Diverse inchieste giornalistiche hanno indicato il tycoon come "sempre più dipendente dal flusso di denaro dalla Russia". Una serie di cause legali hanno rivelato finanziamenti da Mosca e Kazakistan per il progetto Trump Soho a Manhattan
“Russia, se mi stai ascoltando, spero tu sia in grado di trovare le 33mila email mancanti”. Donald Trump, come sua abitudine, non usa mezzi termini. Il designato ufficiale dei repubblicani alla Casa Bianca chiede che il governo russo entri nel server usato da Hillary Clinton quand’era segretario di Stato, e ritrovi quelle mail che sarebbero state cancellate per nascondere verità imbarazzanti.
La reazione dei democratici è ovviamente sdegnata. “Clinton non la considera una questione semplicemente politica; la considera una questione di sicurezza nazionale”, spiega Jake Sullivan, consigliere di politica estera della sfidante democratica. Prendono le distanze anche i repubblicani, con accenti altrettanto duri: “Putin è un delinquente che dovrebbe stare fuori delle nostre elezioni”, ha detto lo speaker della Camera, Paul Ryan.
Il nuovo caso è un segnale che questa campagna elettorale sarà cattiva e piena di colpi di scena. Ma è anche, secondo alcuni, una conferma dei legami che esisterebbero tra il magnate repubblicano e Vladimir Putin. Un candidato alla Casa Bianca che chiede a un governo non proprio amico di “smascherare” la sua rivale politica è in effetti un fatto abbastanza insolito; anche per chi ha abituato media e opinione pubblica a prese di posizioni clamorose.
Il tema non riguarda ovviamente semplici, e spesso improvvisate, prese di posizioni politiche. Il tema è quello dell’esistenza di eventuali connessioni, e legami di interesse, tra Trump e il governo russo. Sul tema si sono impegnati molti commentatori, che non sono arrivati a rivelazioni clamorose ma che hanno comunque disegnato un tessuto di rapporti interessanti.
Partiamo dagli aspetti finanziari. Sotto il peso di un debito sempre più largo, Donald Trump negli ultimi anni ha trovato molte difficoltà a trovare aperture di credito presso le banche americane. Secondo alcuni – per esempio un giornalista investigativo, Josh Marshall, che sul tema ha lavorato molto – Trump sarebbe diventato “con gli anni, sempre più dipendente dal flusso di denaro dalla Russia”. Il Washington Post ha scritto che “a partire dagli anni Ottanta, Trump e la sua famiglia hanno compiuto numerosi viaggi di lavoro a Mosca alla ricerca di opportunità di business”. Un sito web, eTurboNews, cita uno dei figli di Trump, Donald Jr., che avrebbe detto: “Abbiamo visto un sacco di denaro arrivare dagli Stati Uniti”.
Sotto la lente di molti osservatori, è finito soprattutto il progetto Trump Soho a Manhattan. Una serie di cause – che alcuni investitori hanno aperto contro Trump per false asserzioni sulla salute finanziaria dell’impresa – hanno rivelato consistenti flussi di denaro in arrivo da Russia e Kazakistan. In particolare, Sal Lauria, un immobiliarista vicino a Trump, avrebbe raccolto almeno 50 milioni di dollari per Trump Soho e altri tre progetti in cui è coinvolto il magnate repubblicano e Bayrock (un’altra società di sviluppo immobiliare). Il denaro sarebbe arrivato da un gruppo con sede in Islanda, FL Group, in cui hanno depositato i loro capitali gli oligarchi russi.
Oltre gli aspetti finanziari, ci sono poi quelli più prettamente politici. Critiche, polemiche, preoccupazione hanno travolto la politica e gli apparati militari americani quando di recente, in un’intervista al New York Times, Trump ha affermato che potrebbe non onorare l’articolo 5 della Nato (quello sulla mutua assistenza militare) e quindi non andare in aiuto di uno degli Stati baltici, dovessero questi subire un attacco da parte della Russia.
C’è poi la questione di Paul Manafort, il chairman della campagna di Trump, l’uomo che ne ha in mano la direzione organizzativa e politica e che per per anni ha lavorato come consigliere politico nell’Europa orientale. In particolare, è stato un collaboratore del presidente ucraino Viktor Yanukovych, cacciato dal potere nel 2014 e vicino al presidente russo Vladimir Putin. Legami nell’area anche per Carter Page, consulente per la politica internazionale di Trump, che ha lavorato in Russia per Merrill Lynch ed è stato uno dei più importanti consulenti internazionali della compagnia energetica Gazprom.