Non c’è conflitto d’interesse dei ministeri vigilanti che tenga o evidente rischiosità della posta. Le casse pensionistiche private sono pregate di fare la loro parte nel salvataggio delle banche italiane, a partire dal Monte dei Paschi di Siena partecipata dal Tesoro. L’indicazione, tutta politica, arriva dall’Associazione degli Enti previdenziali privati (Adepp) che lunedì 25 luglio ha deliberato di “sostenere l’iniziativa Atlante 2” per il salvataggio bancario, dopo la richiesta del governo di immettere 500 milioni di euro. Lo riferisce l’Ansa citando il documento approvato dall’assemblea dell’Adepp, che sottolinea “l’importanza di investire a sostegno del sistema Paese, nel quale i professionisti operano”.
La decisione dell’Associazione di investire nel fondo Atlante 2, attesa da qualche settimana, è stata formalizzata al termine dell’assemblea straordinaria dei vertici degli Enti che era stata convocata subito dopo l’incontro di giovedì 21 luglio tra una delegazione dell’Adepp guidata dal presidente Alberto Oliveti (cassa dei medici) con il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Per quest’ultimo la questione è particolarmente spinosa, visto il duplice ruolo di azionista del Monte dei Paschi (4,024%) e, accanto al dicastero del Lavoro, di ministero vigilante sulla gestione delle casse private.
Se infatti, come la stessa Adepp ha dovuto sottolineare nel suo documento, la decisione finale sull’investimento spetterà ai consigli di amministrazione dei singoli enti, è difficile pensare che i consiglieri nominati dai due dicasteri si opporranno alle richieste dello stesso ministro che li ha indicati. “Il governo ha fatto una richiesta”, ha eloquentemente scandito Oliveti a Reuters non potendo non ricordare al tempo stesso con un ossimoro che ogni cassa deciderà in modo indipendente.
Ottimismo, poi, sulle prospettive dell’operazione che pure riguarda investimenti indiretti in istituti di bancari o nei loro crediti dalla riscossione incerta che negli ultimi anni non hanno suscitato alcun interesse concreto da parte di investitori istituzionali di peso, come dimostra tra tutti il caso Mps in queste settimane di nuovo al capolinea. “Ci rendiamo conto che può essere un investimento redditizio, non di massimo grado, ma soprattutto in nome dei nostri iscritti presenti e futuri cerchiamo di allontanare rischi per il Paese che, nell’immediato, stanti i nostri portafogli patrimoniali, ci costerebbero molto più delle aspettative di investimento”, si giustifica quindi il presidente dell’Adepp commentando all’Ansa la decisione presa e sottolineando che “la grande maggioranza ha apprezzato il progetto” che come primo obiettivo dovrebbe avere proprio l’ennesimo tentativo di mettere in sicurezza il Montepaschi. “C’è massima attenzione – prosegue – a tutto quel che può coinvolgere il Paese in termini di sviluppo o, invece, di deprezzamento del nostro quadro economico”, perché è da qui, conclude Oliveti, che “i nostri professionisti traggono il lavoro, i guadagni e l’aspettativa previdenziale“.
Un classico caso di necessità che si fa virtù, insomma, nonostante l’investimento rischi sul lungo termine di assumere piuttosto le sembianze di una tassa. E le cui prospettive di ritorno fin da ora non paiono certo in linea con i “principi di prudenzialità” cui si si dovrebbero richiamare le scelte d’investimento degli istituti “al fine di assicurare che l’attività sia coerente con il profilo di rischio e con la struttura temporale delle passività da esso detenute, in modo tale da assicurare l’equilibrio finanziario nonché la sicurezza, la redditività e la liquidabilità degli investimenti”, come ricorda un documento pubblicato sul sito della stessa associazione che riassume tutte le normative i regolamenti ai quali sono sottoposti gli enti associati. Non a caso nella delibera sull’ingresso in Atlante 2 l’associazione non ha potuto non ricordare di essere “in attesa di ricevere le proposte tecniche per le necessarie valutazioni sui rischi e sul rendimento”. Oltre alle “formali direttive da parte dei ministeri vigilanti in materia di investimenti”.
Formalità, insomma. Nel cappello delle quali, però, difficilmente potranno rientrare le delibere sull’investimento in Atlante da parte di casse già in seria difficoltà, come per esempio l’Inpgi, l’istituto previdenziale dei giornalisti. Anche perché, ma questo vale per tutte, non è affatto chiaro a che titolo e con quali garanzie verrà fatto l’investimento. Aspetti non secondari, come già per Atlante 1, per capire dove stia il confine tra pubblico e privato in questi salvataggi bancari, tema molto caro anche a Bruxelles.