di prima necessità. In tanti, a bordo di camper, hanno guidato anche tutta la notte per fare rifornimento. Il confine era stato aperto anche lo scorso fine settimana, anche se il governo socialista di Maduro da un anno aveva chiuso tutti i valichi per reprimere il contrabbando lungo oltre duemila chilometri di confine. Il Paese è ormai affossato da un’inflazione a tre cifre e dal crollo verticale del prezzo del petrolio, che costituisce la principale entrata per le casse dello Stato.