Alla fine la montagna ha partorito il topolino. Dopo l’annuncio dello stop alla chiamata diretta, il ministero dell’Istruzione rispolvera il meccanismo e consegna tutta la partita alla discrezionalità dei dirigenti scolastici: in meno di quattro-cinque giorni, i presidi dovranno esaminare i curriculum pervenuti alle scuole, effettuare un eventuale colloquio, affidare l’incarico. E i sindacati sono già sul piede di guerra e sono pronti a fare ricorso. Secondo la Flc Cgil, il dirigente scolastico potrà “arbitrariamente” decidere chi assumere, mentre per la Cisl il “ministero ha mancato di rispetto alla scuola e a chi ci lavora”.

Dopo un mese di trattativa con le organizzazioni sindacali, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha scelto di far da sola e il 20 luglio i tecnici del Miur hanno presentato ai sindacati (che non hanno dato l’imprimatur) le linee guida che a breve saranno sulle scrivanie dei presidi. Nella pratica, la nuova chiamata, che coinvolgerà dal 25 luglio al 15 settembre circa 90mila maestri e professori, funzionerà così. Il dirigente in una prima fase dovrà scegliere, tra le circa quaranta indicate da Roma, le caratteristiche (un range tra 3 e 6), da richiedere al docente stabilendo un ordine di priorità. In una data precisa dovrà pubblicare l’avviso con i requisiti prioritari. Entro sei-sette giorni, a seconda dell’ordine di scuola, i docenti dovranno presentare il curriculum e autocandidarsi.

A quel punto, entro tre-quattro giorni, i presidi esamineranno i cv, potranno fare dei colloqui e invieranno le proposte di incarico che gli insegnanti dovranno accettare o meno entro 24 ore. L’indomani il capo d’istituto comunicherà agli uffici scolastici regionali gli incarichi assegnati, in modo che dai capoluoghi regionali possano intervenire per affidare un posto a chi non è stato chiamato dal preside. In queste ore, al Miur stanno ancora lavorando per cercare di allungare i tempi e creare meno disagio possibile, ma l’impressione è che lo stesso ministero sia inguaiato.

Il Miur ha parlato di una “chiamata per competenze”, ma per la Flc Cgil “si creano di fatto le condizioni per cui non esistono requisiti reali, oggettivi, trasparenti e verificabili per l’assegnazione dei docenti con rischi di tensioni e conflitti che possono determinare confusione e incertezza all’apertura del nuovo anno scolastico”. Domenico Pantaleo, segretario generale del sindacato, spiega che “il dirigente scolastico potrà indicare a suo piacimento quali requisiti siano o no coerenti con il Piano triennale dell’offerta formativa, attingendo ad una lunghissima e disparata tabella allegata o anche oltre questa stessa tabella, potrà svolgere un colloquio con i docenti che avanzano domanda e potrà arbitrariamente creare le connessioni fra requisiti e persone”. I sindacati son pronti a dar battaglia e già pensano ad un ricorso mentre i docenti già si preoccupano per quello che li aspetta nelle prossime settimane: molti di loro saranno costretti a ritornare dalle vacanze per le operazioni della chiamata.

“Gli insegnanti – spiega Maddalena Gissi della Cisl Scuola – saranno costretti per avere una sede di servizio ad affrontare un percorso ad ostacoli che prevede la presentazione di un curriculum a una o più scuole del loro ambito. Sono del tutto assenti indicazioni con cui gestire e graduare una pluralità di candidature tra loro concorrenti. Lo stesso per quanto riguarda la modalità con cui gli Usr procederanno ad attribuire la sede di servizio ai docenti senza proposta di incarico o che non abbiano inviato il curriculum”.

Critica anche la Gilda che attraverso il coordinatore nazionale Rino Di Meglio parla di un “atto di dubbia validità giuridica”. Nemmeno l’Associazione nazionale presidi che ha da sempre sostenuto le scelte del Miur riesce a schierarsi in toto dalla parte della Giannini: “E’ importante che si possa cominciare a dare avvio ad un processo di valutazione degli insegnanti che non c’è mai stato ma i tempi sono troppo stretti”.

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