Diciamolo apertamente, su questa faccenda delle reunion il mondo del rock ha rischiato di schiantarsi definitivamente le ossa. Va bene che il Dio denaro è il Dio denaro, ma anche gente che non si rivolgeva la parola in gioventù, gente che si è lasciata maledicendosi, rilasciando dichiarazioni velenosissime, in alcuni casi venendo alle botte, si è ritrovata a condividere di nuovo il palco, il pullman del tour, le foto e le interviste di rito, come se nulla fosse. Poi ci sono le eccezioni, e ovviamente qui stiamo per affrontare una di queste. Ci sono quelle occasioni che magari per questioni anagrafiche ci siamo persi e che una reunion, seppur in versione imbolsita e incanutita, ci offre di nuovo, nella famosa seconda chance. E ci sono addirittura occasioni che ci siamo persi perché non ci sono proprio state, perché alcune realtà musicali sono nate e morte nello stesso momento, finendo poi per proseguire la propria gloriosa storia, è il caso di dirlo, in altre lande.
Senza continuare a girarci intorno, è di queste ore la notizia della reunion dei Temple of the Dog. Una notizia che, se c’eravate negli anni novanta, se avete almeno una volta indossato una camicia di flanella a scacchi, indossato calzoni corti su sneaker, lasciato crescere i capelli e la barba in modo finto trasandato, insomma, se avete amato il grunge e se ancora lo amate non potrete che accogliere con i lucciconi e il battito del cuore accelerato. Perché i Temple of the Dog sono una vera e propria superband, di quelle che, non fossero esistite davvero, uno si sarebbe trovato a sognare in cameretta, mentre sul piatto girava un disco degli Screaming Trees o dei Melvins. Una superband che è vissuta il tempo di rendere omaggio a un compagno di strada caduto anzitempo, Andrew Wood, cantante dei Mother Love Bone morto giovanissimo per overdose di eroina. Compagno di stanza di Wood era infatti tale Chris Cornell che particolarmente scosso da quel fatto scrisse due canzoni e chiamò per eseguirle due compagni di Wood nei Mother Love Bone, Stone Gossard e Jeff Ament. Cornell era già il cantante dei Soundgarden, uno dei motori del grunge, probabilmente l’ultimo genere musicale a essere diventato mainstream e di grande successo nella musica popolare, nato dall’hard rock e dalla fascinazione per i suoni cupi di band come i Black Sabbath o, appunto, band indipendenti come i Melvins.
A questo insolito trio si unì proprio il batterista dei Soundgarden, Matt Cameron e un altro chitarrista, Mike McCready, dando vita a un gruppo sulla carta imbattibile. Il gruppo darà alle stampe un album eponimo, che vedrà la partecipazione anche di Eddie Vedder, ex surfista nel mentre diventato cantante dei Pearl Jam. Quindi parte dei Soundgarden e parte dei Pearl Jam insieme, un piccolo miracolo, come miracolose sono in effetti le canzoni che compongono quest’unico lavoro di studio. Unico lavoro di studio che non vedrà praticamente mai la luce dal vivo, viste le sole tre date in cui i Temple of the Dog si esibiranno, una prima dell’uscita dell’album, una al Foundation Forum e una all’edizione del 1992 del Lollapalooza. Poi ognuno per la propria strada, magari tornando a incrociarsi di nuovo, ma mai al gran completo e mai sotto questo marchio.
È appunto di questi giorni la notizia che in autunno l’album in questione verrà ridato alle stampe in edizione Deluxe, doppio cd con diversi inediti, e che per la prima volta Cornell e compagni andranno in tour insieme per gli Stati Uniti. Occasione, questa, che la storia, e ovviamente si sta parlando della storia con la esse minuscola, quella che si occupa di facezie come la musica rock, ci aveva impedito di gustare a suo tempo. Esattamente dopo venticinque anni, quindi quando tutti i protagonisti coinvolti hanno superato i cinquant’anni, e quando il grunge fa ormai parte del passato (se volete vedere alcuni dei protagonisti di questa storia, e anche della storia della band in questione, andatevi a recuperare Singles, il film dedicato al grunge e alla scena di Seattle diretto nei primi anni Novanta da Cameron Crowe). Nel mentre i Pearl Jam sono andati avanti, diventando una pietra miliare del rock americano, mentre Cornell ha avuto una carriera altalenante, e dopo un primo scioglimento dei Soundgarden ha proseguito da solista e con gli Audioslave, in compagnia di tre quarti dei Rage Against the Machine, e poi si è riunito a Kim Thayl e agli altri Soundgarden, per un nuovo album di inediti, King Animal.
Si dice che i treni, nella vita, non passino mai due volte. Nel caso dei Temple of the Dog sembra le cose andranno diversamente, e solo l’idea di vedere, a un certo punto, Eddie Vedder salire sul palco per cantare con Cornell e tutti gli altri Hunger Strike mette i brividi. Speriamo solo prevedano di venire anche in Europa e in Italia.