"Inviamo la presente per comunicarti che non rientri più nei quadri tecnici della nostra Società", recita la missiva. Madre e padre raccontano: "Nostro figlio ha pianto molto. Come si può fare questa macelleria sociale?". La società ammette: "Sarebbe stato meglio rivolgersi a loro, ma non c'è spazio per tutti"
Dieci anni appena compiuti, di cui gli ultimi due passati a rincorrere un pallone con la maglia di uno dei club della sua provincia. Fino a quando la società non ha stroncato la sua “mini-carriera” silurandolo con una lettera. Non siamo in serie A, ma tra i giocatori in erba dello Juventus Club Parma. E a ricevere la missiva, indirizzata proprio a lui (e non ai genitori), è stato un bambino che fino a pochi giorni fa non immaginava nemmeno di poter essere tagliato fuori dal club in cui finora ha giocato con passione e impegno. Eppure è successo, a lui e ad altri cinque suoi compagni che dal prossimo anno non potranno più indossare la maglia bianconera, scartati da un giorno all’altro dalla dirigenza a favore di altri mini-giocatori selezionati, proprio come nelle convocazioni delle massime serie.
“Inviamo la presente per comunicarti che non rientri più nei quadri tecnici della nostra Società in vista della prossima stagione sportiva 2016/2017”, recita la lettera a firma della direzione sportiva del club. Cinque righe esatte di benservito, in cui la società, ringraziando brevemente per “l’impegno profuso a favore dei colori bianconeri”, augura al bimbo perfino “buona fortuna per i tuoi eventuali prossimi impegni sportivi”.
Una doccia gelata per il giovanissimo calciatore e per i genitori, che aprendo la busta si sono infuriati per l’esclusione del figlio, ma soprattutto per la modalità in cui è avvenuta. Per questo hanno deciso di denunciare l’accaduto con una lettera indirizzata alla Gazzetta di Parma, che ha raccolto il loro sfogo, informando anche i vertici della Figc Emilia Romagna e la Juventus di Torino (a cui però la società parmigiana non è legata). “Mio figlio”, racconta la donna al quotidiano locale, “ha pianto molto senza capire come mai e soprattutto si è sentito ingiustamente escluso e giudicato. Noi ci chiediamo – continua la madre nella lettera – come si possa fare della macelleria sociale e pensare di mandare delle lettere a dei bambini senza rispettare i diritti riportati e ribaditi dalla Figc e nella carta dei diritti del bambino allo sport dettato dall’Unicef”. I genitori hanno raccontato che loro figlio ora è avvilito, ma sperano che il prossimo anno continuerà a giocare in un’altra squadra. “Si sente tanto parlare di progetti educativi, di valori – conclude la madre – ma sono cose che restano sulla carta”.
La società si è difesa dalle accuse, pur ammettendo l’errore di avere indirizzato la lettera al piccolo e a non alla sua famiglia. “Sarebbe stato meglio rivolgersi a loro”, ha spiegato il presidente dello Juventus Club Parma Mauro Bertoncini, che ha raccontato come per il club la scelta fosse obbligata perché ogni estate le richieste di iscrizione dei ragazzi sono molte. “Noi però – ha chiarito – riusciamo a gestire un certo numero di squadre e non di più. Ecco allora che la necessità di selezionare viene da sé, e in quest’ottica ci sembra naturale valorizzare i bambini che sembrano più dotati. Questo non vuol dire che chi non è confermato non possa diventare un buon calciatore, ma solo che in questo momento da noi non c’è spazio”. I genitori, inoltre, hanno sottolineato i dirigenti bianconeri sapevano che sarebbero arrivate le lettere di convocazione o di mancata conferma per la prossima stagione. E il bambino in questione, per il club, rientra tra quelli che non sono stati richiamati per l’anno successivo.