L'aggressione è avvenuta in Baviera. Due persone sono in pericolo di vita. Ferita anche una donna, colpita mentre il minore tentava la fuga. Il ragazzo era arrivato come minore non accompagnato ed era registrato da un anno come richiedente asilo. Nella sua stanza è stata ritrovata una bandiera dell'autoproclamato Califfato che dice: "E' un nostro soldato". Polizia: "Voleva vendicare un amico"
Voleva vendicare un amico morto in Afghanistan uccidendo “infedeli”. Lo ha annunciato in un video – testamento dove ha detto di voler fare un attentato suicida. Per questo Muhammad Riyad, 17enne afghano richiedente asilo, è salito sul treno regionale da Treuchtlingen a Wurzburg, Baviera, e intorno alle 22 e 10 di lunedì sera ha ferito cinque passeggeri, di cui quattro in modo grave mentre due sono in pericolo di vita, con un’ascia e un coltello prima di essere ucciso dalla polizia mentre cercava di fuggire lungo i binari. Durante l’attacco il ragazzo ha urlato “Allah akbar“, Allah è grande. Una frase registrata dal telefono di una passeggera che ha chiamato la polizia. Chiara la matrice, dunque. Confermata anche dall’Isis.
L’ultimo video: “Vi combatterò finché avrò sangue nelle vene”
Come avvenuto per la strage di Nizza, infatti, lo Stato islamico si è subito affrettato a rivendicare la paternità dell’agguato prima di pubblicare il video dove il 17enne annuncia il suo obiettivo: “Farò un attentato suicida in Germania. Vi combatterò fino a quando il sangue mi scorrerà nelle vene”. Il filmato, che dura 20 secondi ed è stato rilanciato da Site, è intitolato “Germania: video del soldato dello Stato islamico Muhammad Riyad che ha compiuto l’attacco di Wurzburg”. Nel filmato Riyad si identifica come un ”soldato del Califfato” e minaccia ulteriori attacchi da parte dell’Isis “in ogni villaggio, città e aeroporto”. Riyad “sabato scorso aveva saputo che un suo amico era stato ucciso in Afghanistan”, ha fatto sapere la polizia in una conferenza stampa. Secondo il magistrato Erik Ohlenschlager, il ragazzo voleva vendicare l’amico con la morte di “infedeli”. Da qui la decisione di prendere il treno e uccidere sconosciuti innocenti”.
La rivendicazione dell’Isis
Prima della diffusione del video, Amaq, l’agenzia di stampa dell’autoproclamato Califfato, citando “fonti della sua sicurezza” e usando praticamente le stesse parole della rivendicazione della strage di Nizza ha rivendicato l’attacco. “L’autore dell’operazione di accoltellamento in Germania – ha scritto il gruppo – è un combattente dello stato islamico ed ha compiuto questa operazione in risposta agli appelli a colpire la coalizione che combatte lo stato islamico”.
“Ferite profonde e pericolose”
In seguito all’allarme, il convoglio è stato fermato a Heidingsfeld, dove sono intervenute le forze dell’ordine, anche con gli elicotteri. I feriti sono cittadini di Hong Kong: tre sono membri di una famiglia (padre di 62 anni, madre di 58 e figlia di 27), il quarto è un loro amico di 31 anni. Una donna, invece, è stata colpita mentre l’aggressore tentava la fuga. Secondo le testimonianze, il padre avrebbe tentato di difendere il resto del gruppo. Sul treno c’erano almeno altre 14 persone che hanno assistito alla scena. Secondo il commissario di polizia della bassa Franconia Gerhard Kallert, le ferite delle vittime erano “veramente profonde e pericolose”.
Chi era l’attentatore
Riyad – ricostruisce l’Ansa – era arrivato in Germania il 30 giugno 2015. Era credente sunnita e recitava le sue preghiere quotidiane; chi ha avuto a che fare con lui lo ha descritto come un tipo “tranquillo e per nulla fanatico”, che andava di rado in moschea: sono bastati 12 mesi per farlo cadere nella spirale del radicalismo. Ma la molla che lo ha spinto a pianificare l’attacco potrebbe essere scattata solo nelle ultime 48 ore, dopo aver saputo della morte di un suo amico in Afghanistan. Come testimonia il biglietto d’addio al padre scritto prima di passare all’azione, trovato nella sua stanza assieme a una bandiera dell’Isis fatta a mano. Rispetto ai terroristi che hanno seminato il terrore a Parigi e Bruxelles, nati e cresciuti nelle periferie delle città europee, il giovane era arrivato in Germania attraverso il confine con l’Austria appena un anno fa. Era stato registrato a Passau, principale crocevia del flusso di migranti che lo scorso anno ha portato oltre un milione di profughi in terra tedesca. “Minorenne non accompagnato” è stata la qualifica con cui il giovane ha fatto il suo ingresso nell’universo burocratico tedesco. Poi la trafila consueta: prima il ricovero in un centro di accoglienza di Wuerzburg, l’assistenza in un istituto dell’associazione sociale cattolica Kolping e, da due settimane, l’affidamento in famiglia. A dicembre aveva presentato la domanda di asilo, a marzo aveva ottenuto il permesso di soggiorno. Era un immigrato regolare. Un percorso ideale per chi si ritrova spaesato a migliaia di chilometri da casa e cerca di ricostruirsi una vita. Non era un ragazzo abbandonato a se stesso. Secondo il ministero degli Affari sociali della Baviera, il 17enne aveva fatto uno stage professionale, aveva ricevuto “un accurato sostegno” pubblico e aveva addirittura lavorato come apprendista presso un panificio. Ora gli inquirenti setacciano i giorni trascorsi in panetteria, cercano di capire chi abbia frequentato, con chi si sia intrattenuto. E come abbia potuto trasformarsi in così breve tempo nell’incubo di tutte le polizie di questo mondo: un lupo solitario, capace di passare inosservato e di colpire chiunque e in ogni luogo. Anche su uno sperduto treno di provincia.
“Nessun problema con i rifugiati”
“Con i rifugiati qui va tutto bene e non abbiamo da raccontare nulla se non elementi positivi”, ha commentato una portavoce del centro che assiste oltre 250 rifugiati di cui una sessantina minorenni. “Non abbiamo avuto mai alcun incidente. Qui si sta in pace e tutti hanno rapporti normali con gli altri, per cui questa notizia ci ha colpiti e rattristati”. Sempre in Baviera, a Grafing, a maggio un 27enne tedesco si era reso protagonista di un’azione simile, uccidendo un uomo e ferendone altri tre sempre al grido di Allah akbar. Era poi stato ricoverato in un ospedale psichiatrico.