Ci è capitato di assistere – animatore dell’incontro Luigi Paganetto presso la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione – ai lodevoli sforzi di alcuni specialisti di cose europee impegnati a ricordarsi l’un l’altro quanto di utile e buono si sia fatto e si stia facendo a partire dalla Unione Europea. E tutti con la nuvola di Brexit sulla testa, avanguardia di guai che attendono anche gli altri Paesi dell’Unione. Era palpabile lo sconcerto di quei dotti dopo che gli inglesi della working class, quelli tutti birra, freccette e sussidi, alla domanda “Ti piace il Presepe?” hanno risposto “No”, come il bimbo di Natale in casa Cupiello. Come spiegare l’ostinata negatività di quel fanciullo che scuote il capo in tutta Europa? A Scio Business ce ne siamo data una spiegazione adatta a noi: deficit di narratività.
Insomma, allestire tanti provvedimenti più o meno saggi è positivo solo per le persone che ne sono volta a volta interessate: i formaggiai, i petrolieri, i giovani Erasmus, i trasportatori, eccetera. Ma la somma non fa il totale, perché si tratta di frammenti di azione che da soli non si compongono entro un più ampio disegno. Restano frammenti perché significano ognuno in sé per sé, e non come manifestazioni di uno spirito comunitario. Proprio come gli spaghetti serviti e masticati come monadi non fanno un piatto di pastasciutta. Insomma, i contenuti “utili” della UE saranno anche (e a Sciò Business in effetti paiono) irrinunciabili, ma senza una finalità che li trascenda si afflosciano su se stessi. Perché evidentemente il cosiddetto afflato europeo non è abbastanza concreto per funzionare da agglutinatore narrativo (un tempo si diceva “Patria“). Forse perché la UE è nata sulla scia di prospettive di racconto già tracciate: svilupparsi, stare meglio. Mentre oggi lo sviluppo non è più un destino e il welfare non è più la fortezza di prima. In compenso abbiamo la guerra e i profughi. Ma qui subito confondiamo le acque denominando la prima terrorismo e i secondi immigrati. Dopodiché tutto si riduce a un problema di ordine pubblico. Come se Napoleone ad Austerlitz ci fosse andato coi gendarmi anziché con l’esercito.
Conclusione: a Bruxelles hai voglia di cercare di fare il meglio o il meno peggio su tante importantissime, ma settoriali questioni, che per loro natura esaltano il ruolo e le competenze delle burocrazie specializzate. Ma una sequenza di storielle non fa una storia. Mentre oggi è la Storia con la S maiuscola che, a partire dal conflitto armato, è venuta a stanarti dai tuoi nirvana. Un produttore cinematografico a questo punto avrebbe già assoldato una banda di scafati sceneggiatori e gli avrebbe posto la domanda chiave: “Ditemi cosa sta accadendo?! Per davvero. Perché se non lo fate capire, il pubblico alla sala Europa non ci va. A costo di farsi dare dell’ignorantone populista”.