Il titolare dell'Interno, davanti a una ventina di parlamentari, ha annunciato il rimpatrio di due marocchini considerati pericolosi per la sicurezza nazionale. Alla comunità islamica italiana: "Basta con gli imam fai da te. Serve tracciabiltà sui finanziamenti alle moschee, dove bisogna arrivare alla preghiera in italiano"
“Sono 102 soggetti evidenziati per radicalizzaione o sostegno ideologico al jihad da me espulsi” dall’Italia dal primo gennaio 2015, “otto erano imam“. A dirlo è Angelino Alfano in un’Aula del Senato deserta, davanti ad appena venti parlamentari. Durante il question time il ministro dell’Interno annuncia che ieri due marocchini ritenuti pericolose per la sicurezza nazionale sono stati raggiunti da un provvedimento di rimpatrio del Viminale. Si tratta di un giovane di 25 anni, denunciato il 12 luglio scorso per aver scaraventato un crocefisso di legno del ‘700 a terra causando la rottura di un braccio, nella chiesa di San Geremia, a Venezia, dove sono anche custodite le spoglie di Santa Lucia. L’altro è un uomo di 67 anni che aveva fatto irruzione in una chiesa a Cles, in Trentino, urlando insulti contro la religione cattolica.
Poi Alfano loda l’efficienza della legislazione italiana in materia di terrorismo, che compensa le falle europee. Perché se è vero che “l’approccio divisivo dell’Europa” indebolisce la guerra contro l’Isis e i suoi lupi solitari, è anche vero – secondo il ministro – che l’Italia può contare su “una legislazione all’avanguardia, che deriva dalle direttive dell’Onu, dell’Unione Europea” e dai principi dell’ordinamento italiano segnato dal contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo. Poi entra nel dettaglio sull’azione di prevenzione e contrasto delle forze dell’ordine. Finora ci sono stati controlli su oltre 160mila persone sospette, 549 arresti, 884 indagati e 2859 perquisizioni su soggetti pericolosi, 346 controlli su navi.
Ma oltre ai controlli e all’azione repressiva, per il ministro è indispensabile la collaborazione con la comunità islamica affinché isoli e segnali le persone che iniziano pericolosi percorsi di radicalizzazione. “Nel rapporto con i musulmani italiani come governo abbiamo adottato una linea che riteniamo giusta e utile: separare sempre chi prega da chi spara”. Per questo “otto imam sono stati espulsi perché noi riconosciamo il diritto alla preghiera, per la nostra Costituzione è un diritto naturale, ma se tu inneggi alla violenza, se fai una predicazione anche antisemita, tu vai fuori perché non è una predicazione ma un inneggiare alla violenza incompatibile con i valori della nostra Costituzione e delle nostre leggi”.
“Altra cosa – dice il titolare del Viminale – è il ragionamento sulle moschee. Stiamo lavorando alla costituzione di un Consiglio per le relazioni con l’islam, con esperti di mondo arabo e islam anche italiani, e abbiamo incontrato i vertici delle comunità musulmane in Italia”. “Dopo che il Consiglio ci ha fatto una proposta – continua – li abbiamo fatti incontrare sotto la mia presidenza al Viminale. Ne è venuta fuori l’ipotesi della realizzazione di un modello italiano di islam, che non significa entrare nella dottrina di fede, ma significa ‘basta imam fai da te‘, stop agli imam che arrivano in Italia avendo avuto una formazione radicale”, quindi “predicazione in italiano e lavoriamo per qualcosa che sia condiviso dalle comunità musulmane al fine di tracciare sempre di più i finanziamenti delle moschee. Anche perché – sottolinea – non conviene far sentire un milione e 600mila musulmani fuori dalla comunità nazionale, cosa che alimenta un clima di odio che è l’humus per atti violenti”.
I nuovi provvedimenti del Viminale arrivano a poche ore di distanza dal rimpatrio dell’imam marocchino di 51 anni (leggi), Mohammed Madad, residente fino a 6 mesi fa in provincia di Reggio Emilia e di recente vicino a Vicenza. L’espulsione è stata decisa per motivi di ordine pubblico e sicurezza, visto che ultimamente i suoi sermoni a Noventa Vicentina avrebbero assunto toni sempre più anti occidentali. Il sospetto degli investigatori è che l’imam potesse agevolare il terrorismo internazionale. Sempre ieri, la polizia di Savona ha arrestato due marocchini e ne hanno denunciato un terzo. Tutti e tre hanno precedenti penali per spaccio di sostanze stupefacenti, lesioni personali e in materia di falso. Secondo gli inquirenti facevano proselitismo per lo Stato islamico (leggi).