Il porto di Ostia finisce di nuovo sotto sequestro. È il provvedimento emesso dal tribunale di Roma, che stamattina ha spedito gli uomini del comando provincia della Guardia di Finanza a porre i sigilli all’importante scalo laziale e ad alcuni stabilimenti del litorale capitolino.

Sotto sequestro è finito il patrimonio aziendale e le quote societarie di 19 società – di cui 2 di diritto inglese – legate alla gestione del porto turistico di Roma e di alcuni lidi, 531 unità immobiliari, disponibilità finanziarie e altri beni mobili per un valore complessivo di circa 450 milioni di euro. Il decreto della sezione per le Misure di Prevenzione ha colpito Mauro Balini, noto imprenditore romano coinvolto in passato in diverse indagini per associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, emissione di fatture false e riciclaggio, e risultato “contiguo ad ambienti malavitosi operanti sul litorale di Ostia e in costante collegamento con personaggi di notevole spessore criminale“.

Il porto di Ostia era già finito sotto sequestro nel luglio del 2015, quando i finanzieri capitolini avevano arrestato quattro persone, accusati di fare parte di un’associazione criminale che – sempre secondo gli inquirenti –  faceva capo allo stesso Balini, presidente del porto turistico di Roma. Le indagini – aveva spiegato il procuratore aggiunto Nello Rossi in quell’occasione – hanno portato ad individuare un vero e proprio progetto di svuotamento dell’ATI a favore di Balini e di società a lui direttamente riconducibili”.

Per i giudici romani, poi, Balini era “il gestore delle attività economiche e finanziarie facenti capo ad una delle strutture criminali insediate nel territorio di Ostia”. In pratica, “il terminale apparentemente legale” degli interessi criminali.

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