Il corso di medicina dell’Università romena Dunarea de Jos Galati nato a Enna grazie al Fondo “Proserpina” presieduto dall’ex parlamentare Pd Salvatore Crisafulli potrà continuare. Il tribunale collegiale di Caltanissetta ha respinto il reclamo con cui il ministero, attraverso l’Avvocatura dello Stato, chiedeva con provvedimento d’urgenza “l’immediata interdizione alla prosecuzione dell’attività didattica” dell’ateneo. Niente da fare. Per ora non ci sarà alcun blocco: nonostante il giudice Calogero Cammarata abbia considerato meritevoli le ragioni del ministero per quanto riguarda il profilo del “fumus boni iuris” riconoscendo in particolare l’abuso del diritto dell’Unione Europea da parte dell’Università romena e della “Proserpina”, ha deciso che non vi è “periculum in mora” ovvero alcun pericolo di un pregiudizio imminente e irreparabile.
A detta del giudice, il ministero dell’Istruzione non ha alcun danno all’immagine e può aspettare il giudizio di merito. Tutto rinviato, dunque, ai tempi ordinari della giustizia italiana. Una mezza vittoria per Vladimiro Crisafulli che dalla sua Enna va fiero dei quaranta ragazzi siciliani che hanno frequentato il primo anno assistendo a lezioni in lingua romena in un’aula “remota”: “E’ sicuramente una vittoria. Non interpreto e non commento la sentenza ma la applico. I magistrati hanno assunto una posizione. Il ministero una volta ogni tanto dica la verità: il magistrato ha detto che non è in condizione di decidere. Sono questioni talmente delicate che vanno esaminate in sede di merito. Le valutazioni del giudice sono da approfondire. Hanno tentato di fermarci ma non ci sono riusciti: quello che dice il Miur mi interessa fino ad un certo punto. Loro continuano ad essere contrari; non ci posso fare nulla. Non c’è un precedente alla nostra iniziativa. C’è qualcuno che ha deciso di fare una guerra a noi per non creare precedenti”.
Un’idea osteggiata da subito dal ministro Stefania Giannini che prima ancora dell’inizio delle lezioni, il 12 ottobre dello scorso anno, aveva chiesto l’intervento della procura e diffidato i soggetti ad andare avanti. Un tentativo inutile dal momento che Crisafulli aveva tirato avanti per la sua strada dando il via al corso di medicina e professioni sanitarie nei locali dell’ospedale “Umberto I”. Un atteggiamento che è costato caro all’ex onorevole finito nel registro degli indagati per abuso d’ufficio e invasione d’edificio pubblico. Una guerra arrivata al tribunale di Caltanissetta il 2 febbraio scorso quando il giudice monocratico aveva ritenuto illegittimo il ricorso dell’Avvocatura di Stato depositato per stoppare le lezioni. Un atto “indigesto” per il Miur che aveva da subito deciso la via di un nuovo ricorso d’urgenza davanti al tribunale collegiale.
Ieri è arrivata la nuova ordinanza: “Il Miur – spiega Salvatore Faraci che ha difeso il ministero – ha fatto un ricorso d’urgenza per chiedere immediatamente il blocco delle attività della facoltà di Medicina perché il ministero reputa che effettivamente senza la loro autorizzazione quella facoltà non possa operare. Il provvedimento arrivato ieri ha rigettato il nostro reclamo ritenendo solo l’assenza del danno grave mentre nel merito ha ritenuto che le tesi del Miur siano fondate e che ci sia un abuso del diritto comunitario; senza autorizzazione quei titoli verosimilmente non varranno nulla. La tesi della fondazione non ha fondamento giuridico. I ragazzi rischiano tra tre-quattro anni di trovarsi con una sentenza che dirà che quel titolo non ha alcun valore legale. Chiariamo, non era una sentenza la prima e non lo è questa: è un’ordinanza che chiarisce che la questione non è per nulla chiusa. Il tribunale di Caltanissetta non ha affatto detto che quei corsi sono legittimi. Prendiamo atto del responso dei giudici; ora il ministro dovrà decidere di fare il giudizio di merito e chiedere al tribunale una sentenza vera e propria”.
“Il Ministero dell’Istruzione – fanno sapere invece dal Miur – prende favorevolmente atto dell’ordinanza del Tribunale di Caltanissetta che ha ritenuto fondate le nostre doglianze per ciò che concerne il profilo del fumus boni iuris affermando che l’iniziativa relativa alla costituzione di una facoltà di medicina da parte dell’Università Dunarea de Jos di Galati e della Fondazione Proserpina è in contrasto con l’ordinamento nazionale e comunitario. Risulta pertanto confermato, come già fatto presente dal Ministero all’Università Dunarea de Jos e alla Fondazione Proserpina fin dallo scorso mese di settembre che ‘eventuali titoli rilasciati all’esito di tali corsi non avrebbero alcun valore né a fini accademici né ai fini professionali e non potrebbero essere riconosciuti né da altro Ateneo né da altra Autorità pubblica’. Il Tribunale di Caltanissetta ha fatto presente che l’azione attivata ai sensi dell’articolo 700 del codice di procedura civile non consente al giudice di ordinare la cessazione delle attività didattiche, in quanto non è provata l’irreparabilità del danno causato dall’attivazione dei corsi. Tuttavia già il giudice di primo grado aveva affermato la possibilità di un provvedimento successivo del ministero per disconoscere l’efficacia dei titoli di studio. Anche al fine di tutelare la posizione degli stessi studenti frequentanti tali corsi, il ministero sta quindi valutando ogni possibile ulteriore azione al fine di ricondurre nel più breve tempo possibile questa spiacevole situazione nell’alveo della legalità e di fornire puntuali indicazioni alle Università per confermare la non riconoscibilità del titolo di studio”.