Cinquatotto arresti azzerano quella che è considerata una delle più violente cosche calabresi. Nel corso dell’operazione sono anche stati sottoposti a sequestro beni per circa 7 milioni di euro
Scacco al clan Muto, con interventi nelle provincie di Cosenza e Salerno e in altre città italiane. Con un blitz, effettuato fin dalle prime ore dell’alba di martedì 19 luglio, i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Cosenza, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della dda di Catanzaro, nei confronti di 58 persone, indagate a vario titolo per associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, estorsione e rapina.
Le indagini ruotano intorno alla figura di Francesco Muto, di Cetraro (Cosenza), soprannominato il “Re del pesce” e considerato a capo della cosca che porta il suo nome, una delle più pericolose e violente della ‘ndrangheta. Secondo l’accusa, Muto è la mente che per oltre 30 anni ha avuto il monopolio delle risorse economiche del suo territorio, avendo come principale attività la commercializzazione di prodotti ittici che curava fino al dettaglio. Tra le altre attività del clan la gestione dei servizi di lavanderia industriale delle strutture alberghiere e della vigilanza in favore dei locali notturni della costa.
I carabinieri del Comando provinciale di Cosenza hanno inoltre documentato le responsabilità del clan Muto nel traffico di stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana) realizzato nelle principali località balneari della costa tirrenica calabrese, tra cui luoghi a forte attrazione turistica come Diamante, Scalea e Praia a Mare.
L’inchiesta ha portato al sequestro di beni del valore di circa 7 milioni di euro. I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa in programma alle 11 al Comando provinciale dei Carabinieri di Cosenza, alla presenza del procuratore capo della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri.