Era questione di tempo. Il plico ha viaggiato a mezzo posta tra uno studio medico e la redazione, dove è finito in un cassetto ed è rimasto per otto lunghi mesi. Dentro poche frasi e un nome che valgono 400mila euro di fondi pubblici e un buon motivo per parlare ancora delle procedure di evidenza pubblica in sanità: gare che si riducono spesso a mera formalità, la conferma pubblica di decisioni prese in privato, grazie bandi con requisiti tecnici tanto stringenti da limitare la partecipazione di concorrenti o favorirne alcuni. La prova empirica – perché di questo si tratta – arriva dalla Lombardia, dove la spesa sanitaria è il pilastro del bilancio regionale (18 miliardi) e gli scandali sono all’ordine del giorno. A suggerirla è Domenico De Felice, oculista e riferimento nel mondo della sanità sociale che delle gare su misura ha scritto più volte sul blog ospitato dal fattoquotidiano.it.
L’occasione l’ha fornita un bando degli Istituti Clinici di perfezionamento di Milano per un sistema di facoemulsificazione, una tecnica chirurgica usata per effettuare l’intervento di estrazione della cataratta. Per inciso, la seconda operazione in termini assoluti dopo il parto. Il bando vale 330mila euro più Iva e viene pubblicato sulla piattaforma di intermediazione telematica regionale (Sintel) all’inizio di settembre. La scadenza per le offerte era il 23 novembre. De Felice esamina il capitolato tecnico e i relativi punteggi e subito pensa che potevano determinare un solo risultato. E un solo vincitore. “Non sono un veggente – chiarisce – ma difficilmente gli altri facoemulsificatori potevano avere specifiche tanto “precise” e utili ad accumulare punteggio tecnico per la vittoria”. Alcune caratteristiche del bando di gara, sostiene, sembrano corrispondere “parola per parola” a quelle del dispositivo “Centurion”, prodotto da Alcon/Novartis e introdotto nel mercato dal 2013: dall’interfaccia (pag 1 del libretto d’uso e pg 3 del capitolato di gara) alla rimozione del cristallino “preferibilmente con facoemulsificazione torsionale” (pag 4 capitolato, pg 2 opuscolo). “Il tutto – spiega De Felice – si riassume nella prima frase del depliant del dispositivo: “integra elementi hardware e software innovativi ed unici sul mercato”. Ecco perché “non potevano che vincere loro”.
Da qui l’idea di anticipare l’esito del bando con una . Il medico prende una busta, scrive il nome della società Novartis (che controlla Alcon Italia Spa) e la spedisce in redazione il 4 novembre. Documenta i vari passaggi con foto. La missiva arriva l’indomani e resta in un cassetto fino al 27 giugno scorso, per ben giorni 217 giorni. Il 25 novembre sulla piattaforma telematica viene pubblicato l’elenco dei partecipanti. Un elenco corto, perché ce n’è uno solo: Alcon Italia Spa. E’ la divisione italiana dell’azienda del Gruppo Novartis che si occupa di prodotti farmaceutici e chirurgici per la cura della vista. Che non avendo rivali e concorrenti, a questo punto, è già il vincitore. Manca solo l’ufficializzazione. Di certo il nome dell’aggiudicatario è lo stesso scritto nella busta che viene aperta in redazione: bingo.
Si dirà: se solo quell’azienda ha partecipato al bando è perché era effettivamente la sola in grado di fornire il prodotto richiesto al prezzo indicato. E che il problema, dunque, non esiste. “Centurion – fanno sapere dal quartier generale di Alcon Italia Spa – è caratterizzato da una tecnologia esclusiva di fluidica attiva e controllo attivo della pressione intraoculare. La partecipazione di Alcon Italia alle gare pubbliche è sempre stata caratterizzata da assoluta trasparenza e dalla completa adesione alle stringenti normative in vigore nel settore pubblico. Nelle gare alle quali partecipa, inoltre, Alcon è sempre impegnata a garantire il massimo livello di qualità e innovazione, abbinato ad un costo sostenibile per il Sistema Sanitario Nazionale”.
