"Colpa di Brexit e banche". L'agenzia si allinea a Fondo Monetario, Bankitalia, Confindustria e Ufficio Parlamentare di bilancio
Fitch taglia la stima di crescita per l’Italia a 0,8% per il 2016 (da 1%) e 1% per il 2017 e 2018 (da 1,3% e 1,1% rispettivamente). Lo si legge nel Global Economic Outlook dell’agenzia di rating, che nota la debolezza delle banche europee mettendola in relazione a Brexit e ai “nodi irrisolti della qualità degli attivi nelle banche italiane”.
Insomma, se mai non fosse stato già chiaro, ora lo è: nel 2016 la possibilità di raggiungere una crescita dell’1,2%, come aveva ipotizzato il governo in aprile prima della Brexit ma anche prima della tempesta che da settimane ormai si sta abbattendo sul sistema bancario, Mps in testa, è un miraggio. La previsione di Fitch arriva dopo Banca d’Italia e Fondo Monetario, oltre a Confindustria e da ultimo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio.
Che l’andamento della crescita sia da rivedere ne è consapevole anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che, alla Camera, ha ribadito che con il Documento di economia e finanza di settembre saranno riviste le stime visti i segnali di rallentamento dovuti alla “debolezza delle economie emergenti e all’incertezza per l’esito del referendum” di Londra.
Gli effetti della Brexit, secondo Fitch, saranno comunque limitati ed è “improbabile”, si legge nel documento dell’agenzia, che possano innescare una “recessione globale”. Quanto all’Italia, le previsioni sono state riviste al ribasso più che nel resto d’Europa perché “le pressioni sul settore bancario potrebbero limitare l’offerta di credito”. In ogni caso un vero e proprio nuovo “credit crunch” (stretta del credito, ndr) non sarebbe alle porte, grazie sia all’ombrello Bce sia alle iniziative del governo che “si stanno evolvendo”.