Stefano Parisi potrebbe fare il miracolo: riunire il centrodestra, tutto, da Matteo Salvini a Corrado Passera, passando per Forza Italia. Con l’obiettivo di “farli sparire” – parola magica del manager durante la campagna elettorale per Palazzo Marino -, per evitare che ciascuno dei leader possa essere un freno per l’elettorato dell’altro: i centristi non votano la Lega, i leghisti schifano i centristi, eccetera. Milano, dunque, è stato un laboratorio: la coalizione ha perso, ma di poco. Altrove non si sono trovati candidati comuni. Così l’annuncio di Parisi viene salutato positivamente da tutte le forze politiche, Carroccio compreso. “Se si parla di idee – dice Matteo Salvini – noi ci siamo. Siamo per un’idea di centrodestra con meno Stato e più imprese, incisivo sull’immigrazione. Se però c’è una proposta di centrodestra in punta di piedi, non funziona”.
E l’immigrazione è il primo tra i temi che Parisi, significativamente, elenca nell’intervista alla Stampa nella quale dice di proporsi per “rigenerare il centrodestra con un programma politico liberale e popolare”. E quindi: immigrazione, Europa, burocrazia, opportunità di semplificazione ed efficienza offerte dalla tecnologia. L’inizio di tutto sarà a settembre, a Milano, con una convention programmatica. In questo modo l’ex manager di Fastweb spiega di cercare di “non disperdere l’esperienza fatta”.
Parisi annuncia che voterà no al referendum costituzionale in autunno, ma invita il presidente del Consiglio Matteo Renzi a non dimettersi. Anzi, lancia l’idea di un’Assemblea costituente per le riforme, al posto del Senato. “L’Assemblea sarà eletta con metodo proporzionale contemporaneamente alle elezioni politiche, lavorerà per 18 mesi e discuterà delle proposte di riforma, poche e semplici, portate dai partiti”.
Per il suo progetto Parisi vuole coinvolgere “figure competenti. La politica ha vissuto una breve fase giovanilista, in cui sembrava un merito non aver fatto niente. Io dico invece che servono persone fresche, cioè di non lunga carriera politica, ma che abbiano dimostrato di avere capacità”, dice Parisi che aveva detto la stessa cosa anche in campagna elettorale. Chi vuole discontinuità mi scelga, aveva detto, ma “non c’ho 20 anni e non sono stato scelto col web. Ho 60 anni e ho un po’ d’esperienza alle spalle”.
Il messaggio, insomma, è inviato a tutti i partiti di centrodestra, “anche oltre il perimetro che mi ha sostenuto: parlo all’opinione pubblica moderata, che va risvegliata nell’interesse e nella partecipazione”. Sul leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, alle prese con gli acciacchi di salute e un partito soffocato da problemi interni e da sondaggi asfittici, Parisi ritiene “che guardi al mio progetto con interesse” e nel centrodestra del futuro avrà un ruolo: “E’ stato a lungo motore della parte più moderata dello schieramento, deve continuare ad esserlo”. A Parisi arrivano il via libera – in ordine sparso – di Micaela Biancofiore (Forza Italia), Italia Unica (il movimento di Corrado Passera), Maurizio Sacconi (Nuovo centrodestra). Ma c’è chi non la prende bene: “Continuo a pensare che Forza Italia è Berlusconi e Berlusconi è Forza Italia- dichiara Nunzia De Girolamo – Tutto ciò che deciderà il nostro presidente, per me è legge”.