Sarà andata proprio così, ma il dubbio non era venuto solo a noi. Era emerso anche nei quesiti rivolti da altri fornitori interessati al bando che hanno poi deciso di desistere. Uno in particolare contestava ai responsabili del procedimento che il capitolato di gara considerava “premianti” alcune caratteristiche tecniche molto specifiche, come la fornitura di kit monouso e monoconfezione, elementi che “potrebbero limitare la concorrenza”, si legge. Ed è un fatto innegabile che in questa gara la concorrenza non sia sia proprio palesata.
E che cosa dicono ora allo ICP? Giurano che il bando è stato regolare: “Abbiamo accordato pari punteggio all’offerta economica e alla qualità. Non c’è alcun ombra su quella gara, tanto che non mi risulta siano stati presentati ricorsi”, spiega Luigi Ortaglio dall’economato dell’azienda ospedaliera lombarda. Ma l’assenza di impugnazioni non è necessariamente una garanzia di trasparenza e regolarità. Una fonte potenzialmente interessata a presentare un’offerta lo spiega così: “Si ricorrere raramente in questi casi e non perché manchino gli estremi legati ai vizi del capitolato o dell’offerta ma perché mettersi di traverso quando si hanno forniture pubbliche può provocare delle ritorsioni, mentre se si accetta che a quel giro è andata così il prossimo magari sarà tuo, se non vinci la prossima volta ti accontento. Il tutto in una logica di spartizione protetta da un diffuso clima di omertà. Qui è così, se vuoi lavorare”.
De Felice ritiene sia ormai prassi corrente. In un post di metà ottobre 2015indicava un caso analogo, stavolta per le forniture ai policlinici di Milano e Varese. “Anche in quel caso – spiega il medico – il capitolato tecnico sembrava evidenziare che un solo apparecchio poteva avere la meglio anche su offerte economicamente migliori. E così è stato. Il bando è stata vinto sempre da Alcon che ha offerto 2,6 milioni di euro, grazie a un punteggio tecnico di 60. La concorrente esclusa raggiunge 46,6 punti tecnici pur offrendo lo stesso pacchetto a 300mila euro in meno”. Il risultato, ragiona il medico, non è solo un’alterazione della concorrenza ma anche “un danno economico per le casse pubbliche, perché a imporsi sono spesso le soluzioni più costose che passano – attenzione -non perché migliori in assoluto a vantaggio dell’utente-cittadino ma perché più “rispondenti” a specifiche tecniche preordinate . A valle, con l’accorpamento degli ospedali, un criterio simile può portare a un maggior esborso di soldi pubblici, scollegato per altro dalla reale qualità delle forniture e del servizio. E dunque ingiustificato. Così capita quando nessuno controlla il controllore che nulla controlla”.
Lobby
Appalti, azzeccare il vincitore è un gioco. Il nome in un cassetto della redazione
Gli Istituti di perfezionamento di Milano a novembre 2015 pubblicano un bando per la fornitura di “sistemi di facoemulsione per la cataratta”. Il medico e blogger del fattoquotidiano.it Domenico De Felice sospetta sia pilotato, scrive il nome del vincitore e lo spedisce in redazione. Lo abbiamo aperto a gara assegnata, dopo 8 mesi: bingo. Gli esclusi: "Non si ricorre per evitare ritorsioni, così la prossima volta ti accontentano"
Era questione di tempo. Il plico ha viaggiato a mezzo posta tra uno studio medico e la redazione, dove è finito in un cassetto ed è rimasto per otto lunghi mesi. Dentro poche frasi e un nome che valgono 400mila euro di fondi pubblici e un buon motivo per parlare ancora delle procedure di evidenza pubblica in sanità: gare che si riducono spesso a mera formalità, la conferma pubblica di decisioni prese in privato, grazie bandi con requisiti tecnici tanto stringenti da limitare la partecipazione di concorrenti o favorirne alcuni. La prova empirica – perché di questo si tratta – arriva dalla Lombardia, dove la spesa sanitaria è il pilastro del bilancio regionale (18 miliardi) e gli scandali sono all’ordine del giorno. A suggerirla è Domenico De Felice, oculista e riferimento nel mondo della sanità sociale che delle gare su misura ha scritto più volte sul blog ospitato dal fattoquotidiano.it.
