Romano Prodi su Il Messaggero (10 luglio 2016) ha proposto la creazione di un fondo di proprietà pubblica o mista per risolvere i problemi sociali ed economici delle famiglie e contemporaneamente i problemi delle sofferenze bancarie. La mia proposta è che questo progetto venga finanziato con “moneta fiscale”.
Per moneta fiscale si intende un titolo di Stato denominato in euro, utilizzabile a scadenza differita (due o tre anni) per pagare il fisco e altre obbligazioni verso l’amministrazione pubblica (contributi, tariffe, multe, ecc). E’ un titolo negoziabile come un Bot o un Btp, e quindi sul mercato sarebbe subito convertibile in euro, come qualsiasi altro titolo. Grazie all’emissione di moneta fiscale lo Stato potrebbe finanziare il fondo proposto da Prodi e risolvere simultaneamente i problemi delle famiglie e delle banche.
Il titolo può essere emesso dallo Stato – nella forma di Certificato di credito fiscale – o da una azienda pubblica o para-pubblica, come la Cassa depositi e prestiti, purché, previo l’accordo con lo stato, sia utilizzabile per “pagare le tasse” dopo un congruo periodo di tempo, per esempio due o tre anni. Se infatti la moneta fiscale fosse immediatamente utilizzabile, allora diventerebbe un semplice sconto fiscale, ma provocherebbe immediatamente deficit pubblico. Invece, grazie alla sua scadenza differita di 2-3 anni, la moneta fiscale – in quanto titolo monetizzabile che aumenta la capacità di spesa e di investimento dei titolari – diventa ossigeno per l’economia reale, aumenta il reddito e crea nuova ricchezza per effetto del moltiplicatore keynesiano.
Grazie al moltiplicatore, il deficit che si creerebbe ceteris paribus con l’emissione di moneta fiscale, verrebbe più che compensato grazie all’aumento del Pil e ai conseguenti incrementi dei ricavi fiscali. Ma seguiamo innanzitutto il ragionamento di Prodi. Secondo Prodi “le sofferenze relative alle famiglie ammontano a circa 34 miliardi, di cui 20,2 assistite da garanzia reale. Si tratta nella quasi totalità di sofferenze derivanti da mutui legati all’acquisto di abitazioni”.
Prodi stima che circa 250.000 famiglie si trovino a rischio di vedere la propria abitazione pignorata da parte della banca creditrice o da una delle società specializzate nell’acquisto dei crediti in sofferenza. Si tratta di un numero cospicuo di casi che si aggiunge all’1,7 milioni di famiglie di reddito modesto che oggi versano in situazione di disagio abitativo, in quanto l’incidenza del canone di affitto sul loro reddito supera la soglia critica del 30%.
Oggi le banche si accingono a cedere alle società finanziarie specializzate i loro “mutui incagliati” a valori che superano di poco il 20%. Questo per le banche significa incassare una somma intorno ai 5 miliardi di euro. Prodi avverte che le conseguenze sarebbero disastrose per le banche e per le famiglie che si troveranno senza casa. Esiste però una soluzione. La quasi totalità delle famiglie potrebbe probabilmente sostenere il peso di un canone d’affitto intorno ai 2.000 euro all’anno (all’anno e non al mese). Queste famiglie valuterebbero quindi positivamente la possibilità di cedere il loro immobile in cambio dell’immediata estinzione del debito e di un contratto d’affitto di lungo periodo ad un canone che, come si è visto, sarà molto modesto.
Prodi propone “la creazione di un fondo di proprietà pubblica o mista che compri dalle banche questi crediti ad un valore medio di 40.000 euro, riversando alle banche una somma di 10 miliardi di euro per liberarle dai crediti incagliati, invece dei 5 miliardi che riceverebbero dalle società specializzate in questi acquisti”. Il fondo acquisirebbe la proprietà degli immobili, evitando le procedure di pignoramento e offrendo alla famiglie un contratto d’affitto di lungo termine ad un canone molto basso e con l’eventuale possibilità di riscatto nel caso che la situazione migliori. Questo fondo agirebbe con una prospettiva di utilità sociale ma soprattutto opererebbe in ottica di mercato in quanto sarebbe remunerativo con un ritorno degli investimenti intorno al 5%. Il progetto di Prodi è condivisibile. Anzi potrebbe essere esteso anche ai prestiti incagliati di quella parte cospicua di piccole e medie aziende che si trovano in crisi temporanea di liquidità ma che sarebbero solvibili se temporaneamente finanziate. La moneta fiscale potrebbe per esempio essere utilizzata per pagare i debiti non ancora erogati della Pubblica amministrazione verso le aziende fornitrici.
La moneta fiscale – che sostanzialmente attualizza il valore dei futuri proventi fiscali e che inoltre rende questo valore attuale immediatamente convertibile in euro da spendere -, appare come lo strumento migliore per finanziare queste iniziative in modo da uscire dalla crisi senza creare ulteriore deficit pubblico.