Molti esercenti cinematografici d’Italia preferiranno pure restare chiusi per non rischiare flop o godersi meritate ferie, intanto il carrozzone delle major va avanti e sforna bestioni pasciuti da attese frutto di incessanti promozioni a ciclo annuale e aspettative d’incasso altissime. A sfidarsi al botteghino in questi giorni sono Universal e Warner Bros. Star Trek Beyond è il gioiellino della prima per i 50 anni della fortunata saga spaziale iniziata nel ‘66. Terzo episodio del reboot avviato da J.J. Abrams nel 2009, la regia passa a Justin Lin, quattro Fast and Furious sul curriculum e la spettacolarità in lamiera nel sangue.
La sua resa estetica si concentra molto sull’azione, le battaglie in volo e i corpo a corpo, mentre Abrams riusciva a dare omogeneità narrativa anche tramite paesaggi alieni, relazioni tra i personaggi e soprattutto organicità dell’Enterprise con dei piccoli grandi piani sequenza che adesso cedono il testimone a un montaggio spezzettato di tagli veloci da un reparto all’altro della nave. Visioni diverse, ma Lin per questo zooma su una dimensione più vicina al vecchio stile asciutto della saga. La grande avventura non manca, come il villain che abbatte la nave di Kirk imprigionando i superstiti dell’equipaggio su un pianeta brullo quanto insidioso. Forse abbiamo più maschilismo, stavolta l’arguto tenente Uhura di Zoe Saldana è ridotta quasi a comparsa poiché l’attenzione va più sulla nuova aliena amazzone di Sofia Boutella, ballerina franco-algerina e star in ascesa. Mentre l’omaggio doveroso va a Leonard Nimoy, storico Spock e veterano anche del nuovo corso e al giovane Anton Yelchin, il nuovo Checov, scomparso troppo presto. Al netto di pro e contro resta un discreto film che intrattiene il giusto.
Se con Star Trek la Universal fa centro, con il nuovo capitolo dell’epopea Bourne le lacune non sono colmate tutte dalla generosità di Matt Damon. La sceneggiatura densa e labirintica si snoda intorno ai soliti intrighi internazionali. Tutti pronti a essere sballottati dall’Islanda alla Virginia passando per Afghanistan, Londra e le manifestazioni ateniesi contro il default, il nostro protagonista, ormai appena brizzolato, lo vediamo quasi sempre di spalle, passo svelto e inseguito da qualche agente della Cia. Ci mette lo zampino, anzi il mirino, anche quel killer quasi muto di Vincent Cassel. Peccato inscatolare un attore del genere in un cattivo così semplificato. Damon è muscolare, immerso nel ruolo, determinato a far bene, ma certe volte incupire un personaggio non può ridursi soltanto al negargli le battute.
Al grande gioco del gatto e del topo si uniscono anche Tommy Lee Jones e la new-entry Alicia Vikander, super-agenti funzionali al franchise. La saga va avanti, i romanzi lo permettono, ma il fiato si fa un po’ corto senza vere nuove invenzioni. Si segue anche con passione in certi momenti, ma nel giro delle due ore di giostra-spy-movie si ripete più d’una volta. La convinzione amarognola che lascia questo Jason Bourne sui titoli di coda è che sia stato molto più stimolante girarlo che guardarlo.
All’action a tinte spy e sci-fi la Warner risponde con la commedia soprannaturale entrata nel mito dagli anni ’80. Anche qui l’hype è cresciuto esponenzialmente negli ultimi mesi e finalmente abbiamo visto il girl power targato Ghostbusters. Paul Feig confeziona un’opera astuta quanto spettacolare, magari furba e maliziosa per chi non ci sta a vedere Dan Aykroyd, Bill Murray e soci relegati a comparse. Mette nostalgia il fatto che nel nuovo corso i vecchi Acchiappafantasmi non siano mai esistiti, in compenso si deve ammettere che ci si diverte dall’inizio alla fine. Niente noia, lo spirito goliardico tra zaini protonici e spettri vari è lo stesso di trent’anni fa. New York ha più cicatrici ma è pronta a ridere e spaventarsi ancora. E soprattutto a farsi salvare da quattro eroine un po’ svitate ricalcate perfettamente sui ruoli dei protagonisti originali.
La sorpresa, la bomba girl power è un uomo: l’inaspettatamente comico Chris Hemsworth. Concedendosi una pausa dal suo Thor, qui si scatena come segretario/valletto del tutto svampito. I suoi siparietti con le protagoniste da soli valgono mezzo film, anche se a effetti speciali non siamo messi affatto male. Il nuovo Ghostbusters non delude e già ammicca al franchise. Chissà se il burbero critico interpretato da Murray tornerà nel prossimo episodio in sedia a rotelle. Scommesse aperte per le fan.