Una bella casa di amici in Riviera. La brezza della sera. Una buona trattoria di pesce. La prospettiva di una settimana riposante. Ti addormenti profondamente. Pregusti la nuotata dell’indomani, il sole, l’aria dell’Adriatico, la piadina. Ma il risveglio quest’anno è diverso. Ho il corpo pieno di punture, salvo testa, mani e piedi. Così anche mio marito: un centinaio, forse di più. Puntini rossi che prudono. Penso alla zanzara tigre. Ma negli anni passati non sono mai state così aggressive. Forse il Comune non avrà disinfestato? Possibile? Voglio protestare. Mio marito, più saggio, interpella esponenti dell’opposizione: se qualcosa non va, saranno i primi a saperlo. Invece no. Dicono che tutto è stato fatto secondo prassi. Pensiamo che il nostro sia un caso particolare: le zanzare ci lasceranno in pace. Proseguiamo la giornata come se nulla fosse: solo un lieve senso di ansia, e un prurito intenso. Al mare guardo gli altri bagnanti, ma non vedo segni evidenti di punture. Ritorna la sera con la sua dolcezza, la trattoria, la passeggiata sul lungomare. Abbiamo sonno, c’invade la felice spossatezza che solo il mare sa dare. Non avverto ronzii di zanzare: mi dico che gli insetti si acquieteranno.
La mattina dopo tutto è peggiorato. Le punture sono aumentate, i puntolini hanno un alone rosso e una capocchia bianca; mio marito ha chiazze color lampone dappertutto: sta sviluppando un’allergia preoccupante. Sono terrorizzata. Va dal medico: gli somministra Bentelan, prescrive cortisone, antibiotici, antistaminici. La diagnosi: punture d’insetti non identificati. Sono però escluse le vituperate zanzare tigre.
Non c’è tempo da perdere. Carichiamo i bagagli in macchina, e in un’autostrada affollatissima sotto il sole feroce ritorniamo a Bologna dopo tre giorni di “vacanze”. Vedo mio marito pallido e sono inquieta. Non si lamenta: apprezzo il suo understatement. Giunti a casa, supplico il dermatologo di riceverci l’indomani; e chiedo appuntamento a un collega entomologo. Vogliamo capire di che si tratta. La diagnosi è precisa. È il morso di un acaro, dice il dermatologo. Ma quale? L’entomologo svela il mistero: abbiamo subìto un’aggressione di acari dei tarli. “Pyemotes ventricosus” il nome scientifico: sono esseri invisibili, misurano un decimo di millimetro.
Tutto mi si illumina. Da sempre, la bella casa in Riviera è piena di tarli. L’ho detto tante volte ai miei amici, perché si sa che questi animaletti danneggiano i mobili. Ma non sapevo che potessero attirare parassiti così aggressivi: nessuno me l’ha mai insegnato. Quasi tutti abbiamo in casa qualche mobile antico (o anche solo vecchio): ignoravo però che i tarli potessero essere pericolosi per gli umani. Zero nozioni di entomologia, aracnologia e parassitologia. M’informo con conoscenti ed amici: deduco che quasi tutti ignorano il fenomeno. Tranne chi lo ha sperimentato sulla propria pelle. E non sono pochissimi, nella mia cerchia. Nello stesso periodo un collega, che ha dormito in casa di un parente, è stato aggredito dai Pyemotes. Pare che gli inverni miti li rinforzino.
Vorrei saperne di più. E mi piacerà leggere i commenti dei lettori. I docenti di Scienze possono dirmi se nelle nozioni impartite nella scuola secondaria si accenna all’argomento? E i colleghi universitari possono spiegarmi che rapporto intercorre fra dermatologi ed entomologi nei corsi di laurea o di specializzazione? Hanno questi studiosi contatti fra loro? Consulto i cosiddetti “settori scientifico-disciplinari” dell’università. Riscontro AGR/11: corrisponde a Entomologia generale e applicata; VET/06, Parassitologia e malattie parassitarie degli animali. Non vedo Aracnologia, nella quale rientrerebbero i Pyemotes, perché, se ho ben capito, hanno otto zampe. Ripeto: sono ignorante in materia, ma credo che un’esperienza così traumatica non debba capitare ad alcuno.
Falegnami e restauratori saranno avvertitissimi, presumo: non il cittadino comune. Le ditte di disinfestazione esistono. Ce ne sono tante, perché gli insetti sono in crescita, il nostro clima si tropicalizza. Non mi consola che l’entomologo mi dica serafico che gli insetti hanno abitato il pianeta milioni d’anni prima dell’homo sapiens. Vorrei continuare a vivere senza subire i loro attacchi, se possibile. Per farlo devo conoscere il pericolo. So di non potermi avvicinare a un’arnia: è giusto che sappia i pericoli che si nascondono anche in casa, nei mobili. Scuola e Università ci possono dare una mano?