La premessa necessaria è che Pokémon Go è tutto fuorché un passatempo irresistibile. L’ho provato, sono persino andato in giro in macchina a cercare mostriciattoli giapponesi. Ho raggiunto la Chiesa del paesello calabrese dove mi trovo per le vacanze, visto che l’edificio sacro dedicato a San Teodoro martire ad Amasea è un Pokéstop (un punto in cui si ricevono in regalo risorse utili ai fini del gioco). Dopo aver catturato un numero esagerato di Pidgey e di Zubat e qualche altro esemplare più raro, mi sono reso conto che non trovavo un senso a ciò che stavo facendo, che non capivo perché stavo consumando batteria dell’iPhone, preziosi gigabyte e persino benzina. E allora ho desistito, mi sono detto che non può piacermi ogni benedetta novità o moda tecnologica che Dio manda sulla terra. E me ne sono fatto una ragione, consolandomi col fatto che ci avevo provato, almeno.
Detto ciò, poche ore dopo aver deciso di abbandonare così presto la PokemonMania, mi sono ritrovato sul punto di ricominciare a giocarci, h24, fino all’esplosione del mio smartphone, fino a quando il mio cervello non fosse andato in pappa, scambiando mia madre per Pikachu e mio padre per un Jigglypuff dai grandi occhioni blu. E la responsabilità di questo mio desiderio di farmi piacere a tutti i costi qualcosa che in realtà non mi piace è dei tantissimi che, sui social, hanno cominciato a lanciarsi in indignatissimi strali contro la moda del momento, stracciandosi le vesti perché un’umanità allo sbando perde tempo dietro mostriciattoli dall’indubbia inutilità.
La frase più gettonata è la seguente: “Con tutto quello che sta succedendo nel mondo, con l’Isis che ci uccide, Erdogan che reprime il dissenso sfruttando il colpo di Stato fallito, la crisi economica e tutto il resto, questi idioti pensano ai Pokémon!”. Ciascuno di noi può naturalmente incidere sulla realtà che ci circonda e può contribuire a cambiarla, ma forse l’ormai pandemico virus gentista ha provocato in molta gente una sopravvalutazione che farebbe ridere assai, se non fosse anche abbastanza preoccupante. Fermo restando che sì, nel mondo di oggi i problemi sono tanti, le paure pure, e tutto il resto del Rosario di tragedie quotidiane da sgranare a piacere, davvero credete che il mondo sia un posto peggiore perché in piena estate ci si svaga con un pur noioso giochino? Davvero credete, come si legge in giro su Facebook o Twitter, che l’ISIS è destinato a vincere proprio perché in Occidente si gioca a Pokémon Go?
Il problema dell’Occidente, qualsiasi cosa voglia dire questo termine così generico e generalizzante, forse è proprio il contrario: quello di non aver capito che se siamo quello che siamo (democratici, liberali, emancipati) è anche grazie al fatto che abbiamo saputo conciliare nel corso della storia le cose serie e lo svago. Anzi, nella dimensione occidentale, il tempo libero, il gioco, persino le cazzate più insulse (dalla musica pop alla tv, dal sesso ai videogame, e potremmo continuare all’infinito) rappresentano un elemento centrale.
Ma la reazione allo snobismo anti-Pokémon può essere anche meno seriosa di così. Senza andare a pescare nei ricordi degli studi di Sociologia, possiamo semplicemente fare ricorso a quella che forse è la regola fondamentale della vita di ciascuno di noi: ognuno deve essere libero di fare il cazzo che vuole, senza sentirsi giudicato da ignorantelli populisti che usano l’indignazione seriosa solo per conquistare qualche cuoricino in più su Twitter. Chissà cosa fanno, costoro, per combattere l’ISIS o la crisi economica mondiale… Sì, perché se l’unico contributo è rompere le scatole al prossimo perché gioca a Pokémon Go, allora abbiamo decisamente un problema. E alla fine della fiera preferisco di gran lunga chi si rincoglionisce a cercare mostriciattoli in giro per le città e le spiagge, perché almeno è sicuramente qualcuno che non si prende troppo sul serio. E a tutti gli indignati da tastiera, ai benaltristi di professione, ai tromboni musoni che vorrebbero decidere per noi anche in che modo perdere tempo, suggerisco di spegnere il pc e il modem e di scendere in strada a fare la rivoluzione, se proprio ci tengono. Quella vera, beninteso, mica quella a parole, vergata con ipocrita indignazione sullo schermo di un computer, di uno smartphone o di un tablet. Una volta in strada, probabilmente mi vedrete impegnato a catturare Eevee, Rattata, Sandshrew o Squirtle. Mi annoierò mortalmente, già lo so, ma almeno so che vi darò fastidio. Vuoi mettere la soddisfazione?