Ultima luna caprese per Ricucci prima dell’arresto. Il carampano immobiliarista pur sapendo della mattanza della guardia di finanza non ha rinunciato a un fine settimana all’hotel cinquestelle Quisisana. Stefano Ricucci è famoso per i suoi intrallazzi, per il matrimonio da favola con Anna Falchi e per la battuta “fare il frocio con il culo degli altri” che, va beh, può prestarsi a mille interpretazioni. Imbolsito, l’uomo de panza ha passeggiato su e giù per via Camerelle, al fianco una di quelle gnocche di schiantosa bellezza. Entrambi hanno lasciato intendere la stessa cosa: “Ce l’ho solo io”.

Le seconde passioni scoppiano esplosive. Improvvise. L’inverno le cova e il caldo le amplifica. Come quella di Angelo Schettino, industriale made in Sud, autodidatta in tutto anche nella musica. La compone, l’arrangia, se la canta e piazza il suo pop melodico in classifica. L’anno scorso il brano “Ferragosto senza te” tallonava Ligabue e Vasco Rossi nella hit parade di Radio Kiss Kiss. Niente male per uno che nella vita di tutti i giorni fa tutt’altro mestiere. Portatore sano di napoletanità con quella voce che è un mix fra Fred Buscaglione e Peppino Di Capri, un accenno abbronzatura, occhiale specchiato, giacca sartoriale. Angelo chansonnier e la sua band (al piano Francesco D’Alessio, nipote di Gigi, alla chitarra Maurizio Fiordaliso che suona già con la Pausini) macinano note, twittano con i fan e lanciano tormentoni dell’estate in ammollo come “Solleone”, di cui è appena uscito il videoclip. Angelo, 60 anni vissuti intensamente, ha già prodotto sette CD e il ricavato va tutto in beneficenza al reparto pediatrico dell’ospedale Santobono di Napoli. “La musica e le passioni non hanno età”, canticchia Angelo. Tanto alla azienda di famiglia ci pensa il figlio Francesco, soprannominato il “principe” del business.

Gennaro Esposito non ci pensava proprio a Ibiza. Se ne stava tranquillo, incoronato da due stelle Michelin, a cucinare nella torre saracena di Seiano, un paesino incastonato sulla costiera sorrentina, il golfo di Napoli ai suoi piedi. Fino all’incontro con Alessio Matrone. E furono scintille, non solo ai fornelli. Alessio cominciò tutto nel 1999 in uno scantinato, aveva 20 anni e in tasca 4 milioni di vecchie lire da investire. Oggi intorno alla sua Optima, multitasking e multiforme, gira un indotto di un migliaio di persone. Alessio parlava di start up e di concept a Gennaro che è ancora un cuoco vecchio stile, con tanto di grembiulone sporco di unto perché lui le mani se le sporca sul serio mica come i vari masterchef spadellatori televisivi tirati a lucido come manicure. E Gennaro con quella sua aria ruspante lo guardava come se avesse di fronte un androide.

Alla fine lo affera per un braccio e gli dice: “Guagliò, a che ora partiamo domani per Ibiza?”. E così Gennaro per la prima volta volò a Ibiza. Fu consegnato nelle sapienti mani del press agent Mario Ioimo e tra un vippaio di lusso e residui hippy radical chic si trovò subito a suo agio. Mario gli parlò di club lounge e dj set. E così prima nella fiammeggiante Marina Botafoch e poi pied dans l’eau nella cala Molì il verace Gennaro ha aperto i suoi risto-bistrot IT, trascinandosi dietro, come prima prelibatezza, la pizza fritta della Masardona che dal 1945 non lasciava il vicolame di Napoli.
@januariapiromal

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