Il referendum costituzionale? “Rischia di essere celebrato in un clima conflittuale“. La rappresentazione che se ne sta dando? “Come se fosse il giudizio universale, ed è una rappresentazione inopportuna, irrealistica e fuorviante“. I giornali? “Devono dare spazio alle ragioni di entrambi gli schieramenti“. Se dovesse vincere il sì? “Il parlamento dovrà subito occuparsi del nuovo ruolo del Senato“. Parola di Pietro Grasso, il presidente di Palazzo Madama che al referendum costituzionale ha dedicato uno dei passaggi fondamentali del discorso tenuto in occasione della tradizionale “Cerimonia del ventaglio” con la stampa parlamentare.
“Referendum come giudizio universale? Non è opportuno” – “Il referendum dovrebbe svolgersi in un clima di serenità e con un serio confronto sul merito: la rappresentazione che se ne sta dando di una sorta di giudizio universale è inopportuna, irrealistica e fuorviante, tanto quando si vuole dimostrare che questa riforma sarà la panacea di tutti i mali, così come quando si prospetta la fine della democrazia se la riforma verrà approvata o la catastrofe se verrà respinta“, ha detto il presidente del Senato: un chiaro riferimento alle polemiche amplificate anche dal governo sul tema. Grasso infatti ha poi sottolineato come si sia creata una “forte polarizzazione intorno al referendum, che rischia” di essere celebrato in “un clima troppo conflittuale ed emotivo”.
“Forze politiche non spaventi elettori” – E fa l’esempio di quanto successo in Gran Bretagna con la Brexit per appellarsi alle forze politiche affinché non “spaventino gli elettori prefigurando conseguenze catastrofiche” che poi non darebbero gli “effetti sperati”. Secondo il presidente, infatti, il referendum “ha carattere profondamente diverso, perché è parte di un procedimento formalmente disciplinato dalla nostra Costituzione, proprio a garanzia della rigidità della carta e della sua revisione. A prescindere dal risultato finale, credo sia necessario soffermarsi sul clima in cui il Paese arriverà a questo importante momento. Sono convinto che questi mesi saranno un formidabile banco di prova per la qualità della nostra democrazia”.
“Giornali diano spazio a tutte le ragioni” – “L’esercizio del voto – ha continuato – è l’atto finale di un percorso, l’espressione di un’idea di appartenenza a una comunità della quale si vuole progettare il futuro. Dunque è necessaria una decisione consapevole, che potrà avvenire solo se il dibattito si concentrerà sui contenuti della riforma, evidenziandone pregi e difetti”. È per questo motivo che poi l’ex magistrato ha auspicato che politica e informazione garantiscano la “qualità” dei meccanismi democratici. “Pur non essendo stata fissata la data del voto, si deve prendere atto che la campagna referendaria è già da tempo entrata nel vivo, ed è necessario assicurare che i mezzi di comunicazione diano spazio adeguato ed equilibrato a tutte le ragioni di merito in eguale misura”.
“In caso di vittoria del sì Parlamento si occupi del Senato” – E se dalle urne, dovesse emergere la conferma da parte dei cittadini della riforma Renzi – Boschi, il presidente ha auspicato che il Parlamento ridisegni in maniera repentina le funzioni di Palazzo Madama. “Il Senato disegnato dalla riforma costituzionale è stato concepito come lo snodo centrale del regionalismo italiano. Perché questo si realizzi è però necessario che il Parlamento, in caso di esito favorevole del referendum confermativo, si faccia carico entro la fine della legislatura dell’attuazione di alcune previsioni fondamentali della riforma, destinate ad incidere sostanzialmente sul ruolo del futuro Senato”. Per il presidente, il tema centrale è rappresentato “dalle modalità di elezione dei futuri senatori: argomento che ha infiammato il dibattito per lunghe settimane esattamente un anno fa. Sul tema sono stati già presentati disegni di legge, che dovranno essere assegnati alla competente Commissione all’indomani di una vittoria del Sì. Altrettanto rapidamente ci si dovrà occupare dei regolamenti parlamentari, in particolare della configurazione dei gruppi, che incideranno sostanzialmente sull’effettiva vocazione territoriale della nuova Camera alta”.