La 30enne di Assen ha sconfitto il tumore in tempi record: in Brasile proverà ad incrementare con la staffetta olandese il suo personale curriculum di 54 medaglie, tra cui un oro, un argento e un bronzo tra Atena, Pechino e Londra
Quando le hanno detto ‘hai il cancro’, il fidanzato e i suoi genitori avevano già comprato i biglietti per volare a Rio de Janeiro. Perché sulla partecipazione di Inge Dekker alle Olimpiadi non c’era alcun dubbio. È prassi, da Atene 2004, che la ragazza di Assen, località nota ai più per il gran premio del motomondiale, nuoti i tempi limite per essere nelle quattro della staffetta olandese che nelle ultime tre edizioni è sempre salita sul podio. Un oro, un argento e un bronzo: le più prestigiose delle sue 54 medaglie conquistate in campo internazionale. Così davanti alla diagnosi Inge ha passato in apnea solo pochi minuti. Poi si è tuffata in una lotta contro la malattia e il tempo perché su quel volo per il Brasile i suoi affetti più cari si imbarcassero per vederla gareggiare. Era febbraio: “Inge, hai un tumore”.
La stanchezza che non ne se andava più dopo gli allenamenti aveva finalmente una spiegazione. La peggiore possibile. Non c’entravano i 30 anni, età in cui chi scende in vasca inizia a rallentare fisiologicamente. Era qualcosa di molto peggiore: cancro alla cervice uterina. L’operazione, il recupero lento, lo stop agli allenamenti. Poi l’annuncio nel giorno in cui l’Olanda piangeva Johan Cruijff, con il contestuale inno alla vita: “Ho subito un’operazione, la mia lotta continua e prometto: vado a Rio. Farò di tutto per raggiungere questo ambizioso risultato”. Non ha nuotato per oltre un mese, ha saltato i Trials di Eindhoven e gli Europei di Londra a fine maggio. Così il sogno sembrava prossimo a svanire, dopo tre anni passati con cuffia e costume per preparare l’evento più atteso da qualsiasi atleta.
Sconfitto il tumore, è iniziata una lotta ormai molto più semplice e leggera. Quella contro il cronometro. A Inge serviva nuotare i tempi limite per qualificarsi alle Olimpiadi. È rientrata in una gara internazionale al Settecolli, a fine giugno. E le braccia hanno ricominciato a mulinare come se nulla fosse accaduto. Ha nuotato il minimo per i 100 metri farfalla e per far parte della 4×100 stile libero olandese assieme a Femke Heemskerk, Ranomi Kromowidjojo, Maud van der Meer e Marrit Steenbergern. Mamma, papà e compagno si terranno per mano in tribuna a Rio anche durante i 50 stile per i quali ha strappato il pass in extremis. Oltre alla staffetta, punta forte sulla farfalla che le ha già regalato un oro a Shanghai nel 2011. Nuoterà leggera. L’acqua più dura è sicuramente alle spalle.