La decisione aveva provocato un terremoto: il generale Giorgio Toschi, forte di un incondizionato appoggio di Palazzo Chigi, nominato al vertice della Guardia di Finanza. Tempo tre mesi e su Repubblica appare un articolo a firma di Carlo Bonini che rivela perché quella scelta era “fortemente sconsigliabile”, o forse “al contrario, finalmente la spiega”. I fatti. Il comandante generale delle Fiamme Gialle Giorgio Toschi godeva dei benefici di relazioni consolidate con personaggi come Riccardo Fusi, regista del sistema Grandi Appalti, poi condannato per corruzione e bancarotta fraudolenta. Prova ne sia una serie di soggiorni alberghieri omaggiati da Fusi, all’epoca titolare della catena Una Hotels, che il generale non ha mai saldato. Perché era proprio Fusi a provvedere, tramite una società satellite. Le prove sono in uno scatolone depositato nell’ufficio “corpi del reato” del Tribunale di Firenze, agli atti del processo per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino di Denis Verdini, sepolto tra con le fatture per due soggiorni nel luglio e settembre del 2008.

Le date, come i nomi dei protagonisti, sono fondamentali. Tosi tra il 2006 e il 2010 era comandante regionale in Toscana. Beneficiario, insieme a lui, dei soggiorni in conto Fusi, era anche Marco De Fila, comandante provinciale della Finanza di Prato che era competente per i controlli sul Gruppo Fusi. Non sono gli unici nomi che contano. Tra le fatture degli ospiti spunta, secondo Repubblica, anche quello di Costanza Palazzo, figlia del presidente del Tribunale di Prato Salvatore, costretto alle dimissioni per far cadere l’azione disciplinare che il Csm aveva avviato a suo carico per aver “omesso consapevolmente di astenersi dalla trattazione e dall’emissione di numerosi decreti ingiuntivi in favore di società che, pur in concordato preventivo, erano collegate a Riccardo Fusi, cui era legato da amicizia e assidua frequentazione”.

In altre parole, scrive il quotidiano romano, la scelta degli “ospiti” sarebbe prova della capacità di condizionamento che Verdini e Fusi avevano sugli alti ufficiali e giudici che avrebbero dovuto metterli alle strette. Fino al 2010 e alle indagini della Procura di Firenze e del Ros dei carabinieri, la Guardia di Finanza, che aveva in Toschi il suo ufficiale più alto in grado in Toscana, non si è insomma accorta che il rapporto tra Fusi e Verdini, tra il Gruppo BF-BTP e il Credito Cooperativo Fiorentino era caratterizzato da un “grumo di corruzione“. In questo quadro i soggiorni gratis nelle strutture extralusso di Fusi non sembrano uno sfortunato inciampo. L’articolo conclude ricordando che Toschi era già finito nei guai per una vicenda del 2002, quando era comandante provinciale in quel di Pisa.

Come aveva raccontato il Fatto il 3 maggio scorso, si era salvato in corner da un processo per concussione che lo avrebbe visto nei panni di chi chiede e ottiene denaro contante dalle concerie della zona per evitare le verifiche. Dagli atti di quel procedimento, poi archiviato, risultava che il numero uno delle Fiamme Gialle tra il 1991 e il 1996 avesse acquistato tre Mercedes ottenendo sostanziosi sconti dal concessionario, dai quattro ai dieci milioni di lire. Sempre da quei carteggi, erano emerse accuse di mazzette (in cambio di mancati controlli) e la passione del generale per le banconote nuove, che scambiava con quelle vecchie. Interrogato sui movimenti di denaro dal suo conto corrente e sulla loro consistenza, il generale si era difeso sostenendo fossero soldi ricevuti dalla famiglia. Nel 2002 quella spiegazione bastò, insieme alla constatazione che non ci fossero prove sufficienti per l’imputazione. Le carte sui “soggiorni a scrocco” a carico di soggetti su cui avrebbe dovuto indagare,  conclude Repubblica, meriteranno altre risposte da parte del Generale.

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