Quali effetti ha avuto la candidatura alla Casa Bianca sulla ricchezza di Donald Trump? E’ la domanda a cui ha tentato di rispondere Bloomberg, ricostruendo l’intricata mappa delle fortune del tycoon newyorchese. Di certo c’è che da quando si è candidato alle primarie repubblicane, Trump ha accumulato più debito e ha venduto almeno 50 milioni di dollari di azioni e obbligazioni, ma nel complesso le sue proprietà sono aumentate nettamente di valore. In base al Bloomberg Billionaires Index, il patrimonio netto dell’imprenditore è salito a 3 miliardi di dollari rispetto ai 2,9 del 2015. La quotazione della TrumpTower di New York è salita per esempio da 490 a 600 milioni di dollari, dopo che Gucci, il suo principale inquilino, ha voluto affittare tutti gli spazi per la vendita al dettaglio. I 16 campi da golf con relative strutture immobiliari hanno registrato poi un aumento dei ricavi del 17% e sono stimati 710 milioni di dollari contro i 375 dell’anno scorso.
La quantificazione della reale ricchezza di Trump è da decenni argomento di discussione negli Stati Uniti. Da sempre, le stime fornite dallo stesso candidato sul suo reale patrimonio sono superiori a quelle calcolate dai giornalisti. Per tutta la campagna elettorale il magnate si è vantato di valere globalmente più di 10 miliardi di dollari, presentando questa cifra come prova dei suoi successi negli affari. Ma Fortune e Forbes lo scorso anno hanno sempre stimato una cifra inferiore ai 5 miliardi.
I debiti – Secondo Bloomberg, nell’ultimo anno i debiti di Trump sono almeno raddoppiati. Arrivando a 630 milioni di dollari rispetto ai precedenti 350, dopo che ha prosciugato una linea di credito di 170 milioni con Deutsche Bank per il progetto di un hotel: il repubblicano ha detto infatti di voler spendere 200 milioni per trasformare in un albergo l’antico edificio dell’ufficio postale di Washington, a pochi isolati dalla Casa Bianca. Da una disclosure form del 2015 emerge poi che Trump ha venduto numerosi bond di diverse società statunitensi, tra cui Apple e Bristol-Myers Squibb. Inoltre 50 milioni di dollari sono stati investiti per la campagna elettorale e Trump ha già annunciato di non volerli recuperare.
Gli immobili – Trump non è il proprietario ma il concessionario di una licenza, per 100 anni, di un altro tra gli edifici più noti di New York, oltre alla Trump Tower: lo storico Nike Store al numero 6 della 57esima strada. Paga circa 3 milioni di dollari di affitto annuale ai proprietari e, stima Bloomberg, l’affare gli ha fruttato circa 520 milioni di euro di introiti, 50 in più rispetto allo scorso anno. Il suo ufficio, al 40 di Wall Street, è invece valutato 540 milioni. Di questo immobile, Trump possiede i diritti di locazione dell’edificio e ne raccoglie gli affitti anche se non ne possiede l’atto di proprietà: ai titolari paga quindi 1,65 milioni l’anno di diritti. Di recente ha rifinanziato il debito relativo alla struttura per 160 milioni, garantendone 26 personalmente. Altre proprietà di Trump stanno invece perdendo valore: la sua quota del 30% di due edifici del Vornado Realty Trust – a New York e a San Francisco – è diminuita di 50 milioni di dollari. E circa venti condomini che possiede al 502 di Park Avenue a New York sono passati da un valore di 200 a 170 milioni. Altri tredici appartamenti al 100 di Central Park South potrebbero essere venduti per 30 milioni l’uno secondo le stime di mercato, anche se Trump ne ha recentemente venduti due, che necessitano ristrutturazioni, a prezzo scontato: favore concesso a suo figlio Eric.