Ali Sonboly, il killer di Monaco, ha ucciso nove persone e ne ha ferite trentacinque (dieci sono gravi) prima di suicidarsi. Ma ad aiutarlo a realizzare la strage ci sarebbe anche un complice. La polizia bavarese ha infatti arrestato un 16enne di origini afghane, prelevato all’interno della sua abitazione nel quartiere Laim di Monaco. Sarebbe un amico del 18enne tedesco di origini iraniane. Il minore era già stato ascoltato venerdì, poi, alcune incongruenze e contraddizioni hanno spinto la procura a disporne l’arresto. L’accusa è di essere stato a conoscenza del piano omicida e, forse, di aver partecipato anche all’adescamento delle vittime sul web. Perché il ragazzo avrebbe pubblicato in un falso profilo Facebook un post in cui invitava a ritrovarsi al MacDonald’s, uno dei due luoghi della strage oltre al centro commerciale Olympia.
Intanto emergono nuovi particolari dalle indagini. Sonboly aveva un’ossessione per i killer di Utoya e di Winnenden. Ma nessuna motivazione politica, né input dall’estero dietro l’attentato. Nessuna “scelta delle vittime”. Nessun compagno di classe tra le persone freddate. Quella dell’Olympia è una strage forse scatenata dall’instabilità psicologica del ragazzo che in passato è stato vittima di episodi di bullismo, come ha spiegato lui stesso a un uomo che lo insulta dal palazzo vicino al centro commerciale Olympia. A fornire i nuovi elementi è la Polizia criminale della capitale bavarese in una conferenza stampa dove è stato confermato che nel pc del killer è stata trovata una copia del manifesto di Anders Breivik e un’infinità di immagini che ritraggono il neonazista norvegese.
Ossessionato da Breivik e da Kretschmer
Il macellaio di Utoya e lo studente che uccise 15 ex compagni di scuola a Winnenden. Anders Breivik e Tim Kretschmer. Sono questi i due nomi che ossessionano Somboly. Verso di loro il ragazzo provava una vera e propria adorazione: leggeva libri, guardava documentari, studiava le loro folli imprese criminali. Tanto che il massacro di venerdì è avvenuto il 22 luglio, il giorno in cui cadeva il quinto anniversario della strage sull’isola norvegese, dove il 22 luglio del 2011 era in corso il raduno dei giovani iscritti al Partito laburista. Morirono 77 persone: 69 ragazzi sull’isola, le altre vittime vennero uccise da una bomba che scoppiò nel centro di Olso, un diversivo usato da Breivik per sviare le forze dell’ordine. Non solo. Venerdì scorso il 18enne ha aperto il fuoco con una Glock 17 calibro 9, la stessa pistola utilizzata a Utoya dal neonazista. Se la sarebbe procurata online su ‘darknet‘, senza dover fornire alcuna informazione sulla sua identità. La pistola Glock, hanno spiegato investigatori al quotidiano bavarese Sueddeutsche Zeitung, era un’arma “ricondizionata” nel 2014 ed arrivava dalla Slovacchia. Sulla scena del delitto la polizia scientifica ha trovato 58 bossoli esplosi: tutti tranne uno sono stati sparati dall’arma dell’assassino. E’ emerso inoltre che Somboly visitò Winnenden, la cittadina poco lontana da Stoccarda dove nel 2009 il 17enne Kretschmer compì la mattanza. Gli investigatori hanno trovato nel computer del killer di Monaco alcune foto che immortalano il luogo che fu teatro della tragedia.
“Strage pianificata da un anno, ma scelta delle vittime casuale”
Il procuratore di Monaco Thomas Steinkraus-Kochha ha anche chiarito che Somboly programmava la strage da tempo. Almeno dalla scorsa estate. Il ragazzo aveva inoltre scritto un “manifesto”, una specie di testamento per la sua morte, ha fatto sapere il capo della polizia criminale bavarese Robert Heimberger. Gli inquirenti hanno anche chiarito che Somboly non ha scelto “specificamente” le sue vittime. “E’ solo un caso”, quindi, che tra i morti molti erano di origine straniera e coetanei del killer. La circostanza sarebbe legata al fatto che solitamente il McDonald’s dove sono stati esplosi i primi colpi è frequentato da ragazzi immigrati. Durante l’incontro con i giornalisti è stato precisato che nessuna delle vittime di Ali Sonboly era nella sua stessa classe, un liceo tecnico. “Nessuna informazione verrà negata alla stampa sul caso”, ha assicurato il procuratore Steinkraus-Kochha smentendo che il ragazzo abbia hackerato un account Facebook di un’altra persona. Ha semplicemente creato un falso profilo per pubblicare un post su una finta promozione da McDonald’s per attirare nel fast food più gente possibile.
“Padre del killer ha riconosciuto il figlio in un video”
La polizia ha anche fatto sapere che i genitori di Somboly non sono ancora stati interrogati e che il padre venerdì ha riconosciuto il figlio in un video dell’agguato che circolava sulla rete. A quel punto è stato lui stesso ad andare in una caserma a dire che sospettava che il protagonista di quel video e della strage fosse proprio Ali, “un provetto giocatore di giochi di sparatorie online“, lo hanno definito gli agenti.
“Era in cura per malattie psichiatriche ed era stato vittima di bullismo”
E gli investigatori continuano a setacciare anche nel suo passato per capire cosa lo abbia spinto a uccidere nove persone e a togliersi la vita. Di sicuro hanno accertato che era in cura per malattie psichiatriche. Nell’appartamento dove viveva con la famiglia sono state trovate ricette, psicofarmaci e diagnosi di trattamenti sanitari psichiatrici legati a crisi di ansia e disordini psichiatrici. Secondo le autorità bavaresi, inoltre, era stato curato in ospedale e a casa con apposite terapie. Non ci sono ormai più dubbi neppure su un’altra circostanza che potrebbe essere cruciale per capire la follia del killer. Somboly, infatti, era stato vittima di bullismo da parte dei suoi compagni di classe nel 2012. Il procuratore Steinkraus-Koch ha anche aggiunto che il ragazzo era stato ricoverato nel 2015 in una struttura sanitaria per problemi di sociopatia e difficoltà relazionali. Forse è dietro questa fragilità che si nasconde il movente dell’orrore di Monaco.