Fabio Rizzi, consigliere leghista, dentista di professione che aveva firmato la riforma della sanità regionale, era finito nelle maglie dell'inchiesta sulla sanità odontoiatrica in Lombardia insieme ad altre 20 persone
A cinque mesi dall’arresto e anche dalla dichiarazione di intenti di chiarire tutto Fabio Rizzi, ex presidente della commissione sanità di Regione Lombardia, fedelissimo del governatore Roberto Maroni scaricato a tempo di record dalla Lega, ha patteggiato. Il Tribunale di Monza ha accolto la richiesta di scontare due anni e sei mesi per corruzione. Il consigliere, dentista di professione che aveva firmato la riforma della sanità lombarda, era finito nelle maglie dell’inchiesta sulla sanità odontoiatrica in Lombardia insieme ad altre 20 persone.
Con Rizzi nei guai era finito un gruppo di imprenditori accusato di aver versato bustarelle ai funzionari ai quali erano affidate una serie di gare di appalto: le operazioni coinvolgevano anche appalti di società private accreditate con il Sistema sanitario nazionale, tutte per la gestione esterna di servizi odontoiatrici. Dieci gli episodi di corruzione ricostruiti nel corso delle indagini che hanno permesso di scoprire che da oltre 10 anni numerose aziende ospedaliere avevano esternalizzato il servizio di odontoiatria ricorrendo a gare di appalto per circa 400 milioni. Il privato di fatto si inseriva all’interno della struttura ospedaliera come un vero e proprio reparto, gestendo tutto, dall’allestimento dei locali alle visite passando per la gestione del personale, in un regime di sostanziale monopolio del settore odontoiatrico il tutto a danno della qualità del servizio e degli utenti che venivano spinti (tramite allungamento delle lista d’attesa) a servirsi dei servizi a pagamento.
La compagna dell’ex consigliere regionale, Lidia Pagani, è stata invece condannata a quattro mesi con pena sospesa per favoreggiamento personale con non menzione della condanna. Il Tribunale di Monza ha inoltre rigettato tutte le richieste di risarcimento connesse al rito abbreviato. “Attendiamo i motivi della sentenza e vedremo il da farsi – ha commentato l’avvocato Monica Alberti – valuterò per Rizzi se chiedere l’affidamento in prova”. Arrestato a febbraio la difesa fra qualche giorno, superati i sei mesi di custodia cautelare, potrà infatti chiedere ai accedere alle misure alternative alla detenzione.
Il giorno dopo gli arresti in casa gli investigatori trovarono 15mila in casa e in particolare 19oo nel congelatore. L’ipotesi dell’accusa era che quei contanti potessero essere una tranche della presunta tangente da 50mila euro che sarebbe stata pagata dall’imprenditrice Maria Paola Canegrati – l’imprenditrice denominata Lady Dentiera – a Rizzi e al suo braccio destro Mario Longo attraverso l’emissione di due presunte false fatture. Il versamento della presunta bustarella emergeva da un’intercettazione del 17 gennaio 2015 tra Rizzi “e la sua convivente riguardo la detenzione di circa 15.000 euro in contanti nella mansarda di casa”. Lidia Pagani, infatti, chiedeva al compagno: “Tu come fai i pezzettoni da cinquecento che hai su…in mansarda?”. Rizzi: “Perché?”. Pagani: “È un casino adesso versarli”. E poi ancora la donna: “Quant’è che c’è su, quindicimila euro?”.