Torniamo a parlare di biotecnologie, questa volta che più “bio” di così non si può: urina trasformata in carburante, addirittura. Ne rendiconta diffusamente la BBC attraverso il suo sito online, giacché a occuparsi di questo strano sviluppo – tuttavia potenzialmente di notevole portata – è un team di ricercatori presso l’Università del West of England a Bristol, che ha sviluppato un metodo per trasformare effluenti umani in energia elettrica.
L’urina è fondamentalmente costituita da un serie di elementi chimici in soluzione, quindi se si utilizzano correttamente – in soldoni, il senso dello studio – allora possono diventare un combustibile come qualsiasi altro. La squadra di Bristol sta utilizzando un sistema a celle combustibile microbico (MFC), che sfrutta i microrganismi per creare energia come parte del loro processo metabolico. Sostiene il professor Ioannis Ieropoulos, alla guida del team di ricerca e direttore del centro BioEnergy della cittadina britannica: “I microrganismi sono estremamente efficienti, oltre il 96%, nel convertire la materia organica in energia, anche se un buon rendimento MFC è inferiore al 60% nella migliore delle ipotesi: c’è chiaramente molto spazio per migliorare”.
Per testare sul campo il processo, il team ha installato un orinatoio speciale sul proprio campus, ed in seguito uno ulteriore al festival di musica di Glastonbury: in entrambi i test, il sistema MFC è riuscito a generare energia sufficiente a mantenere gli interni delle bancarelle illuminate con lampade a LED. Per il momento, il processo genera dunque energia elettrica sufficiente solo per ricaricare smartphone o illuminazione continua a basso consumo. Tuttavia, il potenziale è elevato specie nell’ottica di poter garantire luce a costo zero in infrastrutture povere di risorse: l’idea è così promettente da aver raccolto il sostegno della Fondazione Bill e Melinda Gates, ed è attualmente in corso la distribuzione di questa tecnologia attraverso la Oxfam, per portare il potere elettrico della… pipì ai rifugiati nei paesi in via di sviluppo.
Beneficio collaterale non indifferente, lo scarto di lavorazione è ancor più rispettoso dell’ambiente. C’è spazio persino per il “pieno” delle auto convenzionali, giacché dagli studi in corso pare che la combinazione tra urina ed alcool funzioni molto bene come combustibile. Questo genere di futuro “bio” è tuttavia particolarmente promettente in ottica di automobile elettrica, secondo il professor Ieropulos, per il quale l’auto capace di ricaricarsi a pipì è quasi dietro l’angolo: “Abbiamo alimentato con corrente continua e alternata diversi dispositivi elettrici quali pompe, motori, microcontrollori per l’informatica, sensori; in futuro prevediamo di testare materiali e forme di alimentazione più avanzate, impiegando dispositivi di archiviazione in cui urina e altri rifiuti organici potrebbero essere utilizzati come combustibile per la ricarica delle batterie di un veicolo”.
Ed ecco servito il nostro “pieno” di Watt. Ma quanta urina serve, attualmente, per caricare ad esempio una Tesla X da 90 kWh? La BBC fa presto il conto concludendo che, con l’unico impianto MFC attualmente in funzione, servirebbe il “contributo” di un centinaio di persone almeno. Ma il futuro è forse già tracciato.