I soldi prestati al siderurgico dovranno essere restituiti entro il 2018 e la Csea è alimentata dai pagamenti di luce e gas. L'autorità per l'energia: "Se il prestito forzoso dovesse prolungarsi, saremo costretti ad alzare gli oneri generali"
I consumatori non fanno a tempo a festeggiare la conferma del Tar della Lombardia di bloccare gli aumenti del costo della luce, che si preannuncia un’altra stangata: il Senato ha approvato definitivamente il decreto salva-Ilva, che, tra le altre cose, prevede un prelievo di 400 milioni dalla Cassa per i servizi energetici e ambientali (Csea) per coprire gli obblighi di rimborso della società siderurgica allo Stato per il 2016. Soldi che verranno restituiti nel 2018 o oltre.
E a pagare il conto potrebbero essere come al solito famiglie e imprese, visto che la Csea è alimentata dalle bollette della luce. L’Autorità per l’energia, il gas e il sistema idrico (Aeegsi), nei giorni scorsi, ha infatti avvisato governo e Parlamento sulla possibilità di nuovi aumenti delle tariffe se il decreto dovesse prolungarsi oltre il termine stabilito dal provvedimento, ossia il 2018. “Se la durata del prestito forzoso dovesse prolungarsi oltre il termine prefigurato dalla norma (2018), l’Autorità si troverebbe costretta ad aumentare le componenti tariffarie relative agli oneri generali, salvo poi riabbassarle una volta restituito il prestito, con evidente danno per i clienti chiamati a versare dette componenti tariffarie”, dice l’Aeggsi in una apposita segnalazione.
Parole che hanno messo in allarme le associazioni del consumatori, nonostante le rassicurazioni del viceministro dello Sviluppo economico, Teresa Bellanova, secondo cui il prelievo “ha natura temporanea” e quindi non ci sarà nessun effetto sulle tariffe. “Il decreto rischia di provocare un aumento delle bollette elettriche di famiglie e imprese. Un fatto gravissimo”, afferma Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori. A muoversi dopo le parole dell’Autorità anche il Parlamento. Il Senato ha infatti accolto un ordine del giorno del Movimento 5 Stelle che chiama il governo a vigilare sull’effetto in tariffa. Si impegna il governo – si legge nell’odg – “a valutare l’opportunità di vigilare sull’attuazione delle disposizioni” contenute nel decreto salva-Ilva, “affinché non ne derivino aumenti delle tariffe delle bollette elettriche per famiglie e imprese e ad attivarsi per adottare ogni opportuna iniziativa”.
La guardia resta quindi alta, anche perché le bollette elettriche sono ormai viste come un vero e proprio bancomat nelle mani del governo da utilizzare per coprire buchi qua e là. E’ la stessa Autorità che nella segnalazione ricorda i tanti altri casi di prelievi dai conti della Cassa da parte dello Stato per scopi che nulla hanno a che fare con l’energia. Come i 135 milioni all’anno previsti dalle finanziarie 2005 e 2006 per la fiscalità generale o i 300 milioni una tantum del decreto Imu 102/13. Prelievi – dice l’Autorità per l’energia – con “ripercussioni negative” che “contribuiscono ad un incremento improprio dei prezzi dell’energia” e mettono a rischio “la capacità di competere sui mercati”.