Il funzionario del Fondo, che ha presentato un rapporto sulla nostra amministrazione fiscale, ha detto che la Penisola è "un'eccezione a livello mondiale" nel sistema di riscossione dell'imposta sul valore aggiunto: nella "grande maggioranza degli Stati" le dichiarazioni sono mensili, da noi è annuale. Ocse: "Servono approcci più rigorosi nei confronti dei contribuenti inadempienti"
L’Italia è “il Paese dei paradossi: le tasse sono alte, ma il rispetto delle norme è molto basso, soprattutto sull’Iva“. Parola di Pascal Saint Amans, funzionario dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che insieme all’Fmi ha presentato al Tesoro i rapporti sullo stato dell’amministrazione fiscale italiana commissionati dallo stesso ministero. Il funzionario del Fondo Juan Toro ha sollecitato poi il governo a “cambiare il sistema di riscossione”, dicendo che “bisogna passare ad un sistema di riscossione mensile“, che “è la normalità per la grande maggioranza degli Stati con cui lavoriamo”, mentre l’Italia “si pone come eccezione, credo a livello mondiale”.
Secondo il Fondo monetario, “l’accumulo di mancati versamenti di tasse dovute (in gergo tecnico tax debt ndr) è allarmante” e “i problemi strutturali vanno affrontati con urgenza“. “Il ritardo nell’identificare le debolezze nella raccolta dell’Iva, dovute ad un sistema di dichiarazione debole, contribuisce ad una raccolta più povera – si legge ancora nel rapporto – le divisioni e duplicazioni delle indagini e controlli sui versamenti portano a situazioni in cui non si può procedere alla riscossione“. Contribuiscono a “esacerbare questo problema” diversi fattori: tra il resto “il sistema di rateizzazione, fin troppo generoso” – nel decreto Enti locali che sarà votato mercoledì è prevista una nuova chance di rateizzare i debiti fiscali per chi è decaduto a causa del ritardo dei pagamenti – “limitazioni del potere di recuperare mancati versamenti e la mancanza di possibili accordi con i contribuenti”.
Nel rapporto Ocse si legge che “ciò di cui l’amministrazione fiscale italiana ha bisogno è la realizzazione di una riforma strutturale, che abbia quale esito il cambiamento dei comportamenti di tutti gli attori, piuttosto che meri cambiamenti istituzionali”. “Una maggiore supervisione strategica a livello ministeriale e una maggiore autonomia delle agenzie fiscali potranno dare luogo a maggiori sinergie“, aggiunge l’organizzazione, secondo cui occorre anche “accordare priorità allo sviluppo di strategie volte a contrastare il mancato adempimento e al coordinamento tra le agenzie fiscali, la Guardia di Finanza e Equitalia”. “Questa strategia – conclude l’organizzazione parigina – dovrebbe contemperare approcci più rigorosi nei confronti dei contribuenti inadempienti con approcci adempimento cooperativo nei confronti dei contribuenti generalmente portati all’adempimento spontaneo, e segnatamente le imprese multinazionali“.
Il ministro Pier Carlo Padoan ha riconosciuto che sul fronte dell’Iva “è ancora molto alto il tax gap”: la differenza tra ciò che sarebbe dovuto e ciò viene effettivamente versato “si aggira attorno al 30%”. Lo scorso anno uno studio della Commissione Ue ha evidenziato che l’Italia è il Paese europeo in cui si registra la maggiore evasione dell’Imposta sul valore aggiunto. I rapporti delle due istituzioni “per esempio ci indicano che la frequenza delle dichiarazioni è troppo diluita nel tempo: questo alimenta il tax gap”. Un secondo aspetto, ha continuato Padoan, è lo stock dei crediti inesigibili, “ancora troppo alto”.