Università, sindacati, ospedali, scuole private. Dopo avere portato a termine 80mila tra epurazioni e arresti, continua il contro-golpe del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Oltre 2mila enti e istituzioni saranno chiusi in Turchia per sospetti legami con la rete di Fethullah Gulen, accusato da Ankara del fallito golpe. A stabilirlo è il primo decreto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dopo la dichiarazione dello stato d’emergenza. Dell’elenco fanno parte 15 università, 19 sindacati, 1.043 tra scuole private e dormitori studenteschi, 1.229 fondazioni e associazioni e 35 ospedali e istituzioni sanitarie. Intanto, le autorità hanno scarcerato 1.200 soldati arrestati dopo il colpo di Stato, ma catturato il nipote e il braccio destro di Gulen.
La polizia turca ha fermato Muhammet Sait Gulen, e lo ha trasferito nella capitale per interrogarlo in relazione al sospetto che sia legato al fallito golpe. Lo ha riferito l’agenzia di stampa Anadolu. La procura ha stabilito che il nipote dell’imam potrebbe essere coinvolto in una presunta truffa legata a esami per accedere a incarichi pubblichi nel 2010. Le indagini sono concentrate sulle reti legate a Gulen, per il sospetto che abbiano fornito le risposte ai test ai loro associati o simpatizzanti, in modo da farli accedere alla carriera di funzionari pubblici. Una fonte presidenziale ha riferito a Reuters, inoltre, che le autorità turche hanno arrestato Halis Hanci, considerato da Ankara il braccio destro del religioso in autoesilio negli Usa.
“Un Paese che mette in carcere i professori e i giornalisti mette in carcere il suo futuro – ha detto il premier Matteo Renzi all’assemblea del Pd parlando della Turchia – e non c’è accordo sull’immigrazione che possa giocarsi sulla pelle dei diritti umani. Non è solo la pena di morte, che e basilare, ma è anche il modo di vita”.
Il decreto emanato dal governo stabilisce inoltre che il fermo di polizia senza convalida del giudice potrà durare fino a 30 giorni, mentre il ministro della Giustizia Bekir Bozdag aveva parlato di un massimo di 8 giorni. I dipendenti pubblici di cui verrà accertato il legame con la rete di Gulen saranno licenziati e non potranno più lavorare in futuro nel settore pubblico. Il 23 luglio è stata anche sequestrata dalle autorità la direzione di Istanbul dell’organizzazione umanitaria Kimse Yok Mu, impegnata in questi anni in numerose attività all’estero, tra cui molte in Palestina, con il supporto del governo turco.
Le autorità turche hanno arrestato uno dei nipoti del predicatore: Muhammet Sait Gulen è stato preso in custodia a Erzurum, nell’est del Paese, e verrà condotto ad Ankara. La notizia è stata riportata dai media locali, come riferiscono al Jazeera e al Ahram. Si tratta del primo parente di Gulen fermato nel giro di vite imposto dal presidente turco dopo il fallito golpe militare.
Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, in un’intervista alla tv Ntv ha detto che è “molto chiaro” il legame fra i soldati coinvolti nel golpe fallito del 15 luglio e la rete di Gulen. E ha aggiunto che la Turchia completerà in un lasso di tempo compreso fra una settimana e 10 giorni il dossier per la richiesta di estradizione di Fethullah Gulen da presentare agli Stati Uniti. Gli Usa, infatti, hanno fatto sapere che la Turchia dovrà fornire prove evidenti del coinvolgimento di Gulen nel golpe per ottenerne l’estradizione.
Sul fronte interno, invece, la procura di Ankara ha deciso la scarcerazione di 1.200 soldati semplici, che erano stati arrestati per aver preso parte al tentativo di golpe in Turchia. A dare l’annuncio è stato il procuratore capo, Harun Kodalak, secondo cui i militari “non hanno sparato sulla folla” e “non sapevano in anticipo” dei piani golpisti.
Intanto, Erdogan ha rilasciato un’intervista a France 24 attaccando l’Unione europea, dopo le critiche alla reazione seguita al tentativo di golpe. “Rilasciano dichiarazioni – ha detto il presidente turco – che sono contraddittorie. Sono di parte, sono pieni di pregiudizi e continueranno ad agire con pregiudizio nei confronti della Turchia”. Erdogan ha poi confermato che lo stato d’emergenza proclamato nei giorni scorsi per tre mesi potrà essere esteso finché si riuscirà a ripulire “le istituzioni da questo cancro”, vale a dire le infiltrazioni della rete del predicatore Fethullah Gulen, indicato come mente del golpe. “Non ci sono ostacoli – ha detto – a un prolungamento (dello stato d’emergenza, ndr). Ovviamente all’inizio sarà per tre mesi, ma dopo potremo chiedere un altro periodo di tre mesi“. E ha concluso: “La mia nazione, il mio popolo, non devono preoccuparsi. Tutto procede, lo stato d’emergenza ha il solo fine di un sano funzionamento delle nostre istituzioni democratiche. Le nostre istituzioni pubbliche funzioneranno in modo più regolare”.
E nonostante le epurazioni e i richiami alla democrazia arrivati direttamente dal presidente americano Barack Obama, il governo respinge le accuse di violare i capisaldi dello Stato di diritto. “Da subito voglio dire che, pur con quanto accaduto una settimana fa in Turchia, continueremo ad aderire con convinzione ai principi democratici e ad applicare la legge del diritto – ha assicurato il vice premier Mehmet Simsek al primo appuntamento del G20 di Chengdu – Non molto è veramente cambiato. So che ci sono alcuni punti interrogativi”, ha aggiunto.