Da Spataro a Neppi Modona, da Paciotti a Ferrajoli, 1.100 tra magistrati, avvocati e docenti chiedono a Italia e Europa di far tutto ciò che è in loro potere per bloccare le violazioni ai diritti umani compiute dal governo Erdogan. E di mantenere alta l'attenzione sul caso
Da Armando Spataro a Guido Neppi Modona, da Elena Paciotti a Luigi Ferrajoli sono alcuni giuristi firmatari di un appello per chiedere a Italia e Europa di far tutto ciò che è in loro potere per bloccare le violazioni ai diritti umani compiute dal governo turco. L’appello ha raccolto 1.100 firme (qui sotto il documento integrale) tra magistrati, avvocati e docenti, affinché anche i media e l’opinione pubblica aiutino a mantenere viva l’attenzione sugli avvenimenti che stanno interessando la Turchia in primo luogo, ma allo stesso tempo tutta la comunità europea.
“Dopo i giornalisti, i docenti universitari e gli avvocati, il governo turco umilia ed imprigiona prima i magistrati, poi i funzionari pubblici e i poliziotti, con l’effetto di annichilire la coscienza critica del Paese” si legge nell’appello. “Liste di proscrizione già pronte da tempo vengono usate per rimozioni ed arresti di massa, nel disprezzo del diritto e della dignità delle persone”. Il governo turco infatti, sotto la guida di Erdogan, all’indomani del fallito golpe ha avviato le epurazioni che hanno portato all’arresto di 13 mila persone, tra cui giornalisti, magistrati e docenti universitari, nella direzione di un evidente attacco alla democrazia laica.
Secondo i proponenti dell’appello, in Turchia, si sta assistendo a un’umiliazione di quei diritti che il governo turco è tenuto a rispettare in quanto appartenente al Consiglio d’Europa e alla Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, di cui il Paese è stato uno dei primi firmatari.
Seguendo l’esempio dei giuristi italiani, appelli simili sono stati diffusi anche in altri Paesi europei.