L’occasione l’ha fornita un bando degli Istituti Clinici di perfezionamento di Milano per un sistema di facoemulsificazione, una tecnica chirurgica usata per effettuare l’intervento di estrazione della cataratta. Per inciso, la seconda operazione in termini assoluti dopo il parto. Il bando vale 330mila euro più Iva e viene pubblicato sulla piattaforma di intermediazione telematica regionale (Sintel) all’inizio di settembre. La scadenza per le offerte era il 23 novembre. De Felice esamina il capitolato tecnico e i relativi punteggi e subito pensa che potevano determinare un solo risultato. E un solo vincitore. “Non sono un veggente – chiarisce – ma difficilmente gli altri facoemulsificatori potevano avere specifiche tanto “precise” e utili ad accumulare punteggio tecnico per la vittoria”. Alcune caratteristiche del bando di gara, sostiene, sembrano corrispondere “parola per parola” a quelle del dispositivo “Centurion”, prodotto da Alcon/Novartis e introdotto nel mercato dal 2013: dall’interfaccia (pag 1 del libretto d’uso e pg 3 del capitolato di gara) alla rimozione del cristallino “preferibilmente con facoemulsificazione torsionale” (pag 4 capitolato, pg 2 opuscolo). “Il tutto – spiega De Felice – si riassume nella prima frase del depliant del dispositivo: “integra elementi hardware e software innovativi ed unici sul mercato”. Ecco perché “non potevano che vincere loro”.
Da qui l’idea di anticipare l’esito del bando con una . Il medico prende una busta, scrive il nome della società Novartis (che controlla Alcon Italia Spa) e la spedisce in redazione il 4 novembre. Documenta i vari passaggi con foto. La missiva arriva l’indomani e resta in un cassetto fino al 27 giugno scorso, per ben giorni 217 giorni. Il 25 novembre sulla piattaforma telematica viene pubblicato l’elenco dei partecipanti. Un elenco corto, perché ce n’è uno solo: Alcon Italia Spa. E’ la divisione italiana dell’azienda del Gruppo Novartis che si occupa di prodotti farmaceutici e chirurgici per la cura della vista. Che non avendo rivali e concorrenti, a questo punto, è già il vincitore. Manca solo l’ufficializzazione. Di certo il nome dell’aggiudicatario è lo stesso scritto nella busta che viene aperta in redazione: bingo.
Si dirà: se solo quell’azienda ha partecipato al bando è perché era effettivamente la sola in grado di fornire il prodotto richiesto al prezzo indicato. E che il problema, dunque, non esiste. “Centurion – fanno sapere dal quartier generale di Alcon Italia Spa – è caratterizzato da una tecnologia esclusiva di fluidica attiva e controllo attivo della pressione intraoculare. La partecipazione di Alcon Italia alle gare pubbliche è sempre stata caratterizzata da assoluta trasparenza e dalla completa adesione alle stringenti normative in vigore nel settore pubblico. Nelle gare alle quali partecipa, inoltre, Alcon è sempre impegnata a garantire il massimo livello di qualità e innovazione, abbinato ad un costo sostenibile per il Sistema Sanitario Nazionale”.
Sarà andata proprio così, ma il dubbio non era venuto solo a noi. Era emerso anche nei quesiti rivolti da altri fornitori interessati al bando che hanno poi deciso di desistere. Uno in particolare contestava ai responsabili del procedimento che il capitolato di gara considerava “premianti” alcune caratteristiche tecniche molto specifiche, come la fornitura di kit monouso e monoconfezione, elementi che “potrebbero limitare la concorrenza”, si legge. Ed è un fatto innegabile che in questa gara la concorrenza non sia sia proprio palesata.
