La Dda di Napoli stralcia la posizione dell'ex presidente regionale del partito. L'inchiesta riguarda presunti illeciti nella ristrutturazione dello storico palazzo di Santa Maria Capua Vetere Teti Maffuccini. Nelle intercettazioni il nome dell'esponente democratico era rimbalzato nei dialoghi tra il sindaco di Santa Maria Capua Vetere e l'imprenditore al centro dell'indagine, Alessandro Zagaria, ritenuto vicino alla cosca dei Casalesi
Non più concorso esterno in associazione mafiosa, ma resta il voto di scambio. Cambiano le accuse nei confronti del consigliere regionale del Pd in Campania e ex presidente regionale del partito Stefano Graziano. La Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha stralciato la posizione di Graziano dal fascicolo principale ed ha inviato gli atti alla procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) per la sola ipotesi di voto di scambio (non aggravato dalla finalità camorristica). La richiesta è stata firmata dai pm della Dda che conducono l’inchiesta, i sostituti D’Alessio, Giordano, Sanseverino e Landolfi coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. L’ipotesi iniziale di concorso esterno si riferiva a presunti rapporti con l’imprenditore Alessandro Zagaria, ritenuto vicino all’omonima cosca affiliata al clan dei Casalesi.
Bisogna sempre avere fiducia nella magistratura, intanto c’è un lungo elenco di persone che dovrà chiedere scusa a Stefano.
— Francesco Nicodemo (@fnicodemo) 25 luglio 2016
C’è chi nel partito già esulta, come Francesco Nicodemo, esponente napoletano del Pd e ex membro della segreteria. Intanto però restano le accuse della Procura e le intercettazioni telefoniche. Nelle carte dell’inchiesta c’erano per esempio le conversazioni tra l’allora sindaco di Santa Maria Capua Vetere Biagio Maria Di Mauro e lo stesso Zagaria: “E già non sta bene perché dobbiamo portare a Graziano (Stefano), e tu non ti fai vedere!” dice l’imprenditore. Graziano si è sempre dichiarato estraneo ai fatti che gli sono stati contestati.
Graziano, poco dopo la perquisizione dell’abitazione e dei suoi uffici disposta dagli inquirenti, si presentò in procura, assistito dagli avvocati Michele Cerabona e Antonio Villani per rendere dichiarazioni. La sua posizione è stata stralciata da quella di altri indagati, tra cui lo stesso Zagaria e alcuni amministratori locali e funzionari del Comune di Santa Maria Capua Vetere, e i pm hanno disposto la trasmissione degli atti alla procura di Santa Maria qualificando diversamente i fatti come emerso dagli sviluppi dell’inchiesta. L’inchiesta si riferisce in particolare a presunti illeciti riguardanti la ristrutturazione dello storico palazzo sammaritano Teti Maffuccini.