di Sebastiano Monni

Il famigerato Stato islamico che sta esportando e predicando violenza in tutto il mondo è ormai sulla bocca di tutti e non si contano più gli esperti e i super informati che imbrattano con le loro parole i giornali e i nuovi media, ovvero quei trasportatori di opinioni basate il più delle volte sul nulla e sull’ignoranza più becera, quella che corre sui social network.

Ma il dubbio porta a chiedermi come abbiano permesso che alcuni tra gli ex soldati dell’esercito di Saddam Hussein arrivassero a tenere in scacco il mondo occidentale. Oltre a contare i morti di questi vili attentati e a fare proclami e invettive contro il mondo islamico, i nostri rappresentanti, anche i più politicamente corretti, ovvero quelli che per avere i voti dei più illuminati concittadini si esprimono con un “non sono tutti uguali”, non ci hanno ancora spiegato cosa realmente stia accadendo. Forse neanche loro lo sanno, sia ben chiaro, dato che la maggior parte vive una vita “povera” alla costante ricerca di un voto in più.

Io credo che invece di parlare di cose che non si conoscono e sono oggettivamente molto lontane dalle nostre vite, bisognerebbe analizzare la situazione interna all’Europa, ai suoi paesi cardine ed economicamente più sviluppati. L’ormai passata in secondo piano crisi economica ha portato la famosa forbice tra ricchi e poveri ad allargarsi sempre di più. Ovviamente ad essere colpiti per primi sono stati i ceti più bassi, quelli che un tempo chiamavamo proletari e che ora sono perlopiù rappresentati da immigrati dai paesi più poveri del globo.

Scappando da guerre, violenze e quant’altro hanno inseguito il sogno occidentale, quello della ricchezza, del benessere rappresentato dalle varie sit-com, che nei loro paesi hanno decantato con grandi lodi il nostro “paradiso”. E paradiso dai loro occhi lo era davvero. Sì, pazienza, qualcuno li odiava senza motivo, dovevano pulire dove passavano i “veri” cittadini, ma non importa, era comunque mille volte meglio che dover vedere un figlio torturato e ucciso o una figlioletta stuprata da un branco di bestie.

Ma le briciole di questo mondo bellissimo che li aveva salvati sono venute sempre meno, si sono ritrovati tutti insieme in delle baraccopoli non troppo diverse da quelle del paese di origine, e di quel benessere che avevano potuto assaggiare è rimasto solo l’odio di un vicino che sembrava cordiale, ma che da quando ha perso il lavoro ha iniziato ad avercela con tutti quelli che avevano un colore della pelle diverso dalla sua.

Ma come ben si sa l’odio non può che generare altro odio soprattutto in quelle menti che già dalla nascita avevano qualcosa che non andava, erano diversi, chi introverso, chi aggressivo, chi un po’ troppo simpatico, ma comunque tutti esasperati nel loro essere. Ora, io non sono uno psichiatra e non ambisco nemmeno ad esserlo, ma penso sia chiaro il filo che ho tentato di riprodurre qui, il filo di una storia che si conclude con un pazzo, un camion e tanti corpi straziati.

Ma, direte, cosa c’entra questo Isis? Ben poco direi a questo punto, se non nell’aver dato una via d’uscita da questo mondo con una parvenza gloriosa ad una piccola accozzaglia di disperati, emarginati sociali, malati psichici che abbiamo fatto crescere in casa nostra nella più completa disperazione e nel disprezzo. E’ molto bello sentire quella che è l’opinione più diffusa in questo nuovo mondo di informazioni facili e fai-da-te: perché non li bombardano? Tutto ciò perché questa è la soluzione più semplice e immediata, e a mio modo di vedere più inutile, quella di distruggere, esportare la nostra “democrazia” con il fuoco delle armi in modo immediato senza considerare le persone e soprattutto le conseguenze dei nostri comportamenti, ma solo perché “noi siamo più avanzati”, che solo a dirlo mi fa venire la nausea.

Non riusciamo a capire che tutto questo lo abbiamo creato solo noi perché pensavamo di avere a che fare con esseri inferiori, ovviamente, e di avere comunque la ragione dalla nostra parte. Perché la nostra ragione è sempre stata quella della forza e della coercizione nei confronti di popoli che non hanno la nostra tecnologia, ma che a livello umano hanno sicuramente molto da insegnare, soprattutto a una generazione che vive nel completo disinteresse per l’altro ed è cresciuta con il denaro come unico valore. Volevamo questa famigerata globalizzazione, imporla a tutti per derubare quel poco che ancora non ci siamo presi ed eccoci qua, questo e il risultato!

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