E che cosa dicono ora allo ICP? Giurano che il bando è stato regolare: “Abbiamo accordato pari punteggio all’offerta economica e alla qualità. Non c’è alcun ombra su quella gara, tanto che non mi risulta siano stati presentati ricorsi”, spiega Luigi Ortaglio dall’economato dell’azienda ospedaliera lombarda. Ma l’assenza di impugnazioni non è necessariamente una garanzia di trasparenza e regolarità. Una fonte potenzialmente interessata a presentare un’offerta lo spiega così: “Si ricorrere raramente in questi casi e non perché manchino gli estremi legati ai vizi del capitolato o dell’offerta ma perché mettersi di traverso quando si hanno forniture pubbliche può provocare delle ritorsioni, mentre se si accetta che a quel giro è andata così il prossimo magari sarà tuo, se non vinci la prossima volta ti accontento. Il tutto in una logica di spartizione protetta da un diffuso clima di omertà. Qui è così, se vuoi lavorare”.
De Felice ritiene sia ormai prassi corrente. In un post di metà ottobre 2015indicava un caso analogo, stavolta per le forniture ai policlinici di Milano e Varese. “Anche in quel caso – spiega il medico – il capitolato tecnico sembrava evidenziare che un solo apparecchio poteva avere la meglio anche su offerte economicamente migliori. E così è stato. Il bando è stata vinto sempre da Alcon che ha offerto 2,6 milioni di euro, grazie a un punteggio tecnico di 60. La concorrente esclusa raggiunge 46,6 punti tecnici pur offrendo lo stesso pacchetto a 300mila euro in meno”. Il risultato, ragiona il medico, non è solo un’alterazione della concorrenza ma anche “un danno economico per le casse pubbliche, perché a imporsi sono spesso le soluzioni più costose che passano – attenzione -non perché migliori in assoluto a vantaggio dell’utente-cittadino ma perché più “rispondenti” a specifiche tecniche preordinate . A valle, con l’accorpamento degli ospedali, un criterio simile può portare a un maggior esborso di soldi pubblici, scollegato per altro dalla reale qualità delle forniture e del servizio. E dunque ingiustificato. Così capita quando nessuno controlla il controllore che nulla controlla”.
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Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - "Affronterò il processo con la massima serenità e con la consapevolezza di poter dimostrare la correttezza del mio operato, avendo sempre agito nel pieno rispetto del regolamento previsto dall’Assemblea Regionale Siciliana. Non ho mai, nella mia vita, sottratto un solo centesimo in modo indebito e confido che nel corso del giudizio emergerà la verità, restituendo chiarezza e trasparenza alla mia posizione. Resto fiducioso nella giustizia e determinato a far valere le mie ragioni con il rispetto e la serietà che ho sempre riservato alle istituzioni". Così Gianfranco Miccichè, rinviato a giudizio per l'uso dell'auto blu, commenta il processo che partirà a luglio. "Sono però amareggiato da quanto la stampa riporta sul fatto che, secondo il pm avrei arraffato quanto più possibile- dice - Nella mia vita non ho mai arraffato alcun che e su questo pretendo rispetto da parte di tutti".
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - L'ex Presidente dell'Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè è stato rinviato a giudizio con l'accuaa di peculato e concorso in truffa aggravata il. La prima udienza del processo si terrà il 7 luglio davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo. Secondo l'accusa il politico, ex viceministro dell'Economia, avrebbe usato l'auto blu in dotazione, in quanto ex Presidente dell'Ars, per fini personali. In particolare avrebbe usato, non per fini istituzionali, l’Audi della Regione, per una trentina di volte, tra marzo e novembre del 2023, anche per fare visite mediche, e persino per andare dal veterinario con il gatto. Avrebbe fatto salire sull'auto anche componenti della sua segreteria e familiari.
