“Condanna radicale di ogni forma di odio”. È quanto ha affermato Papa Francesco appena appresa la notizia che un parroco, due suore e alcuni fedeli sono stati presi in ostaggio durante una messa in una chiesa di Saint-Etienne-du Rouvray, a sud di Rouen in Normandia, da due uomini armati di coltello, forse con problemi mentali, che hanno sgozzato e ucciso il sacerdote, padre Jacques Hamel di 86 anni, e un altro ostaggio. “È una nuova notizia terribile, – ha affermato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi – che si aggiunge purtroppo a una serie di violenze che in questi giorni ci hanno già sconvolto, creando immenso dolore e preoccupazione. Seguiamo la situazione e attendiamo ulteriori informazioni per comprendere meglio ciò che è avvenuto”.
“Il Papa – ha aggiunto Lombardi – è informato e partecipa al dolore e all’orrore per questa violenza assurda, con la condanna più radicale di ogni forma di odio e la preghiera per le persone colpite. Siamo particolarmente colpiti perché questa violenza orribile è avvenuta in una chiesa, un luogo sacro in cui si annuncia l’amore di Dio, con la barbara uccisione di un sacerdote e il coinvolgimento dei fedeli. Siamo vicini alla Chiesa in Francia, all’arcidiocesi di Rouen, alla comunità colpita, al popolo francese”. Più volte Bergoglio ha sottolineato che “oggi ci sono tanti martiri, nella Chiesa, tanti cristiani perseguitati. Pensiamo al Medio Oriente, cristiani che devono fuggire dalle persecuzioni, cristiani uccisi dai persecutori. Anche i cristiani cacciati via in modo elegante, con i guanti bianchi: anche quella è una persecuzione. Oggi ci sono più testimoni, più martiri nella Chiesa che nei primi secoli. Pensiamo anche ai nostri fratelli che vivono perseguitati, che soffrono e che con il loro sangue fanno crescere il seme di tante Chiese piccoline che nascono”.
Persecuzioni che, come ha sottolineato Francesco, “spesso avvengono sotto gli occhi e nel silenzio di tutti“. Ma nonostante i numerosi e costanti appelli del Papa, e di molti altri leader religiosi, anche del mondo islamico, a “non usare il nome di Dio per uccidere”, l’escalation di violenza, spesso di matrice terrorista, continua a colpire anche chiese e abbazie sparse nel mondo sequestrando e uccidendo sacerdoti e religiose.
Padre Dall’Oglio – Il caso forse più emblematico, e non ancora chiarito, è quello di padre Paolo Dall’Oglio. Dal 2013 ormai si sono perse le sue tracce mentre si trovava nel capoluogo siriano di Raqqa, nel frattempo diventata la capitale dell’autoproclamato Califfato islamico, per cercare di riappacificare i rapporti tra i gruppi curdi e jihadisti arabi e intendeva pure trattare la liberazione di un gruppo di ostaggi nella zona orientale del Paese. Rapito il 29 luglio 2013 da un gruppo di estremisti islamici vicino ad Al Qaida, più volte è stata data la notizia della sua morte che non ha mai trovato conferma ufficiale.
Dopo quasi due anni dal rapimento, il 26 luglio 2015, Papa Francesco ha voluto rivolgere un nuovo appello ai sequestratori convinto che il gesuita sia ancora vivo. “Rivolgo un accorato e pressante appello – sono state le parole di Bergoglio – per la liberazione di questo stimato religioso. Non posso dimenticare anche i vescovi ortodossi rapiti in Siria e tutte le altre persone che, nelle zone di conflitto, sono state sequestrate. Auspico il rinnovato impegno delle competenti autorità locali e internazionali, affinché a questi nostri fratelli venga presto restituita la libertà. Quando recentemente un pentito jihadista ha affermato di essere in possesso di un video che dimostrava che padre Dall’Oglio era ancora vivo e voleva trattare con il Vaticano, la Santa Sede non ha ritenuto queste “informazioni attendibili”.
Yemen – Ma la geografia del terrore è purtroppo molto più ampia. È il 4 marzo 2016 quando un gruppo di uomini armati prende d’assalto una casa di riposo nella città meridionale di Aden, in Yemen, uccidendo 16 persone, tra cui 4 suore Missionarie della carità, la congregazione fondata da madre Teresa di Calcutta, prossima santa. Nella città portuale yemenita sono radicati da tempo gruppi legati alla rete di Al Qaida. Dopo diversi mesi da quell’attentato non si ha ancora nessuna notizia del sacerdote salesiano indiano Tom Uzhunnalil, che risiedeva nel convento ed era nella cappella al momento dell’attacco terroristico. Il 10 aprile 2016 il nuovo appello del Papa “per la liberazione di tutte le persone sequestrate in zone di conflitto armato” con un ricordo particolare proprio per padre Uzhunnalil.
Turchia e Medio Oriente – Come rimane ancora avvolto dal mistero l’omicidio di monsignor Luigi Padovese, vescovo cappuccino e vicario apostolico in Anatolia, sgozzato il 3 giugno 2010 dal suo autista, Murat Altun, da tempo affetto da disturbi mentali. L’assassino fu poi condannato a 15 anni di carcere, ma il processo non ha contribuito a fare piena luce sul movente. Padovese aveva denunciato con prudenza e fermezza la situazione problematica per i cristiani del Medio Oriente e aveva chiesto maggiore libertà religiosa per le minoranze, soprattutto a partire dall’omicidio di don Andrea Santoro. Il sacerdote italiano era stato, infatti, assassinato, il 5 febbraio 2006, mentre pregava nella sua chiesa di Trabzon in Turchia. Un giovane entrò nell’edificio sacro gridando “Allah è grande” e sparò due colpi di pistola trafiggendo i polmoni del sacerdote che rimase ucciso. Un anno dopo la sua morte, monsignor Padovese si disse “insoddisfatto e amareggiato” perché non era “stata fatta luce sul movente e sui mandanti del gesto, attribuito solo all’azione di un giovane squilibrato”.
La strage di Boko Haram in Nigeria – Scenario ugualmente inquietante in Nigeria dove negli ultimi anni sono stati numerosi gli attentati kamikaze contro i cristiani. Nel 2012 è Boko Haram, gruppo terroristico islamista nigeriano, a rivendicare gli attacchi a 5 chiese del Nord del Paese con un bilancio di oltre 20 vittime. L’anno precedente, il giorno di Natale, lo stesso gruppo terroristico aveva rivendicato la strage avvenuta nella chiesa cristiana di Madalla, vicino alla capitale nigeriana Abuja, che aveva causato oltre 100 vittime. Nel 2012 ancora attentati contro i cristiani nel Nord-Est del Paese e un kamikaze che si era fatto esplodere davanti a una chiesa nel Nord della Nigeria. Non a caso nel suo ultimo messaggio Urbi et Orbi, Papa Francesco ha ribadito con forza il suo “no al terrorismo, forma cieca ed efferata di violenza che non cessa di spargere sangue innocente in diverse parti del mondo”.