“Con questo concorso selezioneremo i docenti dai quali dipende il futuro del nostro Paese”, aveva detto il ministro Stefania Giannini al momento dell’emanazione del bando. Ecco, l’impressione è che le commissioni stiano selezionando un po’ troppo. Almeno per quanto riguarda il sostegno, sistema di grande valenza sociale che avrebbe bisogno di più insegnanti e sempre più qualificati. Invece dalle Regioni arrivano notizie di tante bocciature, troppe bocciature. Se per i posti comuni è ancora presto per tirare le somme (tante materie sono in fase di correzione), per il sostegno la tagliola è già dimostrata dai numeri: dei 5.766 posti a disposizione, più di mille ne resteranno scoperti. Il concorso non è stato in grado di trovare i vincitori per cui era stato bandito: i candidati erano pochi, e alcuni di quei pochi sono stati anche respinti, forse frettolosamente. Il risultato è che fino al 2019 l’organico di sostegno resterà inferiore al fabbisogno, con un ricorso costante alle supplenze che danneggia soprattutto i ragazzi.
MANCANO ALMENO MILLE VINCITORI – I numeri certificano il fallimento del concorso scuola, almeno per quanto riguarda il sostegno e certe Regioni. Le più colpite dalle “bocciature selvagge” sono Lazio e Piemonte, in particolare alle elementari, dove era stato bandito il maggior numero di posti (3.799 dei quasi 6mila totali). Nel Lazio, ad esempio, c’erano 553 cattedre da coprire e 764 iscritti, ma solo in 416 hanno superato gli scritti. In Piemonte i candidati (333) erano addirittura inferiori ai posti, ma il 61% di loro è stato respinto dalle commissioni: gli ammessi all’orale (solo 130) sono quasi un terzo del necessario. A Torino e dintorni è andata così in tutti i gradi d’istruzione (134 bocciati su 200 e 31 vincitori in meno anche all’infanzia); ma la situazione è la stessa in tutte le regioni del Nord dove già al momento delle iscrizioni ci si era resi conto della penuria di concorrenti. E ancora Sardegna, Friuli, Calabria (dove le percentuali di bocciature arrivano addirittura al 78% alla primaria). Se in partenza si sapeva che 523 cattedre sarebbero andate perse per assenza di candidati, le falle del concorso hanno più che raddoppiato questa cifra: al momento si può già dire che 1.105 posti rimarranno scoperti perché non ci sono vincitori. Quasi un quinto del totale, che di fatto mutila il concorsone. Questo quando mancano ancora i risultati di varie Regioni meridionali. E poi le prove orali: i bocciati (e le cattedre “bruciate”) aumenteranno ulteriormente.
POCHI POSTI GIÀ IN PARTENZA – È un bilancio parziale, che riguarda solo il sostegno, a cui il ministero aveva riservato appena 5.766 cattedre delle 63.712 totali. Ma il copione potrebbe ripetersi anche per i posti comuni (le prime indicazioni non sono incoraggianti). E comunque i numeri del bando aggravano la situazione, invece di migliorarla: già quando il Miur aveva pubblicato il testo, in tanti avevano storto la bocca per i posti a disposizione del sostegno. Pochi rispetto alle attese, di sicuro insufficienti rispetto al fabbisogno: attualmente in Italia ci sono circa 120mila docenti di sostegno per 234mila studenti disabili, in costante crescita negli ultimi anni. Ma il 40% di loro (ben 44.361) è ancora precario, e le troppe supplenze sono il vero tallone d’Achille di un sistema all’avanguardia in Europa: la discontinuità, di per sé negativa per l’offerta formativa, può essere deleteria per i ragazzi portatori di handicap, che hanno bisogno di costruire un rapporto personale di fiducia con i propri insegnanti. Per tanti studenti l’ultimo anno scolastico è stato un’odissea. E il concorso 2016 non cambierà la situazione.
PROBLEMI FINO AL 2019 – È vero che ai quasi 6mila posti messi in palio vanno aggiunti gli altri delle Graduatorie ad Esaurimento, ma complessivamente i neoassunti riusciranno a stento a coprire il turnover. Sul bando ha inciso probabilmente anche la riforma del sistema di sostegno in corso, che prevede una maggiore specializzazione (e forse un vincolo più lungo di permanenza): il Ministero forse aspetta la nuova normativa per stabilizzare più insegnanti. “Di certo così continueremo ad avere un organico di sostegno insufficiente almeno fino al 2019, quando dovrebbe esserci il prossimo concorso”, spiega Marco Di Pirro, coordinatore dell’associazione Tfa sostegno. “Questo non è stato in grado di trovare i vincitori neppure per le poche cattedre messe a disposizione. E il paradosso è che le commissioni hanno bocciato insegnanti già selezionati sulla base del fabbisogno delle scuole: ci sarebbe una cattedra libera ad attenderli, ma resterà scoperta”. E a rimetterci, oltre a docenti qualificati, saranno come sempre i più deboli. Gli studenti disabili, i primi a soffrire della precarietà nel mondo della scuola.