Il suo ex autista, Maurizio Messina, che ha scelto il rito abbreviato, è stato invece condannato dal giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta a un anno e mezzo di carcere per truffa, più sei mesi con l'accusa di avere sottratto la somma che gli era stata sequestrata durante le indagini.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - La Corte di Assise di Appello di Milano ha assolto, ribaltando la sentenza a sette anni inflitta in primo grado, Salvatore Pace per il concorso nell'omicidio di Umberto Mormile, l'educatore del carcere di Opera ammazzato l'11 aprile 1990. Il delitto fu rivendicato dalla Falange Armata, organizzazione terroristica sulla quale gravitavano mafiosi, 'ndranghetista e componenti dei servizi segreti deviati. Mormile, 34 anni, venne assassinato a Carpiano, nel Milanese, mentre andava al lavoro, quando due individui in sella a una moto esplosero contro di lui sei colpi di pistola. Secondo l'accusa, Pace, 69 anni, diventato collaboratore di giustizia, si sarebbe messo a disposizione dei mandanti dell'omicidio. "Attendo di leggere le motivazioni" è il commento dell'avvocato Fabio Rapici, legale di alcuni dei familiari della vittima.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - La Difesa europea non salva il Pd. Anzi, lo spacca. A Strasburgo, al momento del voto sul piano ReArmEu, gli europarlamentari dem si sono divisi: 10 favorevoli e 11 astenuti. Non un banale testa a testa, che già sarebbe una notizia, ma una spaccatura politica. La prima, almeno così evidente, nella gestione di Elly Schlein. I riformisti dem, infatti, si sono tutti schierati per il sì. Mentre sino all'ultimo istante il capo delegazione Nicola Zingaretti ha lavorato per portare il gruppo sull'astensione in modo da disinnescare ogni tentazione a votare no. Ma la frattura non si è ricomposta.
Dopo il voto, la segretaria dem ha tenuto il punto, confermando le "molte critiche" avanzate su ReArmEu: "Quel piano va cambiato" e per farlo "continueremo a impegnarci ogni giorno", ha detto tra le altre cose. Ma l'onda del voto sulla Difesa Ue è arrivata fino al Nazareno, aprendo una discussione interna al partito in cui è riemersa anche la parola 'magica' Congresso. La foto di Strasburgo, del resto, è netta. Per il sì si sono schierati Stefano Bonaccini (il presidente del partito), Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo.
Tra gli astenuti Zingaretti, Lucia Annunziata, Brando Benifei, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessandro Zan. Dalle tabelle dell'aula emerge tra l'altro che nel gruppo S&D gli unici ad astenersi sono stati gli italiani più un bulgaro, un irlandese e uno sloveno. Per non farsi mancare nulla, c'è stato anche il 'giallo' Annunziata, inizialmente conteggiata tra i sì e poi conteggiata come astenuta.
(Adnkronos) - Mentre a Strasburgo i più maliziosi hanno enfatizzato non solo la presenza di Nardella tra gli astenuti, ma soprattutto quella di Strada e Tarquinio: apertamente contrari al Piano Ue, alla vigilia erano dati certi tra i no. "C'è stato l'aiutino per non far vincere il sì", ha valutato un eurodeputato dem. Lo stesso Tarquinio, del resto, a Un giorno da pecora ha ammesso: "Se avessi votato no sarebbe mancato quel po' di più che ha consentito alla delegazione Pd di avere la maggioranza pro Elly Schlein".
"E' stata sconfitta la linea dell'astensione? E' stato sconfitto il no, perché si partiva dal no", è stata la valutazione di Lia Quartapelle. La deputata dem è stata tra quelli che hanno subito chiesto l'apertura di un confronto interno. "Dobbiamo dimostrarci all'altezza. Il Pd, un grande partito, deve argomentare dove vuole stare con una discussione che sino ad oggi non c'è stata", ha spiegato. Sulla stessa linea Piero Fassino e anche Marianna Madia: "Abbiamo la necessità di discutere e capire. Non possiamo fare tutto questo stando zitti o con un mezzo voto. Congresso o Direzione? Va bene tutto, basta che ci sia una discussione", ha detto la deputata.
Ai riformisti ha risposto Laura Boldrini: "Mi sarei aspettata che il gruppo del Pd al Parlamento europeo votasse compatto sull'astensione, che è la strada trovata dalla segretaria Schlein. Non è il momento di alimentare divisioni". Ma anche nell'area di maggioranza interna non è mancata la chiamata al confronto: "E' giusto che ci sia una discussione seria. E' una responsabilità che abbiamo tutti ed è interesse della segretaria, che io sostengo, che questa discussione si faccia nelle forme e con la rapidità necessarie", ha detto Gianni Cuperlo. Mentre è stato Andrea Orlando a chiedere un Congresso tematico: "Potrebbe essere utile anche per portare la discussione fuori dal solo gruppo dirigente" e per "chiarirsi le idee".
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "Morte naturale per infarto". Sono questi i primi risultati dell'autopsia per Carmine Gallo, l'ex super poliziotto protagonista della lotta contro la criminalità organizzata a Milano e ai domiciliari dallo scorso ottobre per l'inchiesta Equalize sui presunti dossier illeciti, morto domenica nella sua abitazione a Garbagnate Milanese. Si tratta dei primi riscontri dei medici legali, poi "arriveranno i tossicologici" chiesti in via precauzionale per escludere qualsiasi altra causa.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - "Il libro di Follini rappresenta la foto di un mondo rovesciato rispetto al presente, un’America rovesciata, ieri prevaleva il senso della misura e il ragionamento, oggi prevale il populismo”. Lo ha detto il deputato del Pd Stefano Graziano presentando in conferenza stampa a Montecitorio il libro di Marco Follini 'Beneficio d’inventario'.
"Centrale è la parte che racconta della vita politica all’epoca del padre di Marco Follini, Vittorio, e dei leader politici del tempo da Francesco Cossiga, ad Aldo Moro, passando per Marco Pannella. Non tutti avevano la stessa idea politica ma erano tutti uniti nella forza di voler difendere la democrazia, una democrazia ottenuta con lotte, sangue, catastrofi e quindi seppur lontani politicamente, erano uniti dal dialogo. Una differenza abissale con l’Italia di oggi pericolosamente in mano ai sovranisti, dove tutto è concepito fuorché il dialogo. Forse questo abisso non è solo italiano ma sta prevalendo in tutto l’Occidente e la cosa è abbastanza preoccupante”, ha aggiunto Graziano.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "La manovra repentina, improvvisa e del tutto imprevedibile, frutto certamente di una decisione di decimi di secondo attuata dal conducente del motoveicolo TMax non ha consentito al conducente del veicolo Giulietta di poter attuare alcuna manovra difensiva efficace". E' quanto sostiene la consulenza cinematica disposta dalla Procura di Milano e affidata all'ingegnere Domenico Romaniello. La relazione attribuisce la responsabilità dell'incidente a Fares Bouzidi, già indagato per omicidio stradale, l’amico di Ramy Elgaml che guidava lo scooter. Quando lo scooter da via Ripamonti svolta a sinistra verso via Quaranta, "con una deviazione improvvisa", per il consulente Fares imprime "una correzione di rotta verso destra", in direzione del marciapiede, e il carabiniere alla guida "non poteva certamente prevedere tale pericolosissima manovra e nulla ha potuto fare per evitare tale contatto, in ragione della impossibilità di poter attuare sia una correzione di rotta, sia una frenata efficace nello spazio a disposizione".
Non solo: il militare alla guida "non avrebbe altresì potuto neanche sterzare verso destra per la presenza del pedone (il testimone che riprende la scena con il cellulare) che per il conducente dell’autovettura è stato chiaramente percepito con la vista periferica" spiega l'ingegnere che ha realizzato la consulenza ricostruendo le condizioni di visibilità e velocità dell'inseguimento avvenuto la notte del 24 novembre scorso. Quella che mette in atto il carabiniere ora indagato per omicidio stradale (per lui si va verso la richiesta di archiviazione) è "una manovra difensiva obbligata": se lo scooter guidato da Fares avrebbe mantenuto la traiettoria 'naturale' chi guidava la Giulietta "non avrebbe sostanzialmente avuto problemi a mantenere il proprio veicolo iscritto nella curva da percorrere per la svolta a sinistra".
Quando Fares imposta la curva verso via Quaranta il T Max viaggia a una velocità di quasi 55 chilometri l'ora, quando il motociclo finisce la sua corsa contro il palo semaforico l'urto avviene a circa 33 chilometri orari. Per il consulente incaricato dalla procura la macchina che insegue, per evitare l'urto, "avrebbe dovuto disporre di uno spazio complessivo per l’arresto di circa 24 metri", mentre "il conducente aveva a disposizione circa 12 metri soltanto prima di giungere all’urto contro il palo semaforico".